Giornata della memoria 2021 in onore delle vittime di mafia

Dal 21 Marzo 1996 l'associazione "Libera" celebra la giornata della memoria in onore delle vittime innocenti della mafia, giornata che lo Stato ha istituito come ricorrenza nazionale solo nel 2017.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Giornata della memoria in onore delle vittime innocenti della mafia, giunta alla sua edizione numero 26. Dal 21 marzo 1996 Libera: Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, fondata da Don Luigi Ciotti, celebra questa giornata. Una giornata particolare poiché si ricordano tutti i nomi delle vittime innocenti falciate dalla violenza delle mafie.

Ogni anno nelle piazze affollate, vengono elencati ad alta voce i nomi delle 1031 vittime innocenti. Giornata riconosciuta ufficialmente dallo Stato solo 4 anni fa, attraverso la legge n. 20 dell’8 marzo 2017, ma che per Libera e le centinaia di famigliari delle vittime è arrivata alla ventiseiesima edizione.

Vivi: l’archivio che contiene i nomi e i numeri che attestano la giornata della memoria

giornata della memoria, i numeri che attestano le vittime innocenti

Vivi è un archivio digitale, fatto di immagini, fotografie, audio, video e testimonianze che raccontano la storia delle vittime innocenti delle mafie. Attraverso la consultazione di questo immenso archivio si può conoscere dettagliatamente la storia di ogni singolo nome presente all’interno. Tutti insieme servono a raccontarci la storia di uno spaccato triste del nostro paese, nonché i contesti temporali in cui molti di questi omicidi sono maturati.

Secondo l’archivio di Libera, pensato anche come uno strumento per poter approfondire e studiare con attenzione le centinaia di storie, le vittime innocenti sono 1031, di cui 113 sono minori e 92 sono donne, giusto per sfatare certe convinzioni che non sono mai esistite. La storia che verrà ricordata avvalora proprio questa cruda realtà.

Giornata della memoria per vittime di mafia: l’omicidio di Paola Rizzello e Angelica Pirtoli

giornata della memoria, l'omicidio di paola rizzello e angelica pirtoli

Nessuna storia di morte innocente potrebbe mai essere definita più importante delle altre, vorrebbe dire che ci sono vite che contano di più e sarebbe un’assurdità.

Ma sì, ci sono storie che sono più identificative delle violenza omicida, di cui alcuni uomini, che un bellissimo film definiva “anime nere”, hanno fatto il loro credo.

La storia che verrà raccontata ci porta indietro di esattamente 30 anni, il 20 marzo del 1991, a Parabita, un piccolissimo paese dell’entroterra salentino, a pochi chilometri dalla ben più famosa Gallipoli. Quello è il giorno in cui verranno ammazzate Paola Rizzello, 27 anni, e la sua bambina Angelica, anni 1.

I paesaggi che caratterizzano quella parte del basso Salento sono composti da distese di campagne talmente vaste da perdersi, distese che partono dall’entroterra delle zone di Casarano, passando per Parabita, e arrivano fino a Gallipoli. Il cui cuore pulsante sono le centinaia di ulivi, a cui il sole salentino in estate dona un’aura dorata e ne sprigiona i profumi più vivaci, arrivando fino a ridosso delle spiagge e delle scogliere che cullano quella parte del Mar Ionio.

Una terra che cela meraviglie, ma anche storie di orrore, forse troppo poco conosciute per chi non è del posto.

Giornata della memoria per vittime di mafia: la storia di mamma Paola

Angelica nasce il 5 dicembre 1989 in un piccolo paese del basso Salento, Casarano, che anche negli anni duemila è stato tristemente noto in qualche occasione come teatro di mafia.

Negli anni precedenti all’omicidio e alla nascita di sua figlia, Paola Rizzello è una giovane ragazza di Parabita, anche molto bella, dal carattere deciso e risoluto, una poco incline a farsi mettere i piedi in testa da chicchessia. Anche Paola però, come migliaia di suoi coetanei in quegli anni, cade nella vorticosa piaga dell’eroina che, in quel periodo, rappresenta un vero e proprio bancomat per tutte le mafie. E proprio la dipendenza da eroina porterà Paola Rizzello a frequentare soggetti non adatti a una ragazza della sua età.

