Israele-Hamas, 5 libri per educare alla pace e capire il conflitto

Il conflitto israelo-palestinese affonda le sue radici in cent'anni di storia. A volte non basta soltanto aggiornarsi con le ultime notizie, ma serve scavare tra le pieghe della storia. Ecco 5 libri per riannodare i fili del passato e fare chiarezza.

Rosarianna Romano
Rosarianna Romano
Rosarianna Romano, classe 1997. Formazione umanistica e interessi eclettici, sedotta dall'arte e dalla storia contemporanea, ama leggere i libri e la realtà. Nata in Puglia e bolognese d'adozione.

Israele-Hamas: è il 21esimo giorno di guerra: sono oltre 7.300 i morti palestinesi, secondo Hamas: 1.400 quelli gli israeliani, 229 gli ostaggi a Gaza. Questi non sono soltanto numeri, dati che quotidianamente leggiamo sui giornali o sentiamo in televisione. Ma sono persone, uomini e donne che si sono spenti all’improvviso. Vediamo le radici nella storia di questa guerra.

Da un lato la notizia, dall’altra il peso di questo passato che incombe sul presente, ma non sempre si fa sentire. La notizia fugge, nella sua intrinseca natura effimera. L’approfondimento resta.

È per questo che, per capire le corde che annodano questo conflitto, bisogna andare indietro nel tempo e cercare le risposte non soltanto nell’ultim’ora, ma anche tra le pagine dei libri, dai saggi ai romanzi. Eccone 5, per orientare il lettore a una conoscenza consapevole, l’unica arma contro disinformazione e propaganda.

1. James L. Gelvin, Il conflitto tra Israele e Palestina

Il saggio di James L. Gelvin, Il conflitto israelo-palestinese, copre cent’anni di storia. Il conflitto tra israeliani e palestinesi, e rispettivi progenitori, dura da oltre cent’anni. James Gelvin ne offre una ricostruzione storica completa e aggiornata al 2006, partendo dalla metà dell’Ottocento, quando gli abitanti della Palestina ottomana e gli ebrei dell’Europa orientale cominciarono a definirsi come “comunità nazionali” e in breve diedero origine a due movimenti nazionalisti contrapposti, che rivendicano ancora oggi la proprietà di una stessa terra.

Dalla nascita dello Stato d’Israele in poi, il susseguirsi di guerre, sommosse, occupazioni e attentati che hanno insanguinato quei territori ha polarizzato l’attenzione internazionale, conferendo alla vicenda un’impronta di unicità.

Gelvin analizza le interazioni tra le due comunità che si contendono la Palestina: i reciproci miti nazionali, le logiche interne che hanno innescato il conflitto, le condizioni storiche e le pressioni esterne che ne hanno influenzato lo svolgimento, il coinvolgimento degli Stati arabi e delle altre potenze straniere, i negoziati di pace, fino al recente “disimpegno” da Gaza, in uno scenario da incubo di cui è difficile immaginare la fine.

Leggi anche: Nelle mani di chi è la pace in Palestina? Chi può donare dignità? Lo spiega Michela Mercuri

2. Cemil Aydin, L’idea di mondo musulmano

Il libro di Cemil Aydin, L’idea di mondo musulmano, è necessario per avere un quadro d’insieme al contesto e comprendere meglio la definizione di “mondo musulmano”: ritenere che un miliardo e mezzo di musulmani costituisca un’unica entità politico-religiosa comporta un grave fraintendimento storico. Ma come nacque questa convinzione e perché è così diffusa? L’idea di mondo musulmano individua le origini intellettuali di una nozione errata e ne spiega la persistente fascinazione esercitata sia sui musulmani sia sui non musulmani.

Concepita come antitesi alla civiltà cristiana occidentale, l’idea di mondo musulmano comparve verso la fine del XIX secolo, allorché gli imperi europei dominavano su gran parte di quelle popolazioni. Fin dall’inizio alla sua base vi furono le teorie della supremazia bianca, ma gli stessi musulmani contribuirono alla sua definizione. Aydin evidenzia il ruolo giocato dagli intellettuali musulmani nell’immaginare e delineare una società panislamica idealizzata, che confutasse le tesi dell’inferiorità razziale e di civiltà rispetto all’Occidente.

Dopo aver svolto un ruolo fondamentale nella politica del Califfato ottomano, questa concezione sopravvisse alla decolonizzazione e alla Guerra Fredda, acquisendo un rinnovato vigore alla fine del XX secolo. L’idea di mondo musulmano, centrale sia per le ideologie islamofobe sia per quelle panislamiche, continua a stringere l’immaginario globale in una morsa che sarà necessario allentare, al fine di avviare un confronto più proficuo riguardo alla politica del mondo e delle società contemporanee.

