Il compito in classe di Filosofia si fa sullo smartphone: l’esperimento di un giovane professore

Silvia Buffo
Silvia Buffo
Silvia Buffo, 1985, giornalista. Ha fondato e dirige Il Digitale. Formazione classica e filologica, un dottorato di ricerca in Letteratura italiana, sui legami tra scrittura e nuovi media. “La bellezza è promessa di felicità” è il suo motto, che ha delicatamente rubato a Stendhal.
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“La mia operazione è quella di creare uno scuola 3.0, dove smartphone e strumenti digitali siano una leva per comprendere la realtà, infatti noi non utilizziamo solo i cellulari ma riflettiamo sul loro uso e su come trasformano le nostre esistenze. Ho proposto lo smartphone nello svolgimento di prove di filosofia ‘uniche’, attraverso l’uso di una piattaforma digitale”. Queste le parole di Tommaso Ariemma, professore al Liceo Scientifico “C. Miranda” di Frattamaggiore nella provincia di Napoli, già noto per i suoi esperimenti, fra cui il progetto di insegnare filosofia con le Serie TV, dando una sfumatura pop al suo metodo didattico. La posizione del giovane professore appare chiara: non demonizzare il contesto attuale, né la tecnologia per trasmettere una disciplina così tradizionale e, se vogliamo, austera come la filosofia.

Ma in cosa consiste il compito in classe di filosofia sullo smartphone?

Il progetto “Filosofia Smart” prevede la scelta dell’utilizzo di una piattaforma on-line per la verifica e il monitoraggio degli standard di apprendimento attraverso prove strutturate. Una modalità pratica per soddisfare quanto indicato nel Piano Nazionale della Scuola Digitale, in relazione al disciplinamento dell’utilizzo degli smartphone durante le attività didattiche. In questo senso l’esperimento mira al superamento della troppo drastica Direttiva del Ministero della Pubblica Istruzione, risalente al 2007, sulle linee di indirizzo e utilizzo di “telefoni cellulari” nelle scuole. I docenti dell’ambito didattico storico-filosofico si sono fatti promotori dell’iniziativa e nella giornata dell’8 novembre, hanno proposto una prova “smart”, interamente digitale.

La filosofia può essere smart? Sembrerebbe di sì

Tommaso Ariemma, professore di Filosofia.
Il docente Prof. Tommaso Ariemma, insieme ai suoi colleghi, ha valutato le piattaforme digitali gratuite in circolazione, selezionando quella più adatta. Attraverso un lavoro di autoformazione, ha elaborato con il supporto dei colleghi la prova da sottoporre. La piattaforma utilizzata permette di creare, attraverso un link sul sito del Liceo, questionari online diversi da studente a studente. Da una batteria di 40 domande multiple elaborate dai docenti sono estratte dal sistema e a sorte 20 domande, diverse per ogni studente, originando così per ognuno di loro una ‘prova unica’. Lo studente ha a disposizione 20 minuti per svolgere la sua prova, avendo ritenuto congruo il rapporto 1 domanda/1min e a conclusione del questionario, può vedere tutte le domande, il suo punteggio e le risposte corrette. Spiega il professore Ariemma:

La prova è stata svolta in modo più che soddisfacente. Lo smartphone? Un ostacolo spesso per i docenti, ma che può diventare una risorsa formidabile. Io, ad esempio, l’ho usato finora per sensibilizzare gli studenti sui disturbi del comportamento alimentare, attraverso un uso strategico della fotocamera. Oppure facendo compilare suggestivi “diari della disconnessione”: per una settimana dovevano raccontare la loro vita senza i cellulari.

di Silvia Buffo    

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