Paola negli anni intrattiene alcune relazioni con i malavitosi del posto. Prima con Luigi Calzori, ammazzato nel 1985, poi con Luigi Giannelli fino al 1989, anno del suo arresto. Luigi Giannelli è un sacrista, nonché ritenuto il capo della Scu a Parabita.

Il 1989 è anche l’anno in cui Paola dà alla luce la piccola Angelica, il 5 dicembre 1989 per l’esattezza. Bambina avuta da Antonio Pirtoli, con il quale aveva già avuto precedentemente una relazione, da cui era nato un altro figlio.

Di lì a poco Paola e Antonio si separeranno di nuovo, questa volta definitivamente.

I fatti che hanno portato al duplice omicidio

giornata della memoria, i fatti che hanno portato al duplice omicidio di Parabita

Dopo la separazione dal padre di Angelica, Paola comincia una relazione con Donato Mercuri, l’uomo più vicino a Luigi Giannelli, ex fidanzato di Paola.

La relazione tra i due è talmente intima che Mercuri spesso e volentieri porta Paola con se, tanto che la ragazza ovviamente vede i vari posti, ben celati nelle campagne salentine, dove il gruppo nascondeva le armi e la droga. Riserve di droga, da cui pare che Paola spesso attingesse.

La relazione con Giannelli prima e Mercuri dopo aveva inoltre portato la ragazza a conoscere molto bene anche le dinamiche interne al clan. E le aveva fatto guadagnare anche l’odio e la gelosia di Anna Addolorata De Matteis Cataldo, moglie di Giannelli, anche detta “Anna Morte”.

L’ambiente intorno a Paola diventa sempre più instabile.

L’episodio che ha scaturito la morte di Paola e Angelica

I primi di marzo del 1991 le due donne si incontrano al mercato di Matino e lì iniziano a litigare, ad alzare la voce fino ad arrivare a picchiarsi davanti a decine di testimoni. Da allora sulla testa di Paola è puntato un mirino.

Nei mesi successivi, durante i colloqui in carcere con la moglie Anna, e su grandissima pressione di quest’ultima, Luigi Giannelli si fa convincere che Paola sa troppe cose ed è fuori controllo. Giannelli decide quindi la morte della ragazza. Un omicidio ordinato quasi per capriccio della moglie.

Per Giannelli deve essere proprio Donato Mercuri a occuparsi della faccenda. Mercuri non può eseguire materialmente l’agguato, poiché a causa della sua relazione con Paola sarebbe il primo sospettato, così dà l’ordine a Luigi De Matteis e a Biagio Toma: Paola deve morire e il suo corpo deve sparire.

Nessuno fino a quel momento ha mai nemmeno lontanamente menzionato la piccola Angelica.

Giornata in memoria delle vittime di mafia, cosa accade il 20 Marzo 1991

De Matteis e Toma quella sera aspettano Paola all’incrocio tra due strade, sul percorso che solitamente la ragazza faceva per tornare a casa. Scesa dall’auto i due le si avvicinano e le chiedono di salire in macchina, con la promessa di un po’ di eroina e due chiacchiere.

Paola sale prima a casa per prendere alcune cose sue, e poi scende, portando con se la piccola Angelica che non sapeva a chi lasciare in quel momento. Paola quelle persone le conosce da anni, si fida di loro, non ha nessun motivo al mondo per pensare che le sarebbe accaduto qualcosa. E soprattutto è convinta di essere protetta dall’uomo che ha a sua insaputa organizzato la sua morte.