3. Edward W. Said, La questione palestinese

Molti sono i collegamenti e le affinità tra la storia degli arabi e quella dei palestinesi, così come si sono definiti nel secolo scorso. Ma l’incontro traumatico con l’occupazione israeliana ha reso unica la storia dei palestinesi. L’unicità di questa storia e di questo popolo, con le sue vite vissute, le sue tante sofferenze e le sue profonde aspirazioni, è messa a fuoco e analizzata in La questione palestinese.

La storia nazionale palestinese testimonia uno scontro perdente tra un’ambiziosa ideologia, fondamentalmente europea, e l’incapacità di convincere l’Occidente della giustezza della causa anticolonialista araba.

Eppure, nonostante questo tragico fallimento, nonostante i palestinesi siano stati dispersi, frazionati, espropriati dei loro territori, essi hanno saputo sviluppare una sorprendente capacità di resistenza e, soprattutto, dare vita alla loro specifica identità di popolo.

A partire dalla realtà storica del suo popolo, Edward W. Said in questo libro mette crudamente alla prova l’infondatezza delle gabbie interpretative già criticate in Orientalismo, fornendo la definizione più esauriente e illuminante della questione palestinese.

4. Mahmud Darwish, Una trilogia palestinese

La prima raccolta dei tre testi in prosa del poeta Mahmud Darwish. Per capirla addentriamoci attraverso il racconto di Elias Sanbar:

Darwish non era ambasciatore del suo paese, ma un poeta slegato dalla nazionalità e dal passaporto.

Certamente la Palestina era il suo humus, la terra dove affondava le radici: la sua flora e la sua fauna, la sua musica e le sue nuvole, ma tutto questo non doveva essere il suo limite.

Se parla di terra, quella terra è proprio la sua terra. Non si è mai impantanato nelle chiavi di lettura che davano della sua opera.

Diario di ordinaria tristezza” (1973) ripercorre il tempo che precede la scelta dell’esilio, gli arresti domiciliari, gli interrogatori degli ufficiali israeliani, il carcere, e chiude la fase più drasticamente militante del poeta. “Memoria per l’oblio” (1987) evoca l’invasione israeliana di Beirut nell’agosto del 1982. “In presenza d’assenza” (2006) è una riflessione sull’esperienza poetica e sulla lingua. Una sorta di testamento, che coincide con l’addio dello struggente poema “Il giocatore d’azzardo” (2009), che chiude questo volume.

Israele-Hamas, 5 libri per capire il conflitto

5. Susan Abulhawa, Ogni mattina a Jenin

Un romanzo struggente che può fare per la Palestina ciò che il Cacciatore di aquiloni ha fatto per l’Afghanistan. Racconta con sensibilità e pacatezza la storia di quattro generazioni di palestinesi costretti a lasciare la propria terra dopo la nascita dello stato di Israele e a vivere la triste condizione di “senza patria”. Attraverso la voce di Amal, la brillante nipotina del patriarca della famiglia Abulheja, viviamo l’abbandono della casa dei suoi antenati di ‘Ain Hod, nel 1948, per il campo profughi di Jenin.

Assistiamo alle drammatiche vicende dei suoi due fratelli, costretti a diventare nemici: il primo rapito da neonato e diventato un soldato israeliano, il secondo che invece consacra la sua esistenza alla causa palestinese. E, in parallelo, si snoda la storia di Amal: l’infanzia, gli amori, i lutti, il matrimonio, la maternità e, infine, il suo bisogno di condividere questa storia con la figlia, per preservare il suo più grande amore.

La storia della Palestina, intrecciata alle vicende di una famiglia che diventa simbolo delle famiglie palestinesi, si snoda nell’arco di quasi sessant’anni, attraverso gli episodi che hanno segnato la nascita di uno stato e la fine di un altro. In primo piano c’è la tragedia dell’esilio, la guerra, la perdita della terra e degli affetti, la vita nei campi profughi, condannati a sopravvivere in attesa di una svolta. L’autrice non cerca i colpevoli tra gli israeliani, racconta la storia di tante vittime capaci di andare avanti solo grazie all’amore.

Rosarianna Romano
Rosarianna Romano
Rosarianna Romano, classe 1997. Formazione umanistica e interessi eclettici, sedotta dall'arte e dalla storia contemporanea, ama leggere i libri e la realtà. Nata in Puglia e bolognese d'adozione.
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