Italia, aumento degli alunni con DSA: “Non sono ragazzi pigri e svogliati”

Cosa sono i DSA e come intervenire sui bambini e ragazzi per poter far fronte ai disturbi specifici di apprendimento.

DSA. L’Italia è al quarto posto in Europa per tasso di abbandono scolastico, con percentuali che toccano il 13% (2020) e con divari importanti di istruzione fra Nord e Sud. Una delle cause più frequenti di questa piaga sociale è la presenza tra la popolazione scolastica di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA).


Negli anni il numero delle diagnosi di DSA ha visto un costante e progressivo incremento negli alunni nelle scuole italiane
. Difficoltà nell’imparare l’alfabeto, lettere che vengono confuse, difficoltà nella scrittura, frequenti errori nella lettura anche di poche frasi, difficoltà nel calcolo e nel ragionamento matematico rendono difficoltoso il percorso scolastico di moltissimi studenti, circa il 4/5 %. In particolare nel Settentrione (7,3%) con un divario maggiore rispetto al Meridione (2,4%).


In Italia la dislessia e gli altri disturbi specifici dell’apprendimento interessano circa 20 mila studenti universitari. A molti di loro vengono negati gli strumenti e le misure compensative che gli spetterebbero di diritto, affaticando il loro percorso di studi e impedendogli di essere pari ai loro colleghi. Una storia emblematica è quella di Agnese, una ragazza di 21 anni, che si è sempre dovuta scontrare con la disinformazione riguardo ai DSA, in particolare nei confronti della discalculia. Le sue prime soddisfazioni sono arrivate all’università.

DSA, in cosa consistono i 4 disturbi specifici dell’apprendimento

I DSA non sono malattie, perché non sono provocati da danni organici né dipendono da deficit neurologici o intellettivi o da problemi psicologici o ambientali. Come sostiene Andrea Novelli, presidente di Aid (Associazione italiana dislessia), si tratta di neuro-diversità, cioè delle diverse modalità di funzionamento delle reti neuronali coinvolte nei processi di lettura, scrittura e calcolo.

Non essendo malattie dai DSA non si deve guarire, ma il tempo e le attività riabilitative permettono una compensazione delle difficoltà. Un ragazzo dislessico può leggere e scrivere, ma deve solo impiegare molte più energie per farlo bene.


I quattro disturbi DSA possono sussistere separatamente o insieme:

  • dislessia si intende un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà nell’imparare a leggere, in particolare nella decifrazione dei segni linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità della lettura
  • disgrafia si intende un disturbo specifico di scrittura che si manifesta in difficoltà nella realizzazione grafica
  • disortografia un disturbo specifico di scrittura che si manifesta in difficoltà nei processi linguistici di transcodifica
  • discalculia un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà negli automatismi del calcolo e dell’elaborazione dei numeri


I Dsa possono comparire insieme oltre che isolatamente, e possono verificarsi insieme a un disturbo dell’attenzione. Gli alunni che frequentano le scuole italiane a cui è stato diagnosticato un disturbo specifico dell’apprendimento sono il 4,9% del totale, una percentuale che a conti fatti corrisponde a 3 milioni circa di persone.

Secondo i dati del MIUR nell’anno scolastico 2018-2019 e pubblicati nel 2020, la dislessia è il disturbo più diffuso, con il 39,6% del totale, seguita dalla disortografia con il 21,5%, discalculia e di disgrafia, rispettivamente con il 20,3% e il 18,6% del totale. Gli alunni con dislessia rappresentano il 3,2% del numero complessivo degli alunni delle scuole primarie e secondarie, quelli con disgrafia l’1,5%, gli alunni con disortografia l’1,7% e gli alunni con discalculia l’1,6%. In Italia gli studenti universitari con dislessia sino circa 20mila.

Dai dati diffusi dal Ministero si rileva che le certificazioni di dislessia sono salite da circa 94 mila a oltre 198 mila, le certificazioni di disgrafia da 30 a 99,8 mila unità. Anche il numero di alunni con disortografia sono aumentati notevolmente, passando da circa 37 a 117,8 mila e gli alunni con discalculia da 33 a 108 mila. Questa ricerca è stata effettuata, come afferma la Federazione dei Logopedisti, per aggiornare le “regole” di intervento, integrando il precedente documento dopo oltre 10 anni.

