L’intelligenza artificiale avrà finalmente il suo codice etico? Ci sta lavorando un filosofo italiano

L'intelligenza artificiale può vivere in un contesto etico? È quello che sta dimostrando il filosofo italiano che lavora a Yale, Luciano Floridi con il suo team di ricerca.

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Tra le rivoluzioni che hanno cambiato il 2023 una delle più importanti è stata, indubbiamente, l’intelligenza artificiale. Tema amato, caldamente discusso e, per alcuni, molto controverso, non si può negare che l’AI abbia trasformato radicalmente le nostre vite.

E a Yale, nel nuovo Digital Ethics che ora si trova nelle mani del filosofo Luciano Floridi, come riporta il “Corriere della Sera”, si cerca di soddisfare proprio quest’obiettivo: comprendere al meglio le potenzialità dell’intelligenza artificiale sempre nel nome e nel rispetto dell’etica. Cosa afferma più nello specifico il filosofo Floridi?

Perché Luciano Floridi ha deciso di investire sull’etica delle tecnologia negli USA?

Luciano Floridi ha vissuto per 35 anni in Gran Bretagna, insegnando filosofia ed etica dell’informazione, ma ora ha deciso di trasferirsi negli Stati Uniti per un motivo ben preciso: “Qui siamo pronti a rischiare, investendo energie su una nuova idea, perché, talvolta, invece, mi sono imbattuto in parecchio scetticismo”. Continua:

Ho amato e amo moltissimo l’Inghilterra, ho fatto una scelta culturale.

Ma dopo la Brexit tutto è cambiato ed è diventato più complicato, soprattutto in ambito lavorativo.

In America, invece, ho trovato le porte aperte.

Certo, anche negli USA ci sono problemi di burocrazia universitaria, ma è tutto più lineare.

Ci sono moltissime risorse per la ricerca, ed è più semplice anche l’organizzazione di tutto il lavoro da effettuare in team.

Come può l’intelligenza artificiale influenzare la politica?

intelligenza artificiale, robot contro umana giocano a scacchi

Il filosofo Luciano Floridi spiega anche che grazie all’intelligenza artificiale può svolgere un ruolo cruciale anche nell’ambito della politica: “Se andiamo oltre il dato tecnico dei prodotti delle imprese digitali e siamo in grado di sfruttare al meglio tutte le potenzialità che oggi ci offre e ci può offrire l’innovazione, possiamo dare vita a un cambiamento culturale che può, poi, diventare anche cambiamento politico“.

Ma come sta cambiando Yale grazie all’esperienza di Floridi? Il Digital Ethics ha già dato il via a due ricerche. Come conferma lo stesso filosofo, la prima riguarda la gestione dei dati di una democrazia:

Abbiamo sviluppato un programma che sfrutta l’AI a sostegno della gestione di una democrazia a base di partiti, per garantire una maggiore trasparenza e fruibilità delle informazione.

Nel dettaglio, i partiti usano da sempre i dati per fare politica, ma un conto è raccoglierli e poi utilizzarli come si fa e come si è sempre fatto, ma un altro conto è avere una disponibilità infinita di informazioni da vagliare con sistemi di machine learning.

L’altra ricerca che sta portando avanti Yale si concentra sempre sul sistema di voto, ma scava ancora più a fondo:

Il nostro secondo lavoro riguarda i meccanismi di esclusione dal voto.

Molti gruppi sociali che non si recano alle urne per limiti culturali, perché vivono lontani dai seggi o perché aperte solo nei giorni feriali.

Il voto diventa, allora, per alcuni un lusso.

Studiamo i dati, cercando di intercettare nuovi bisogni che prima della rivoluzione tecnologica non esistevano e non sapevamo di avere.

I mutamenti profondi vanno analizzati su lungo periodo.

Leggi anche: Ermal Meta: “Le canzoni fatte con l’intelligenza artificiale non sono musica, anche l’errore è arte”

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