Kenya, ordinata la chiusura di due campi profughi: oltre 400mila migranti a rischio

Dopo l’ultimatum del ministro degli Interni, in Kenya centinaia di migliaia di migranti rischiano di veder chiuse le strutture di accoglienza in cui vivono. Ma è ancora tutto da vedere.

Naomi Di Roberto
Naomi Di Roberto
Naomi Di Roberto, classe 1996. Sono una giovane giornalista pubblicista abruzzese, scrivo di temi globali, scienza e geopolitica. Ho una laureata in Lettere, una Magistrale in Editoria e Giornalismo ed un Master in "Comunicazione della scienza/giornalismo scientifico". Nella vita inseguo senza sosta il mio sogno: scrivere.
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È il 23 Marzo 2021. Il Ministro degli Interni del Kenya, Fred Matiang’i, concede all’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) due settimane di tempo per la presentazione di un piano efficace sulla chiusura di due campi profughi: Dadaab e Kakuma. Un “ultimatum” sicuramente inaspettato, specialmente  in un così breve lasso di tempo, dato tramite un tweet in cui viene anche sottolineato che non vi è spazio per ulteriori discussioni.

Il governo, inoltre, non ha fornito alcun motivo in merito alla sua decisione. Secondo quanto riportato da The Guardian, in molti hanno menzionato le discussioni esistenti tra Kenya e Somalia. Discussioni che, ad oggi, hanno portato ad interrompere le relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Questi, inoltre, sono coinvolti in una questione circa la delimitazione marittima nell’Oceano Indiano, questione che, sempre secondo la fonte sopra citata, ha portato la Somalia a deferire il Kenya alla Corte Internazionale di Giustizia.

Kenya, migranti: la risposta dell’UNHCR

“L’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, è grata al popolo e al governo del Kenya per aver ospitato generosamente rifugiati e richiedenti asilo per diversi decenni e riconosce l’impatto che questa generosità ha avuto” dichiara ironicamente in un comunicato proprio l’Agenzia dell’ONU, la cui preoccupazione riguarderebbe in realtà soprattutto la pandemia globale in corso, l’emergenza sanitaria, e l’impatto che questa decisione potrebbe causare negli individui più deboli.

“Esortiamo il governo del Kenya a garantire che qualsiasi decisione consenta di trovare soluzioni adeguate e sostenibili, e che coloro che continuano a necessitare di protezione possano riceverla” continua sempre nel comunicato l’Agenzia delle Nazioni Unite. “L’UNHCR è pronta a sostenere il governo del Kenya nel continuare e rafforzare ulteriormente il lavoro in corso per trovare soluzioni ordinate, sostenibili e rispettose dei diritti dei rifugiati”.

Proprio ieri però, secondo quanto riportato da AlJazeera, il tribunale avrebbe sospeso la chiusura per almeno un mese grazie ad una petizione presentata da un politico locale.

Kenya, migranti: 400mila persone dal destino incerto

kenya

Intanto, sarebbero circa 400mila i profughi dal destino incerto ad oggi in Kenya.

Come detto in precedenza, il Paese circa due settimane fa ha ordinato la chiusura di due campi profughi: quello di Dadaab, vicino il confine con la Somalia, e quello di Kakuma, nel nord-ovest del Kenya. I due campi, insieme, ospiterebbero più di 410.000 individui. Tutti profughi provenienti da una dozzina di Paesi, prevalentemente sud-Sudan, ma anche da Somalia, Etiopia, Tanzania e Burundi.

Tutto torna

Un tentativo che era stato già tentato nel 2016, ma con scarsi risultati. Emesso in termini simili, l’intento era quello di chiudere Dadaab per “motivi di sicurezza” e rimandare migliaia di profughi in Somalia. Il piano venne però bloccato dall’Alta Corte del Paese. Da quanto riporta Ilmanifesto, secondo rapporti di intelligence alcuni attacchi terroristici avvenuti nel 2013 (Westgate), nel 2015 (Garissa University College) e nel 2019 (Dusitd2) avrebbero visto il coinvolgimento proprio di persone che vivevano nei campi. Questi ultimi, riporta la fonte, per il Paese hanno iniziato a rappresentare terreno fertile per i terroristi.

Stiamo parlando infatti di una struttura che, istituita nel 1991, rappresentava il campo di accoglienza più grande del mondo. All’apice della sua operatività, infatti, questo era riuscito ad ospitare anche mezzo milione di persone che fuggivano già allora dalla Somalia.

La dura vita nei campi in Kenya, migranti senza pace

kenya dadaab

In un reportage, vengono raccontati pensieri e paure degli ospiti delle strutture. Ve ne riportiamo alcuni. “Kakuma è diventata una casa per me, dove ho trovato la pace”, spiega Hibo Mohamed, 24enne somalo che vive a Kakuma da 10 anni all’emittente AlJazeera. “Dove andremo? A casa abbiamo ancora un po ‘di insicurezza, ci sono ancora alcuni problemi che le persone devono affrontare, soprattutto i giovani” ricorda David Omot, etiope che dal 2005 vive tra i due campi in questione.

La vita nei campi, a prescindere da tutto, sicuramente non è facile. Abbiamo corruzione, servizi igienico-sanitari scarsi, e di cui conosciamo benissimo l’importanza, soprattutto in una situazione di emergenza come quella in cui ad oggi viviamo. Ma a ciò si aggiungono anche sicurezza, riparo, assistenza umanitaria. Volontari e associazioni umanitarie più volte hanno sottolineato che le ragioni che spingono (o costringono) questo popolazioni a varcare i confini esistono ancora oggi. Come andrà a finire?

Leggi anche: Eurodeputati respinti al confine di Bosnia e Croazia: “Non dovevamo vedere”

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Naomi Di Roberto, classe 1996. Sono una giovane giornalista pubblicista abruzzese, scrivo di temi globali, scienza e geopolitica. Ho una laureata in Lettere, una Magistrale in Editoria e Giornalismo ed un Master in "Comunicazione della scienza/giornalismo scientifico". Nella vita inseguo senza sosta il mio sogno: scrivere.
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