Ilaria Salis, le nuove pagine di diario: “Scrivo delle lettere, sperando che arrivino in Italia”

Ilaria Salis scrive dal carcere: "Spero che un giorno le mie lettere possano arrivare in Italia e che i miei genitori possano leggerle. Adesso non posso nemmeno più parlare con loro".

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Ilaria Salis scrive dal carcere a più di un anno dal suo arresto, avvenuto l’11 febbraio 2023. Parla delle sue giornate in cella, dei primi quasi 30 giorni di prigionia, gli spostamenti, cosa accade in questura, e si rivolge direttamente a sua mamma, con cui è ormai impossibilitata a parlare. Ilaria Salis, però, affida i suoi pensieri alla scrittura nelle nuove pagine di diario consegnate dall’Ambasciata italiani ai cari della 39enne monzese, pubblicate da “Repubblica” in collaborazione con il TG3.

Ecco cosa recitano le prime righe del diario della detenuta: “Cara mamma, Gyorskocsi Utca. Cella 615. Primi di marzo 2023 Dalla bocca di lupo scorgo alcune guglie e immagino che si tratti di una cattedrale. In seguito scoprirò che in realtà è il Parlamento. Del resto ho trascorso qui a Budapest appena qualche manciata di ore prima di ritrovarmi in manette e della città non so praticamente nulla […] Tutte le mattine vedo uno spettacolo straordinario che purtroppo non vedrò mai più dalle celle successive”.

Lo sport, dichiara Ilaria Salis, è il suo unico passatempo: “Non ho neanche un libro. Scendere all’aria aperta è sempre un’esperienza forte. Lì hai davvero la sensazione di essere in prigione. A camminare in su e in giù come una tigre in gabbia, in uno spazio delimitato sui lati da grigio lamiere, sovrastato da una rete che scompone la vista del cielo e rotoli di filo spinato lungo il perimetro in alto”.

Cosa racconta Ilaria Salis nelle nuove pagine di diario?

Ilaria Salis racconta, nelle pagine di diario, fatti che risalgono al marzo dello scorso anno, ma sono pervenute alla sua famiglia solamente ora, grazie all’intervento dell’Ambasciata italiana in Ungheria.

La 39enne spiega come l’ora d’aria a volte sia a volte piacevole quanto dolorosa, ma è l’unico momento in cui riesce “a vedere le altre detenute”, con cui non riesce spesso a comunicare: “Con alcune riesco a parlare in qualche idioma più o meno noto. Le altre mi scrutano a distanza come se fossi una creatura strana. Forse per gli stivali bizzarri che indosso, forse perché i media locali mi hanno trasformato in un mostro sbattuto in prima pagina […] o forse semplicemente perché sono straniera aspetto con impazienza i tanto desiderati contatti con le persone care in Italia”.

Ilaria Salis si augura, infatti, che le lettere da essa stessa scritte possano raggiungere il nostro Paese:Scrivo lunghe lettere, immaginando che un giorno non lontano potrò spedirle. Non vedo l’ora! Appena potrò comunicare sarà tutto più facile… Per combattere la noia ogni tanto gioco con la fantasia, come fanno i bambini. La mia fervida immaginazione talvolta inventa epiloghi rocambolesche per quella che al momento considero alla stregua di una strana disavventura”.

In prima persona è convinta che le sue memorie sarebbero giunte in Italia molto tempo dopo averle scritte: “Un anno dopo sarò ancora sepolta nel profondo di questo Tartaro e spero di spedire quelle lettere, dato che per lunghi mesi non avuto la possibilità di farlo”.

Cosa è successo il 7 marzo 2023?

Ilaria Salis racconta un episodio specifico che ha avuto luogo il 7 marzo 2023: “La porta si apre e dicono “Police” […] Non capisco cosa succede, devo uscire dal carcere? Dove mi portano? E soprattutto perché? Mi dicono che tra qualche ora sarò di ritorno in prigione. Sono di nuovo nelle mani della polizia di Questura. Hanno parcheggiato la volante fuori dal carcere e pochi passi appoggio i piedi per strada”.

La professoressa 39enne assaggia per un attimo il sapore della libertà perduta: “Tira una frizzante aria primaverile il sole splende. Viaggio in macchina e il mio sguardo è avido di spazi aperti e di un mondo che si offre alla vista nella sua interezza, non sezionato da sbarre o reticolati. Oltrepassiamo il fiume e così scopro che la prigione si trova a Buda, mentre la questura si trova a Pest. Sono chiusa a Gyorskocsi da 21 giorni esatti e la libertà, la vita normale, il mondo esterno sono realtà ancora vicine e vive”.

Subito dopo torna in carcere. Continua ancora Ilaria Salis: “In preda a umori altalenanti, sono dilaniata dal profumo di libertà che mi ha accarezzato poche ore prima, mentre il mio corpo è costretto in quel Tartaro“.

Cosa racconta Ilaria Salis il 9 e il 10 marzo?

Durante il suo 26esimo giorno di prigionia la 39enne monzese rivela di aver ricevuto un telefono e di aver pianto: “Finalmente ricevo il magico telefono verde! Faccio due chiamate brevi perché purtroppo ho pochi soldi […] Parlare nella mia lingua, ascoltare voci affettuose e percepire la vicinanza delle persone scatena in me emozioni devastanti. Qualcosa esplode il mio petto e per la prima volta le mie guance sono rigate da calde lacrime”.

Il giorno successivo, invece, il 10 marzo a Ilaria Salis viene consegnato un plico di documenti in una “lingua aliena” ― l’ungherese ― in cui le viene riferito che dovrà restare in prigione e non potrà più avere contatti con nessuno, nemmeno con i suoi genitori: “Dicono che il mio arresto sarà rinnovato. […] Quando il giudice aveva detto che ci metteva in prigione per un mese, io avevo capito che era un mese e basta, non che si poteva rinnovare. Ricevo anche la notizia che tutti i miei contatti sono vietati, bloccati per ordine della Procura Generale di Budapest capitale. TUTTI. In pratica non posso parlare neanche con mia madre”.

Infine, Ilaria Salis esprime tutta la sua preoccupazione per i suoi cari e per la sua condizione: Non oso immaginare come saranno preoccupati ed affranti i miei. Ed io sono qui in prigione in un paese che non conosco, senza contatti e non capisco quasi nulla di ciò che accade intorno a me. Mi sento tumulata viva, segregata in un mondo alieno, in un baratro oscuro ‘dove ‘l sol tace'”.

Leggi anche: Il memoriale autografo di Ilaria Salis, le condizioni e la richiesta dei domiciliari

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