Corleone: bene confiscato alla mafia diventa sede dell’Associazione carabinieri

A Corleone, in provincia di Palermo, un bene confiscato alla mafia è stato rivalutato. Vediamo da dove nasce quest'esigenza.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Nel pomeriggio, alle 19, sarà inaugurata a Corleone, comune dell’entroterra siciliano in provincia di Palermo noto per la sua associazione con la mafia, la sede della sezione locale dell’Associazione nazionale carabinieri (Anc).

Oggi, giornata storica per l’arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro, l’inaugurazione assume un significato ancor più forte, e porta a ben sperare anche per il futuro. Dal 1996, anno in cui sono state raccolte le prime firme a sostegno di una legge per l’uso sociale dei beni confiscati, sono stati riutilizzati svariati beni.

Bene confiscato alla mafia diventa spazio per la sezione Anc

Un bene confiscato alla mafia e in un territorio storicamente connotato dalla presenza della criminalità mafiosa, diventa uno spazio adibito per l’Associazione nazionale carabinieri. I locali, in via Salvatore Aldisio 54 a Corleone, saranno intitolati al tenente colonnello Giuseppe Russo, medaglia d’oro al valor civile.

Inoltre, durante l’inaugurazione, sarà piantata nel giardino antistante la struttura una talea dell’albero Falcone.

Campi di impegno e formazione nell’Alto Belice Corleonese

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Quella di oggi si inserisce in un percorso virtuoso di rivalutazione, promozione e riutilizzo sociale dei beni confiscati alla mafia. Dal 29 agosto, infatti, al 4 settembre, diversi giovani e meno giovani provenienti da tutta Italia, dopo due anni di pausa forzata a causa della pandemia, hanno partecipato a dei campi di impegno e formazione sui beni confiscati alle mafie nell’Alto Belice.

Il progetto è stato promosso dall’associazione Libera in collaborazione con la Cgil e lo Spi Cgil Palermo. A prendere parte all’iniziativa sono stati 12 campisti, ospitati pressoi la cooperativa Pio La Torre – Libera Terra presso l’Agriturismo Terre, bene confiscato alla mafia in contrada Drago, distante sette chilometri da Corleone. Ecco quanto dichiarato da Francesco Citarda, responsabile del campo, in riferimento all’aspetto positivo di questa iniziativa, come riportato da il Giornale del Mediterraneo:

Vogliamo che i partecipanti tocchino con mano e vedano con i propri occhi quali sono i benefici concreti che il riutilizzo sociale dei beni confiscati può comportare per il territorio e la comunità.

Vogliamo che comprendano che i Corleonesi sono un popolo, non una cosca mafiosa.

Un popolo che ha sempre lottato contro la mafia rivendicando diritti. Gli stessi diritti, in primis il lavoro, che Libera Terra vuole generare grazie al riutilizzo sociale dei beni confiscati.

Leggi anche: Chi è Matteo Messina Denaro, il boss mafioso arrestato oggi dopo 30 anni di latitanza

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