Gino Cecchettin, di cosa parla il libro ‘Cara Giulia’, il ricordo della moglie e l’appello alle istituzioni

Gino Cecchettin, esce domani il libro 'Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia': "Fra qualche anno penserò proprio a questo, alla gioia che ci hai portato in casa e che supererà il dolore senza fiato che provo in questo momento, proprio ora, mentre sto scrivendo".

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Esce domani il libro di Gino Cecchettin scritto insieme a Marco Franzoso edito da Rizzoli dal titolo Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia e presentato ieri sera a Che Tempo Che Fa. Si tratta di una lunga lettera di 160 pagine in cui si rivolge in primis a sua figlia, ma anche alle famiglie, ai ragazzi, alle scuole, ai genitori ed educatori, alle istituzioni.

Gino Cecchettin fa un altisonante appello al pubblico, ad ascoltare le sue parole che cercano di spiegare cos’è il patriarcato e tutti i retaggi culturali trascinatosi dietro. Inoltre, spinge a interrogarci e ad analizzare la violenza, dove nasce, come si manifesta e cosa possiamo fare per fermarla.

Il papà di Giulia ha affrontato il dolore, come ha rivelato da Fazio, attraverso la scrittura e nel libro racconta non solo quello per la perdita di sua figlia, ma anche la sofferenza in seguito alla morte di sua moglie Monica, scomparsa due anni fa per un male incurabile.

Qual è il messaggio che vuole dare Gino Cecchettin con il suo libro?

Gino Cecchettin ha scritto Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia per un motivo ben preciso, come si legge nell’estratto pubblicato su “La Stampa”: “Ho scritto questo libro perché vorrei che non succedesse ad altri. E se le mie domande e i miei pensieri dovessero salvare o aiutare anche una sola persona, avrei compiuto qualcosa di importante e utile. Ogni vita ha un valore inestimabile. Che almeno ciò che è capitato a noi serva a qualcosa, a qualcuno, agli altri”.

Invita a non perderci dietro inutili e insignificanti preoccupazioni, ma “a riflettere su ciò che conta davvero, dobbiamo sforzarci di crederci […] e mettere a tacere la rabbia”. Orienta subito dopo la sua attenzione in un dialogo con la sua piccola Giulia:Voglio dare un senso al dolore con quella tua grazia tranquilla che infondevi in tutte le cose. Voglio impararla da te, questa grazia. Trovo la forza di resistere e lottare solo se riesco a riportare in vita quanto di bello con la tua innata semplicità mi hai regalato”.

Il ricordo della moglie Monica

Gino Cecchettin, sempre a dialogo con sua figlia Giulia, negli estratti pubblicati sul “Corriere della Sera” ricorda anche sua moglie Monica: “Cosa fosse il vero amore me l’ha insegnato lei, nel periodo in cui si è ammalata. La prima volta nel 2016 abbiamo combattuto insieme e ce l’abbiamo fatta. Ma la seconda, nel 2019, è stata fatale […] La tormentava pensare che con la sua malattia stava facendo soffrire noi, e avrebbe voluto con tutte le forze difenderci […] Col passare dei mesi abbiamo ricostruito una nuova normalità”.

E rivela come, assieme agli altri figli, Elena e Davide, abbiano affrontato e superato il lutto per la perdita di sua moglie e della loro mamma:

Ricordo esattamente la sera in cui c’è stato il cambiamento, la svolta.

È successo la prima volta in cui abbiamo parlato della mamma col sorriso e non con tristezza.

Eravamo a cena e stavamo parlando della mamma e delle battute che faceva ogni tanto, della sua ironia.

Abbiamo ricordato qualcosa di bello di lei senza piangere e ho pensato che quello era il punto d’arrivo di un percorso, e che alla fine l’avevamo raggiunto.

Perché l’elaborazione del lutto si conclude quando pensi al defunto e sorridi.

Gino Cecchettin e quel sabato pomeriggio

Gino Cecchettin nel suo libro, che esce domani, narra anche di un episodio particolare, avvenuto durante un weekend:

Quel sabato pomeriggio, davanti alla tomba della mamma, a un certo punto non ho più resistito e ho iniziato a piangere.

Non riuscivo a smettere […]

Non avevo mai pianto così in vita mia, nemmeno da bambino […]

Quella volta le lacrime le ho lasciate scendere senza asciugarle.

Mi sembrava un tradimento usare il fazzoletto, come se avessi cancellato il mio dolore per lei, ho aspettato che si asciugassero da sole, me le volevo godere tutte fino alla fine, c’era la mamma in quelle lacrime.

E rivela a sua figlia cosa è accaduto dopo quel pianto: “Alla fine mi sono sentito svuotato, ed è stato da quel preciso momento che il lutto per la perdita della mamma ha lasciato il posto alla felicità e all’orgoglio di aver vissuto la parte più importante della mia vita con lei. Non è stata una consapevolezza immediata, ci sono voluti giorni, settimane”.

Gino Cecchettin si augura che quel momento catartico possa avvenire anche dopo la morte della sua Cara Giulia: “Sono sicuro che succederà anche per te, mio grande tesoro. E fra qualche anno penserò proprio a questo, alla gioia che ci hai portato in casa e che supererà il dolore senza fiato che provo in questo momento, proprio ora, mentre sto scrivendo. Perché allora ricorderò solo i momenti più belli e li vivrò con orgoglio, pensando che tu sei stata mia figlia e che ho avuto il privilegio di essere tuo padre. Ma ci vorrà ancora del tempo, molto”.

Leggi anche: Gino Cecchettin da Fazio: “Scrivere mi ha aiutato a elaborare il lutto per la mia Giulia”

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