L’auto si ferma in un casolare vicino Parabita e proprio lì De Matteis punta un fucile da caccia su Paola. Angelica è tra le sue braccia, ma nonostante questo Paola non si spaventa, anzi. Con una manata decisa la ragazza scosta la canna del fucile. Angelica ha solo un anno, per cui la sua vita è indissolubilmente e inesorabilmente legata a quella della mamma.

L’assassino esplode il primo colpo nello stomaco squarciando Paola e ferendo a una caviglia la piccola Angelica che perde una scarpina. Prima ancora che mamma e figlia possano cadere a terra, De Matteis spara a Paola tra il petto e il collo, finendola.

Mamma e figlia sono per terra, la prima è morta la seconda è ferma, indifesa e ferita. Non sa cosa le stia accadendo intorno, ma l’istinto dei bambini le fa provare paura e quindi piange, vicino al corpo esanime della mamma. Una bambina così piccola è chiaro che rappresenti un imprevisto quando si programma e poi si attua un omicidio.

Tornati in paese i due scagnozzi raccontano a Mercuri che Paola è morta, ma che non si sono disfatti ancora del cadavere, perché c’era ancora la bambina che piangeva. La bambina era rimasta nel casolare di campagna.

Donato Mercuri li obbliga a tornare indietro per uccidere la piccola Angelica perché “la bambina non si può abbandonare. Se si trova la bambina in quelle condizioni automaticamente si capisce che alla madre è successo qualcosa”.

Luigi De Matteis e Biagio Toma tornano nel casolare. Angelica è ancora lì che piange.

Il gesto senza pietà di Biagio Toma

Biagio Toma si avvicina alla bambina e la afferra da una delle caviglie, sollevandola verso l’alto come si fa con un coniglio preda di un cacciatore, carica il braccio all’indietro e con una violenza inaudita scaraventa il corpicino di Angelica contro la parete del casolare.

Angelica probabilmente a causa dell’impatto, devastante per un corpicino come il suo, perde subito la vita, ma a Toma non basta. Deve assicurarsi che Angelica muoia sul serio e compie quel gesto animale ben 4 volte altre, sotto gli occhi di Luigi De Matteis e a pochi centimetri dal cadavere di Paola.

Angelica Pirtoli aveva appena un anno di vita. L’unico traguardo che aveva raggiunto nella sua vita era quello di compiere i suoi primi passi. Al momento della sua morte Angelica era talmente piccola da non aver nemmeno ancora maturato la consapevolezza del perché e del come fosse venuta al mondo. Morta prima ancora di capire che fosse viva.

Il giorno successivo i sicari tornano al casolare per seppellire i corpi. Quello di Paola fu gettato in una cisterna, mentre il corpicino di Angelica venne messo in un sacco di iuta e portato lontano, sulla collina di Sant’Eleuterio. Lì fu seppellito sotto un pino, a pochi chilometri dal casolare in cui era stata uccisa.

Soltanto nel 1997, durante alcuni lavori di demolizione di una cisterna in contrada Tuli, tra le campagne di Parabita, verranno ritrovati i resti di Paola. Sarà sua sorella a identificarla proprio grazie ai gioielli che indossava e di cui spesso si vantava. Erano regali di Giannelli.

Omicidio di Paola Rizzello e la piccola Angelica: la vicenda processuale

giornata della memoria, la vicenda giudiziaria di Angelica e Paola

Nel 1997 viene ritrovato il corpo di Paola Rizzello e ripartono le indagini sulla scomparsa sua e di sua figlia. Nel 1999 arriva la svolta con il pentimento di Luigi De Matteis che si autodenuncia, e denuncia Biagio Toma per l’omicidio di Angelica.

Grazie al pentimento di Luigi De Matteis, Luigi Giannelli, Anna De Matteis e Donato Mercuri verranno condannati all’ergastolo in sentenza definitiva il 30 aprile 2003, come mandanti dell’omicidio.

Per l’ergastolo di Biagio Toma, si dovrà aspettare il 2019 invece, dopo che le dichiarazioni di De Matteis verranno confermate e verificate dalle parole di altri pentiti, tra il 2016 e il 2017.

