Giornata mondiale del volontariato: perché è importante celebrarla

Oggi, 5 dicembre, è la Giornata mondiale del volontariato per lo sviluppo economico e sociale. Vediamo perché è stata istituita e i numeri della solidarietà nel mondo.

Rosarianna Romano
Rosarianna Romano
Rosarianna Romano, classe 1997. Formazione umanistica e interessi eclettici, sedotta dall'arte e dalla storia contemporanea, ama leggere i libri e la realtà. Nata in Puglia e bolognese d'adozione.
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Oggi, 5 dicembre è la data, stabilita dalle Nazioni Unite, per celebrare ogni anno la Giornata internazionale del volontariato per lo sviluppo economico e sociale. Così l’Onu ha voluto sensibilizzare gli Stati membri sull’importanza della solidarietà, stimolando così un gran numero di persone a offrire supporto e servizio.

Durante la pandemia da Covid-19 è emersa a chiare lettere l’importanza dell’aiuto reciproco. In quel periodo storico, il ruolo dei volontari ha fatto la differenza, continuando a garantire servizi di prima necessità. Lo scopo di istituire una Giornata mondiale è quello di riconoscere il tempo e il lavoro di quanti offrono le loro energie per aiutare il prossimo, in tutto il mondo. Non è un caso che Bergamo sarà la prima capitale del volontariato 2022.

Il tema di quest’anno

“Solidarity through volunteering” (Solidarietà attraverso il volontariato): questo il tema scelto dal programma Volontari delle Nazioni unite (UNV) per celebrare la Giornata internazionale del volontariato nel 2022. Secondo l’UNV, che coordina ogni anno la giornata del 5 dicembre:

Il futuro del nostro pianeta, dobbiamo agire insieme e dobbiamo agire ora. Questa non è un’era in cui stare da soli, ma insieme, come uno, solidali gli uni con gli altri.

I numeri del volontariato

In Europa le attività non profit sono in continua crescita. Vediamo quache dato:

  1. Secondo i dati riportati da Salamon e Sokolowski nella loro ricerca sul terzo settore europeo del 2018, sono 29,1 milioni le persone che operano nel settore, il 55% dei quali (quindi oltre 16 milioni) a titolo gratuito.
  2. 7 milioni danno il proprio contributo attraverso le attività organizzate da enti del terzo settore (volontariato formale). I restanti 9 milioni sostengono comunità, amici o familiari in modo diretto e informale.
  3. Eurostat, con la EU-SILC ad-hoc module del 2015, ha evidenziato come la propensione a fare volontariato sia strettamente legata al livello di istruzione.
  4. Anche l’età incide sul fenomeno: la fascia dai 65 ai 74 anni è quella che rappresenta le persone con maggiore propensione a svolgere attività di volontariato sia formale (21,3%) che informale (23,9%).
  5. A fare volontariato sono soprattutto le donne, 55,4% impegnate maggiormente in attività di volontariato informale (spesso con la famiglia), mentre gli uomini (44,6%) sono più attivi nel volontariato formale e organizzato.
  6. Le organizzazioni di volontariato sono attive soprattutto nei settori più tradizionali come assistenza sociale e protezione civile e sanità, mentre le Onlus sono particolarmente presenti nella cooperazione internazionale.  
  7. La maggiore propensione alle attività di volontariato si riscontra nei paesi del Nord Europa: Paesi Bassi, Norvegia, Finlandia e Svezia. Agli ultimi posti, invece, troviamo Malta e Cipro e poco più su, i paesi dell’Est Europa (Romania, Bulgaria e Ungheria).
  8. L’85,7% delle istituzioni non profit opera senza dipendenti, mentre la quota di istituzioni con almeno 10 dipendenti è pari solo al 3,7%.

La situazione in Italia

Secondo i dati delle ultime rivelazioni Istat, al 31 dicembre 2020 le istituzioni non profit attive in Italia erano oltre 360 mila con un totale di 870 mila dipendenti. Nonostante a partire dal 2018 siano cresciute maggiormente nel Mezzogiorno, presentano ancora una distribuzione territoriale concentrata al Nord, dove è attivo oltre il 50% delle organizzazioni, rispetto al 22,2% del Centro, al 18,2% e al 9,4% rispettivamente al Sud e nelle Isole. 

La geografia territoriale emerge anche prendendo in considerazione il numero di dipendenti: il 57,2% è occupato nelle regioni del Nord rispetto al 20,0% che lavora nelle istituzioni non profit del sud e delle isole).

Leggi anche: Giornata mondiale contro l’Aids: come prevenire l’Hiv e le nuove terapie

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Rosarianna Romano, classe 1997. Formazione umanistica e interessi eclettici, sedotta dall'arte e dalla storia contemporanea, ama leggere i libri e la realtà. Nata in Puglia e bolognese d'adozione.
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