Il Napoli conquista il suo scudetto: pareggia e vince

Dopo 33 anni il Napoli conquista il suo terzo scudetto grazie al pareggio con l'Udinese. Così il mito di Maradona rivive. Tra aneddoti e luoghi di culto, il racconto di una città che esulta.

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Il Napoli ha conquistato oggi il suo terzo scudetto con cinque giornate di anticipo ed eguaglia il record che appartiene a quattro squadre che lo hanno vinto cinque settimane prima dalla fine del campionato, quindi il Torino nel 1948, la Fiorentina nel 1957, l’Inter nel 2007, e la Juventus quattro anni fa.

La squadra di Luciano Spalletti si laurea Campione d’Italia dopo ben 33 anni, avendo pareggiato 1-1 contro l’Udinese. Nel primo tempo era in vantaggio quest’ultima, con un gol di Sandi Lovric al 13′. Al 52’ Victor Osimhen ha siglato il gol del pareggio, segnando la vittoria del campionato della sua squadra.

“Ce lo stamm’ trezzianno chianu chianu, come dicono a Napoli”

Molto fiducioso alla vigilia del match e dopo aver visto sfumare per un soffio il sogno settimana scorsa, ecco cosa ha dichiarato Spalletti durante le conferenze stampa:

Ho saputo fin dall’inizio che avevo a che fare con giocatori purosangue, mi fa piacere che in poco tempo abbiano fatto vedere subito a tutti la loro qualità e il loro carattere, perché ci sono stati anche momenti difficili in cui esibire personalità il giorno dopo.

Se arriverà, sarà qualcosa che esce dagli schemi, ne trarrebbero vantaggi non solo il Napoli e la città, ma tutti gli addetti a questo sistema.

I nostri calciatori lo meritano per quello che hanno fatto, ma ora bisogna fare questi ultimi metri che sono i più difficili.

Si continua a fare ciò che abbiamo sempre fatto, sapendo che dopo ci sarà da ripetere lo stesso anche dopo.

Nessuna divagazione, deconcetrazione, nessuno sguardo che ci porti fuori.

Ma Napoli è già in festa da giorni, il tifo dilaga inarrestabile

La scorsa settimana un lungo corteo di tifosi è sceso nelle strade, da piazza del Plebiscito a via Toledo, da piazza Dante a Fuorigrotta, con bandiere, sciarpe e fumogeni azzurri, gridando a gran voce “Napoli Campione”. Moltissimi si sono recati sotto al murales di Maradona, a cui è stato intitolato lo stadio che si è chiamato San Paolo fino al 1963 e il 4 dicembre 2020 ha cambiato nome, per ricordarlo per sempre dopo la sua morte, avvenuta il 25 novembre.

Sebbene la partita si sia svolta alla Dacia Arena di Udine, il Diego Armando Maradona ha registrato il sold-out per la partita trasmessa su maxischermi all’interno dello stadio con ben oltre 50.000 tifosi. Il Napoli ha già vinto, perché con il pareggio sale a quota 80 e la Lazio, che ha vinto mercoledì sera contro il Sassuolo, è salita a quota 64, mentre la Juve si attesta per ora al terzo posto con 63 punti.

Diverse volte la formazione azzurra è arrivata seconda in classifica, senza però riuscire a conquistare il titolo. L’ultimo lo ha portato a casa proprio con Diego Armando Maradona, nel 1990, e nel 1987 sempre con il Pibe de oro. Nel 2012/2013 il Napoli è arrivato secondo dietro la Juventus, così come nel 2015/2016, nel 2017/2018 e nel 2018/2019. Per tre volte, negli ultimi tre decenni sono andati molto vicini al primo posto, senza però, mai conquistarlo.

L’attesa per la vittoria è stata grande e per l’occasione alcuni vip hanno rivelato cosa avrebbero fatto se il Napoli avesse vinto. Gigi D’Alessio ha detto che indosserà un vestito elegante prima di farsi una doccia ghiacciata, Francesco Paolantoni girerà nudo per la città, Caterina Balivo andrà dipinta di azzurro verso il murales, Gigi e Ross faranno per lei i piazzaioli e Siani mangerà un chilo di polenta.

