Non la crisi climatica, la prima ansia dei giovani italiani è il lavoro

La vera ansia dei giovani italiani è per il lavoro, non per il clima, ma la precarietà economica. Lo dice un sondaggio dell'European council of foreign relations (Ecfr).

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Non solo cambiamento climatico, vediamo quali sono le preoccupazioni dei giovani. Secondo un sondaggio dell’European council of foreign relations (Ecfr) la prima preoccupazione dei nostri under 29 è la crisi economica. Nel resto del continente è il riscaldamento globale.

Le ansie degli italiani con focus sui giovani

L’unico Paese del sondaggio dove la questione dei migranti è di gran lunga la più avvertita è la Germania (il 31%), mentre in Italia la quota di ferma al 10%, anche al di sotto della media europea (12%). A destare preoccupazione tra i cittadini è la crisi economica (34% contro una media europea del 21%), seguita dalla crisi climatica (21%), dal Covid (20%) e, dopo la già citata crisi migratoria, dalla guerra in Ucraina (7%).

A colpire, però, è soprattutto il dato sui giovani. In Paesi come la Germania, la Francia o il Regno Unito, circa un terzo degli under 29 vedono il clima la principale fonte di preoccupazione per il futuro (come lo è del resto a livello europeo per questa fascia d’età). In Italia non è così: il 35% degli under 29 esprime la propria ansia per la situazione economica. Il cambiamento climatico è al secondo posto, con il 31%. Solo il 3% dei giovani è preoccupato per la questione migranti.

Preoccupazione economica, ansia degli italiani, non solo giovani

giovani che lavorano

Altro aspetto interessante dei risultati del sondaggio è che, a prescindere dalla fascia d’età, quella economica resta sempre la principale fonte di ansia degli italiani. Un’ansia che, partendo dai giovanissimi, cresce con l’età per toccare il massimo nella fascia 40-49 anni (il 40%) per poi scendere progressivamente per le fasce d’età più alte.

La questione climatica segue un andamento diametralmente opposto: scende fino a toccare il suo punto più basso tra i quarantenni (12%), per risalire tra cinquantenni (17%) e soprattutto sessantenni (26%). I più preoccupati per la crisi migratoria sono invece gli over 70.

Nel suo sondaggio l’Ecfr ha anche chiesto agli elettori dei vari partiti italiani quali sono i temi di maggiore preoccupazione: il clima è la principale fonte di ansia per gli elettori del Pd (31% del totale) e del M5s (25%). Gli elettori della Lega (22%) e di Fratelli d’Italia (17%) sono invece quelli più preoccupati dalla questione migranti. Ma anche per loro ci sono problemi più gravi: per un terzo dei sostenitori tanto del Carroccio, quanto del partito di Giorgia Meloni, la principale preoccupazione è ancora una volta l’economia.

Leggi anche: Oniverse apre un Digital hub a Napoli e punta sui giovani: “Assumiamo 100 laureati”

Giovani, la volontà di tamponare la crisi

Abbiamo dialogato con Younited, società di servizi finanziari, che ci spiega perché sempre pià giovani ricorrano alla soluzione del prestito infruttifero:

In un contesto economico in continua evoluzione, le nuove generazioni affrontano un cambiamento radicale, l’ingresso nel mondo professionale spesso richiede un sostegno economico da parte dei familiari.

Emergono però soluzioni innovative, sempre più richieste, come il prestito infruttifero, uno strumento per le nuove generazioni che si può stipulare anche online e sicuramente questo aiuta a mitigare la dipendenza finanziaria e a consentire scelte più autonome, anche nell’avvio di progetti professionali.

Nell’evoluzione economica attuale, in cui le nuove generazioni navigano un paesaggio professionale complesso, questo strumento finanziario si presenta come un catalizzatore di autonomia.

La sua natura agevolata, priva di interessi e orientata alla condivisione di risorse familiari, offre una rete di sicurezza economica senza compromettere la libertà decisionale.

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