Ho perso mia mamma per Covid, ricordate sempre di dire “Ti voglio bene” e dare un abbraccio alle vostre mamme

Oggi 9 maggio, si celebra la festa della mamma, ma non tutti sono fortunati da poter fare gli auguri alle proprie mamme, io l'ho persa per Covid pochi giorni fa, avrei voluto abbracciarla e dirle che le voglio bene, ma non ho fatto in tempo.

Domenico Di Sarno
Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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Oggi, seconda domenica di maggio, si celebra la festa della mamma. Purtroppo non tutti sono fortunati da poter fare gli auguri alla propria mamma. Io ad esempio l’ho persa due settimane fa, il 24 aprile 2021 a causa del Covid.

Come il Covid ha portato via una parte di me, mia mamma

La perdita della propria mamma è sempre qualcosa di terribile soprattutto quando, come nel mio caso, avviene all’improvviso come un fulmine a ciel sereno. Si chiamava Rosa, aveva 61 anni, non aveva mai fumato, non aveva colesterolo, non era ipertesa, non era diabetica. Da pochi mesi aveva una tiroidite ma l’aveva curata grazie ai farmaci. Era risultata positiva al tampone il 12 aprile ma ha iniziato ad aggravarsi il 15 aprile.

Per la prima volta negli ultimi 5 anni non riuscì a preparami il caffè decaffeinato

Generalmente me lo preparava tutte le sere. Si sentiva bene ma aveva febbre superiore a 38 °C e su consiglio del medico curante prese la tachipirina. La febbre scese ma lei si sentiva molto giù. La situazione si aggravò il sabato 17 aprile. Notavo che quando si alzava dal letto aveva difficoltà a venire in cucina, se andava in bagno restava ferma per un quarto d’ora senza uscire. La cosa mi insospettì e decisi di farmi portare un saturimetro. Alla prima misurazione risultava SpO2 74%.

Non capivo quanto potesse essere grave la situazione

Al momento non capii quanto potesse essere grave la situazione e la misurai nel pomeriggio ottenendo valori sempre inferiori a 80. Telefonando a un amico medico il suo responso fu crudo “Domenico chiama subito il 118 altrimenti la perdiamo”. Ma mia mamma non manifestava problemi respiratori, non aveva quella tipica fame d’aria e non aveva un colore blu sulle punta delle dita. Riuscii a convincerla a farsi aiutare almeno con una bombola d’ossigeno. Inizialmente la saturazione salì fino a 91. Quella sera volle stare in poltrona fino alle 2 passate a guardare la televisione.

Mia mamma era una fan di Nunzia De Girolamo e volle vedere una parte della trasmissione “Ciao Maschio”. Inoltre temeva che andando a letto si sarebbe sentita peggio. Dopo le 2 la accompagnai sostenendo la bombola. Si mise a letto e la aiutai a sistemare l’inalatore. La saturazione saliva. Le diedi la buonanotte e andai a dormire. Al mattino sentivo che parlava con mio padre già dalle 6. Alle 8 mio padre mi chiese di chiamare l’ambulanza perché la saturazione non saliva più. Gli operatori del 118 furono rapidi, anche se dovetti accontentarmi di un’ambulanza senza medico. Decisero di ricoverarla. La portarono all’ospedale di Nola.

I giorni del ricovero, una maschera le copriva il volto

Circa un’ora dopo mi telefonò dall’ospedale per dirmi che aveva il casco, che poi era una maschera che copriva occhi, naso e bocca, e che la saturazione era arrivata a 97. Il lunedì ebbi delle buone rassicurazioni dall’ospedale, addirittura stavano programmando le dimissioni per mandarla in un altro ospedale e permettere la riabilitazione respiratoria.

Il martedì 20 aprile le telefonai. La OSS che la stava aiutando le aveva permesso di mangiare senza casco perché la situazione era in miglioramento. Il 21 aprile mi telefonò di sera per dirmi che le avevano somministrato vari farmaci per tutto il giorno. Parlammo per più di 10 minuti e le dissi che avrei voluto fare una videochiamata.

La situazione si aggrava, poi la terribile perdita

Il 22 aprile mi ha telefonato 2 volte ma nella seconda chiamata, quella della sera, mi disse che si sentiva un po’ stanca e si chiedeva se l’affanno sarebbe andato via. Io provai a tranquillizzarla e dissi “andrà via ma non in 4 giorni come ti hanno detto in ospedale, probabilmente ci vorranno 4 settimane”. Le proposi di fare la videochiamata ma disse che si sentiva stanca e che l’avremmo fatta domani, cioè il 23 aprile.