Tiziana Rossetto, presidente FLI, Federazione dei Logopedisti Italiani, sostiene che sempre meno studenti, bambini e adolescenti, sono in grado di leggere, scrivere ed operare con i numeri in modo fluido e corretto a causa di dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia.


Come spiega Rossetto:

I disturbi del linguaggio spesso precedono o sono concomitanti alla comparsa di un problema dell’apprendimento, si verificano nel 60-70% dei bambini dislessici e sono fra gli elementi che più ne predicono il rischio.

C’è continuità fra lo sviluppo del linguaggio parlato, scritto e letto: i bimbi con DSA sono spesso meno veloci dei coetanei nel denominare rapidamente gli oggetti comuni, comporre o riconoscere rime, mettere insieme o separare i suoni della lingua italiana, acquisire elementi del linguaggio automatico come i mesi dell’anno o i giorni della settimana.

Per quanto riguarda le rilevazioni territoriali vi è una persistente discrepanza tra le varie macro-aree del Paese.
-Al Nord Italia: 7,3% di certificazioni per DSA conclamati rilasciate agli alunni nel Nord Ovest
-A fronte di solo 2,4% certificazioni emesse nel Mezzogiorno, in Regioni come Campania e Calabria le certificazioni si attestano intorno al 1,5% della popolazione scolastica


In 3 aeree del Paese la quota degli alunni con DSA supera la media nazionale del 4,9%
. Si tratta dell’Italia nord occidentale (7,3%), nord-orientale (5,7%) e centrale (5,9%). Nel Mezzogiorno la percentuale risulta molto inferiore (2,4% medio), dato che scende sotto il 2% nelle primarie meridionali.


Sono dati preoccupanti su cui bisogna riflettere con l’obiettivo di sviluppare un percorso volto a ridurre questa eccessiva disomogeneità, che dimostra una difficoltà di presa in carico da parte dei servizi sanitari a livello territoriale e una sensibilità alla dislessia ancora troppo scarsa da parte della scuola.

dsa

DSA, come intervenire per migliorare le prestazioni

Innanzitutto la diagnosi dei disturbi specifici dell’apprendimento si fa dopo la fine della seconda elementare. Mentre alla fine della prima elementare, gli indicatori più frequenti sono:

  • difficoltà nella lettura (lenta decifrazione delle singole lettere, incertezza nell’utilizzo delle sillabe, scarso controllo del significato delle parole)
  • difficoltà nella scrittura (scarsa autonomia nella scrittura delle parole, sostituzioni o cancellazioni di lettere, difficoltà nell’atto della scrittura)
  • difficoltà nell’uso dei numeri (errori nel conteggio da 0 a 20, errori nel passaggio dalla pronuncia alla scrittura dei numeri da 0 a 20, difficoltà nel calcolo a mente entro il 10)

Afferma Andrea Novelli, presidente di Aid:

I disturbi specifici dell’apprendimento hanno un impatto sul percorso scolastico e lavorativo di milioni di persone, che possono compensare le proprie difficoltà attraverso strategie e strumenti adeguati al proprio stile di apprendimento.

Grazie ai contributi della ricerca scientifica e all’applicazione di strategie didattiche inclusive, negli ultimi decenni sono stati fatti importanti progressi nella gestione dei Dsa.

Però Bisogna continuare nell’azione di divulgazione per consentire alle persone con queste neuro-diversità di far emergere a pieno il proprio potenziale.

Cosa fa un genitore quando si trova davanti a un bambino con DSA?

dsa


Quando un genitore o un insegnante sospetta di trovarsi di fronte ad un bambino dislessico, qualunque sia l’età dell’alunno, è importante che venga fatta una valutazione diagnostica. La diagnosi spetta a specialisti esperti che usano specifici test.


Dal 3 al 9 ottobre si è tenuta la settima edizione della Settimana nazionale della Dislessia, organizzata da Aid Associazione Italiana Dislessia in concomitanza con la European Dyslexia Awareness Week, promossa dalla European Dyslexia Association (Eda). Un appuntamento consolidato per diffondere consapevolezza sulla dislessia e su tutti altri Disturbi Specifici dell’Apprendimento.


In Italia questo disturbo, la cui diagnosi si basa su valutazioni intellettive, educative, della fluenza fonemica, del linguaggio, mediche e psicologiche, interessa all’incirca 20 mila studenti universitari con dislessia o altri disturbi specifici dell’apprendimento. 


