“Non si gioca con le bambole, sei un maschio”. Bimbo risponde: “Sono il papà, lui è mio figlio”

Gli stereotipi di genere si possono superare. Lo sa anche un bambino di sei anni, come Giovanni che gioca con un bambolotto facendo finta di essere suo padre.

Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli
Catiuscia Ceccarelli, giornalista e imprenditrice, si occupa di personaggi, interviste, attualità e lifestyle. Segni particolari? Mamma di Matilde
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Rimproverato da un anziano al parco perché giocava con un bambolotto, a soli 6 anni, il piccolo Giovanni ha dato una risposta che ha spiazzato tutti. Ha spazzato via due stereotipi di genere, duri a morire: non è vero che i bambini possono giocare solo con le macchinine, ma anche con le bambole, e che anche i papà possono prendersi cura dei figli.

Cosa è successo al piccolo Giovanni

In un parco, il piccolo Giovanni stava giocando con un bambolotto su un passeggino giocattolo. Il bambino, 6 anni, si stava prendendo cura di lui. Un anziano che passava di lì al parco lo rimprovera per questo dicendo:

Ma giochi con le bambole? Sei un maschio dovresti giocare con i soldatini.

I bambini, la voce della verità

La risposta del piccolo Giovanni è stata spontanea e sincera, spiazzante tanto da zittire l’uomo. Ma non solo, il piccolo riesce a smentire in un colpo solo quegli stereotipi che impongono alle bambine di giocare con le bambole e ai bambini con le macchinine. Ma anche che non sono solo le mamme a prendersi cura dei propri figli, come cambiare il pannolino, vestirli o dar loro da mangiare. Queste cose possono farle anche i papà. Ecco la ormai famosa risposta del piccolo Giovanni al suo interlocutore:

Ma io sono il papà, mica la mamma. Lui è mio figlio e si chiama Mario.

Leggi anche: Lo smart working è donna – ecco come trovare il giusto equilibrio nella vita delle mamme

La riscossa dei papà

Daniele Marzano di “Guida senza patente”.

La storia del piccolo Giovanni di Anzio è stata raccontata sulla pagina Facebook Guida senza patente da Daniele Marzano, un giornalista ma soprattutto un papà da sempre in prima linea contro le discriminazioni di genere. Perché lo hai fatto? Ecco cosa ci risponde Daniele:

L’ho fatto perché, anche se non sono il papà di Giovanni, ma il babbo di due bambini e uno in arrivo, volevo che emergesse un messaggio importante: gli stereotipi di genere si possono superare. Anche il fatto che il bambino evidentemente ha alle spalle un’educazione precisa e un padre che, come faccio io con i miei figli, si prende cura di lui. Se il bambino ha avuto questa prontezza nel dare una risposta così intelligente e onesta, è perché in casa sua ha visto un papà che magari gli ha cambiato il pannolino, e che è totalmente interscambiabile con la mamma.

Daniele, la pandemia ha acuito un gender gap esistente da tanto. Cosa dovrebbero fare i papà per i figli e per la coppia?

Credo che sia fondamentale l’alleanza tra uomo e donna, tra papà e mamma. I papà possono giocare un ruolo fondamentale, dividendosi con le mamme oneri e onori, in casa e con i figli. Io personalmente, avevo seguito l’inserimento al nido del mio secondo bambino, cambio i pannolini. Mi alterno con mia moglie nella cura dei bimbi. Questo ha un riflesso positivo non solo all’interno della coppia ma anche nella sua vita professionale. Con questa collaborazione, mia moglie non ha smesso di lavorare. Durante la pandemia, entrambi abbiamo alternato lo smart working, ci siamo occupati dei nostri figli senza abbandonare i nostri i lavori.

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