Purtroppo quella era l’ultima volta che la sentivo

Il 23 aprile riuscii a parlare solo con i medici e nella notte tra il venerdì e il sabato una dottoressa mi chiamò alle 0:44 per dirmi che era necessario intubarla. Io ero favorevole perché era l’ultima possibilità. Poco dopo l’una il mio telefono squillò ancora. Era sempre la stessa dottoressa che mi diceva che l’aveva intubata e che adesso avevamo fatto tutto quello che potevamo, stava al suo sistema immunitario reagire. Mi disse chiaramente “la signora potrebbe non superare la notte”. Purtroppo ebbe ragione. Alle 6:25 del 24 aprile mi telefonò per dirmi che il cuore non aveva retto.

Perché è importante abbracciare la propria mamma e dirle “Ti voglio bene”

Oggi che racconto questa storia è il primo giorno che posso andare al cimitero. Essendo positivo al Covid insieme a mio padre, ho dovuto seguire la sepoltura con una chiamata WhatsApp da parte di mio cugino che era presente sul posto. Proprio oggi, 9 maggio, grazie alla direttrice di questo giornale che mi sento di ringraziare pubblicamente, sia perché mi da questa possibilità, sia perché mi è stata vicina, insieme a tanti altri amici e amiche, parenti e vicini in quei giorni tristi, posso raccontare e andare per la prima volta al cimitero.

Quando si chiusero le porte dell’ambulanza mi mamma mi disse: “Ciao Dome’, spero di tornare”

La cosa più triste fu quando si chiusero le porte dell’ambulanza. Proprio in quel momento, mia mamma disse “Ciao Dome’, spero di tornare”. Io le dissi “E sicuramente” e mi fece spalla anche l’autista dell’ambulanza rassicurandola. Se avessi saputo che era l’ultima volta che la vedevo sarei saltato sull’ambulanza per darle un bacio e per abbracciarla, per dirle che le volevo bene e mi sarei scusato per tutte le volte che per colpa mia si è presa rabbia.

Non ho potuto dirle un semplice “Ti voglio bene”, non ho ho fatto in tempo

Credevo di avere tutto il tempo del mondo e invece il mio tempo per fare questo stava scadendo. Perché il tempo va via e spesso stiamo a guardare, cerchiamo altre ricchezze e tutto l’oro del mondo non vale ciò che abbiamo perso. Anche al telefono non le dissi nulla quando era in ospedale, non un mi manchi, un ti voglio bene, nulla. Pensavo che sarebbe tornata. La notte che ricevei la chiamata dall’ospedale, l’ultima notte chiesi alla dottoressa se mia madre fosse cosciente ma lei disse che l’aveva sedata per intubarla.

Se fosse stata cosciente avrei chiesto di dirle da parte mia un semplice “ti voglio bene”

Ma non è stato possibile. Probabilmente avrà pensato che io e mio padre ci eravamo dimenticati di lei. Ho la fortuna di essere credente e quando ebbi la notizia della morte pensai subito che tutto ciò che facevo con lei, adesso dovevo farlo per lei, ogni obiettivo avrei dovuto realizzarlo per dedicarlo a lei. Mi vengono in mente scene di vita quotidiana che vivevo con lei.

Era il mio punto di riferimento, c’era sempre per tutto

C’era sempre con pazienza e sempre pronta a passare sopra, a perdonare quando ingiustamente me la prendevo con lei. Ho provato difficoltà a prendere in mano la macchinetta del caffè, ad accendere la lavatrice perché erano cose che faceva lei. Ancora oggi non ho il coraggio di toccare molte delle cose come le ha lasciate lei. Parlando a telefono con la nostra direttrice dissi “Tu sei ricca e non lo sai, non perdere mai l’occasione di dire a tua mamma che le vuoi bene”.

Oggi è la festa della mamma, di tutte le mamme, anche di quelle che non abbiamo abbracciato quando potevamo

Di quelle che ci sono e anche e soprattutto di quelle che non ci sono più perché proprio per il fatto che sono andate via troppo presto, sono rimaste con noi per sempre. Mi mancherà tutto di lei, le sue lasagne, il caffè, l’albero di Natale che preparavamo insieme, la cura che aveva con i miei indumenti e con quelli di mio padre. Soprattutto mi mancherà la sua figura e la sua presenza fisica.

Mi brucia il cuore non averle mai detto quanto era importante per me

Ha vissuto una vita per noi, sacrifici e rinunce per dare gioie e vantaggi a noi. Ripenso agli anni che ho vissuto con lei al fatto che a 61 anni aveva sempre lo spirito, la gioia e i propositi di una ragazza. Mi vengono le lacrime nello scrivere queste parole ma so che da qualche parte mi stai guardando e lo sai che quello che non facevo da tempo lo faccio adesso: Ti voglio bene, mamma.

Leggi anche: Festa della Super Mamma ai tempi del Covid, tra cura dei figli, smartworking e lavori domestici

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