Su queste basi AID ha lanciato una petizione su change.org chiedendo al Governo di approvare una legge che garantisca pari diritti e opportunità agli studenti universitari con DSA.

Ad oggi a livello normativo si ci riferisce alla legge 8 ottobre 2010, n. 170 che riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, denominati “DSA”.  

Questa legge, riconosce la dislessia, la disortografia, la disgrafia e la discalculia come Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), assegnando al sistema nazionale di istruzione e agli atenei il compito di individuare le forme didattiche e le modalità di valutazione più adeguate per far in modo che alunni e studenti con DSA possano raggiungere il successo formativo. Per gli studenti con DSA un documento di programmazione personalizzato (il PDP) è obbligatorio.

Leggi anche: Emanuel Cosmin Stoica: “Ho sconfitto i pregiudizi sulla disabilità con l’ironia”

La storia di Agnese: “Dopo anni di bullismo e pregiudizi, ho preso il mio primo 30 e fra qualche mese mi laureo”

Agnese, una ragazza di 21 anni ha raccontato così la sua storia di difficoltà e determinazione, che ha portato alla risoluzione del problema e a un grande traguardo:

A differenza della maggior parte delle persone con DSA, ho ricevuto la diagnosi molto tardi e precisamente il giorno del mio diciottesimo compleanno. Il mio percorso scolastico è stato molto travagliato.

Fin dai primi anni delle elementari le mie maestre hanno riscontrato in me gravi problemi di calcolo e quando sono arrivate le grandi nemiche di tutti i discalculici e dislessici, ovvero le famigerate tabelline, le cose sono degenerate.

Sono rimasta molto più indietro dei miei compagni ed etichettata dalle mie insegnanti, e di conseguenza anche dai miei genitori, come la classica bambina svogliata e pigra che non aveva voglia di studiare (nonostante io eccellessi nelle materie umanistiche). Esclusa dai miei compagni, divenni anche vittima di bullismo.

Insomma, il mio percorso alle elementari è stato estremamente travagliato e non appena terminai l’esame di quinta elementare fui ben felice di lasciare quella scuola e non mi sono mai voltata indietro. Purtroppo anche alle medie ebbi grandi difficoltà e oltre a quelle “classiche” in matematica e geometria, si aggiunse quella in inglese. 

Fu proprio la mia professoressa di inglese la prima a intuire qualcosa: di fatto ai colloqui chiese a mia madre se io fossi dislessica.

Tuttavia mia madre non prese molto seriamente la cosa e conclusi anche il mio percorso alle medie (sempre con l’etichetta di ragazza che non ha voglia di studiare).

Decisi di frequentare un Liceo Psicopedagogico, perché speravo che almeno lì nessuno mi giudicasse. Nonostante ci fosse davvero poca matematica avevo grandissime difficoltà e, nonostante andassi a ripetizioni e studiassi con impegno, facevo veramente fatica ad arrivare alla sufficienza. Vivevo queste mie difficoltà con molta angoscia.

Pensavo di essere stupida, mi ritenevo ritardata e mi limitavo a valutare il mio valore in base ai voti scolastici. Ero estremamente infelice.

I miei genitori mi mandarono da una psicologa la quale consigliò di farmi fare i test e così arrivò la diagnosi.

Finalmente potevo ricorrere a degli ausili durante i compiti in classe, ma le difficoltà non erano finite.

Dovetti infatti scontrarmi con l’avversione del mio professore di matematica, il quale non ha mai preso sul serio la diagnosi tanto è vero che non ha nemmeno avvertito della problematica la commissione d’esame durante la Maturità e così mi sono dovuta trovare a spiegare alla professoressa esterna, nel pieno svolgimento della terza prova, che non stavo copiando e che avevo il pieno diritto di poter consultare alcune tabelle (ovviamente tutto ciò di fronte ai miei compagni di classe attoniti).

Insomma mi sono sempre dovuta scontrare con la disinformazione che c’è riguardo ai DSA e in particolare nei confronti della discalculia, ma le soddisfazioni sono arrivate anche per me che al mio primissimo esame all’Università ho preso un meritatissimo 30 e che fra qualche mese mi laureo.

di Francesca Russo

[adning id="39972"]