Ciro e il murales di Maradona: “Da una parte c’è il mio bagno, dall’altra un luogo di culto”

Nel giorno in cui Napoli esulta tra i fuochi d’artificio per il terzo scudetto, nel Bar Nilo si venera il un capello di Diego Armando Maradona, e tutti coloro che sono nei Quartieri Spagnoli si inchinano al murales a lui dedicato. Ciro Vitiello, conosciuto da tutti, non solo dagli autoctoni, ma anche da moltissimi turisti, racconta a “Il fatto quotidiano” come la sua finestra sia diventata un luogo di venerazione:

Da una parte c’è il mio bagno, dall’altra un luogo di culto.

La sua casa si trova proprio vicinissimo al murales, in quello che è stato ribattezzato Largo Maradona e che con la morte del Pibe è diventato un vero e proprio altare, fotografato e ammirato da moltissimi turisti ogni giorno. Ciro cerca di tenere sempre la finestra chiusa, in modo tale che moltissimi possano fare foto e anche per un altro motivo:

Qualche sera fa era di sabato, saranno state le due di notte, sento urlare il mio nome da giù e quando mi sono affacciato c’era un ragazzo del quartiere che fa il tassista e aveva a bordo 5 argentini che volevano fare una foto al murales, ho chiuso subito la finestra.

A me dispiace se le persone ci rimangono male, perché non sono riusciti a vedere il murales e anche se ultimamente è diventato quasi impossibile con il via vai che c’è ad ogni ora, per me è un’orgoglio avere il volto del più grande di sempre fuori la mia finestra.

Il murales dedicato a Maradona illumina i Quartieri Spagnoli

Il murales è stato dipinto dall’artista Mario Filardi, scomparso nel 2010, attraverso una colletta popolare in occasione del secondo scudetto del 1990. Nel frattempo, il Napoli era passato in Serie C e il murales era stato abbandonato, aveva perso colore e un’inquilina aveva messo una finestra proprio sopra il volto di Maradona. Ma Ciro Vitiello, quando gli è stato proposto di restaurarlo, non ci ha pensato neanche un momento, perché era “felicissimo, non solo per me, ma per tutta la città”. L’idea di restaurare l’opera venne all’artista Salvatore Iodice nel 2016:

Chiesi prima alla madre di Filardi il permesso di ‘toccare’ l’opera del figlio, scomparso pochi anni prima, volevo restituirgli il colore, ridargli vita e restituirgli anche quel suo piccolo primato di essere uno dei primi murales d’Italia così grande, raffigurato su un palazzo, dedicato ad un calciatore.

E l’anno successivo l’opera di Iodice è stata ulteriormente ritoccata:

In città nel 2017 c’era l’artista argentino Francisco Bosoletti che era ospite di alcuni residenti del quartiere lo convinsero a dipingere un volto ‘più umano’ e più fedele alla reale immagine di Maradona.

La poesia che ho percepito io quando ricalcavo l’opera degli anni ’90, quella del secondo scudetto, la poesia di Ciro che lascia la finestra chiusa per i turisti ed è contento di stare chiuso in casa, la poesia della signora anziana che aveva un negozio di vasi e cimeli vari e che alle dieci di sera di quel 1990 ha riaperto per fornire il vetro che poi fu usato per simulare l’orecchino di Diego nel murales.

Se non è poesia questa, non so cosa sia la poesia.

Riportato alla luce pochi anni prima, Ma né Salvatore né Ciro potevano immaginare che con la morte di Diego, quel murales sarebbe diventato un vero e proprio altare devoto al calciatore più amato di sempre.

Leggi anche: Chi è Elena Vitagliano, autrice del primo manga italiano pubblicato in Giappone e ambientato a Napoli

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