Intercettazioni, perché se ne parla: i favorevoli e contrari alla riforma

Si è tornato a discutere di intercettazioni. Da parte del ministro della Giustizia vi è l’intenzione di realizzare una riforma che ne limiti il suo utilizzo. Vediamo chi è a favore e chi contro.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Alla luce della cattura di Matteo Messina Denaro la politica è tornata a discutere di intercettazioni, in particolare dopo le esternazioni del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, il quale ha dichiarato di non voler fare “riforme che toccheranno le intercettazioni su mafia e terrorismo”, specificando anche che spesso i mafiosi non utilizzano questo canale di comunicazione.

Il ministro ha poi sottolineato che ridefinirne l’abuso rappresenta un punto fermo del programma di Governo.

Intercettazioni: quanto sono importanti

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Le intercettazioni rappresentano un tema imprescindibile nelle indagini di mafia, come confermato dal presidente del Consiglio. Dopo l’arresto di Messina Denaro Giorgia Meloni ha dichiarato:

Le intercettazioni, per come sono utilizzate per i procedimenti di mafia, sono fondamentali.

Cambiamenti, se avverranno, non riguarderanno questa tipologia di reati.

Un mese fa, già nell’affrontare questo tema, Nordio aveva sollevato un’ulteriore questione alla Commissione Giustizia del Senato riguardo al fenomeno della diffusione non autorizzata alla stampa. Occorre per questo, suggeriva il ministro, una revisione delle norme perché “la loro diffusione, talvolta selezionata e magari pilotata, costituisce uno strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica”.

Riforma intercettazioni: chi sono i contrari

Vari magistrati però si son detti contrari alle riforme preannunciate da Nordio. La critica principale che gli viene mossa è che spesso le intercettazioni fatte per reati minori spesso sono servite anche per indagini più grandi. Come dichiarato dal sostituto procuratore antimafia, Antonello Ardituro, il quale intervenendo a un convegno dell’Università LUMSA, a Roma, ha detto:

Le intercettazioni sono uno strumento investigativo che va utilizzato a trecentosessanta gradi.

Oggi confinarle solo ai reati di mafia e di terrorismo significa lasciar cadere tutto un pezzo della repressione criminale che è una parte interna e intima della criminalità organizzata di tipo mafioso.

Della stessa opinione anche il procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, per il quale escludere le intercettazioni dalle indagini sulla corruzione sarebbero un serio danno. In un’intervista a Repubblica ha così commentato:

Una parte non secondaria delle conoscenze che costruiamo quotidianamente sulle mafie nascono da indagini su più rilevanti fenomeni di corruzione e di frode fiscale.

Cosa ne pensano le altre fazioni politiche?

In definitiva per i magistrati eventuali riforme sulle intercettazioni non sono necessarie e rientrerebbe nell’abuso di potere da parte del ministro.

Quest’ultimo invece ritiene che se ne faccia un abuso e sia necessario intervenire. Su questo piano ha l’appoggio anche di una parte dell’opposizione, quella costituita dal Terzo polo di Azione e Italia Viva. A bocciare la riforma, invece, sono il Partito democratico e il Movimento Cinque Stelle.

Le intercettazioni inoltre non vanno intese solo telefoniche ma anche quelle fatte in rete o attraverso l’uso dei noti “trojan”, virus che riescono a introdursi in uno smartphone e avere accesso ai suoi contenuti.

Leggi anche: Corleone: bene confiscato alla mafia diventa sede dell’Associazione carabinieri

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