L’ergastolo di Biagio Toma

L’episodio della morte di Angelica e Paola fu subito ricostruito nel primo processo del 1999, quando il pm Giuseppe Capoccia interrogò proprio Luigi De Matteis che si autoaccusava del delitto:

«Stava piangendo?». Chiede Capoccia.
-“Sì”, risponde De Matteis.
-«Ancora stava piangendo?»
-«Sì»
-«Quanto tempo era passato?»
-«Un’oretta e mezzo» (…)
-«La bambina l’avevate lasciata piangendo?»
-«Sì»
-«La ritrovaste piangendo?»
-«Sì, qua stava piangendo (…) Biagio Toma è sceso dalla macchina, ha preso la bambina per i piedi e l’ha sbattuta quattro-cinque volte vicino al muro e niente, cioè era morta la bambina».

Nella sentenza della corte di cassazione, Simona Panzera , gip del Tribunale di Lecce scrisse: “Nella storia criminale nazionale non si ricordano condotte comparabili con quelle tanto sprezzanti del dolore innocente di una bambina di due anni, rimasta ferita in maniera non grave al piedino, lasciata disperata, nottetempo al buio in campagna, accanto al cadavere della madre ammazzata (un teste aveva ricordato di aver udito nel buio un cagnolino che ululava!) e quindi uccisa, senza nemmeno la pietà che si usa verso gli ovini“.

Raccontare la storia di Angelica e Paola nella Giornata della memoria per le vittime di mafia serve a ricordare la loro vita, ma anche la vita di tutte quelle vittime innocenti che continuano a cadere a due passi da noi.

Giornata della memoria per vittime di mafia: Calabria, Campania, Puglie e Sicilia le regioni che piangono di più

giornata della memoria, Campania, calabria, puglia e sicilia le regioni con più vittime

Le terre che sono state più di tutte scenario della morte delle vittime innocenti sono: Calabria, Campania, Puglia e Sicilia (920 morti, in pratica l’89% del totale) e si capisce perché.

Quelle terre godono dei paesaggi marittimi più belli del mezzogiorno, ma quello stesso mare, purtroppo, è anche matrice del potere materiale delle mafie: droga, armi, traffico di essere umani, contrabbando, esplosivi. Tutto passa da quel mare. E su quelle terre spesso sono detonate le guerre di mafia per il potere, guerre che hanno travolto tutto e tutti.

Questo bisogna sempre tenerlo a mente, mantenendo sempre vivo il ricordo di tutti i caduti sotto la violenza mafiosa. La memoria è e sarà sempre l’arma più grande contro le mafie.

Giornata della memoria, quando Pino Daniele cantava: “Chi tene ‘o mare ‘o ssaje porta ‘na croce”

Nel 1979, Pino Daniele cantava “Chi tene ‘o mare”, una delle sue poesie più belle. Uno dei versi della canzone recitava così: “Chi tene ‘o mare ‘o ssaje porta ‘na croce”. Un verso di una potenza enorme, che racchiudere migliaia di significati. Quella croce che forse solo chi è nato in certi posti cullati dal mare può percepire.

Una croce che ti lascia un marchio che porterai sempre dietro, anche se lontano da casa. Come se la bellezza del mare fosse talmente grande e immeritata da doverla bilanciare con una grande dose di odio per rendere l’universo equilibrato.

Le quattro regioni del Sud sono di una bellezza tale da essere narrate e descritte in migliaia di libri, da quelli di storia fino a quelli di mitologia. Cullate dal mare, un mare verde smeraldo che le accomuna nella bellezza e senza il quale, forse, non sarebbero niente. Un mare che ha dato la vita a quattro terre quasi impossibili da definire per tutte le loro contraddizioni. Un mare le cui onde sulla riva, hanno spesso lavato via gli strascichi di troppo sangue.

Leggi anche: “Sono andato in paradiso, ma mi hanno costretto”: 73 anni fa la mafia uccideva il piccolo Giuseppe Letizia

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