Giambruno giornalista pubblicista: dallo pseudonimo di Arnaldo Magro ai provvedimenti dell’Ordine

Cosa accadrà alla vita professionale di Andrea Giambruno, ormai ex della premier Giorgia Meloni?

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Da giorni il nome di Andrea Giambruno è divenuto di dominio pubblico e non si parla di altro, tanto che lo stesso TG1, all’indomani del post del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ufficializzava pubblicamente la fine della storia con il giornalista, ha scelto come notizia d’apertura il comunicato della premier.

Inevitabilmente sono passate in sordina le altre notizie, ben più importanti, dalla guerra israelo-palestinese alle legge di bilancio, che secondo quanto preannunciato dal ministro Giorgetti, prevede un accesso alla pensione anticipata ancor più restrittivo.

Al di là delle teorie cospirative che vedono tutto questo caso montato per distogliere l’attenzione dall’operato del Governo, a un anno dalla sua formazione, quali ripercussioni avranno le frasi infelici dei fuorionda di Andrea Giambruno sulla sua carriera?

Giambruno, perché uno pseudonimo di Arnaldo Magro?

Giambruno dallo pseudonimo ai provvedimenti dell'Ordine_

Secondo quanto riportato da Dagospia Andrea Giambruno pare che avesse uno pseudonimo, Arnaldo Magro, chiaramente ispirato ad Aldo Grasso, con il quale scriveva articoli per Il Tempo. A svelarne l’identità sono stati Paolo Madron e Luigi Bisignani, nel loro libro I potenti al tempo di Giorgia Meloni.

Le motivazioni che lo hanno spinto a non utilizzare la sua firma possono essere svariate, ma sicuramente tra queste vi è la necessità di esporsi senza incorrere in polemiche inutili, tali da poterlo associare alla figura della sua compagna Giorgia Meloni.

Molti articoli risalgono al 2020, quando Meloni non era ancora presidente del Consiglio ma solo leader di un partito, Fratelli d’Italia, che pian piano stava acquisendo sempre maggior rilevanza politica. Questi articoli sarebbero pieni di lodi per la collega Simona Branchetti, la quale in questi giorni, pur non minimizzando i toni assunti da Giambruno nei fuori onda, lo ha difeso descrivendolo come “un burlone che scherza con tutte”.

In tante occasioni non sono mancate da parte dell’editorialista elogi alla Meloni, ne tantomeno critiche ai nemici, come ad esempio a Roberto Saviano, già querelato dalla leader di Fratelli d’Italia, e accusato di “aizzare il suo popolo sui social” o di ricostruire nei suoi scritti “i fatti in maniera non sincera”.

Giambruno, alle prese con i provvedimenti disciplinari

In seguito al clamore mediatico suscitato dai fuorionda diffusi da Striscia la Notizia, che hanno portato alla fine della relazione con la premier Giorgia Meloni, è giunta una segnalazione al Consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia su Andrea Giambruno.

La segnalazione riguarderebbe le frasi a sfondo sessuale (diretto o indiretto) oggetto delle registrazioni, riguardo ai due servizi mandati in onda dal programma satirico Striscia la notizia il 18 e 19 ottobre 2023. Solo di queste dovrà occuparsi il Consiglio di disciplina dell’Ordine, che ha il compito di decidere sulle questioni disciplinari dei giornalisti iscritti in Lombardia.

Le frasi riportate all’interno di questi servizi sono diventate di dominio pubblico, e di conseguenza possono essere utilizzate come fonti di prova per l’eventuale accertamento di illeciti deontologici. Probabilmente per decidere saranno prese in considerazione e analizzate le regole contenute nel Testo Unico dei doveri del giornalista, che impone un generale obbligo di mantenimento del decoro e della dignità professionali.

Quale futuro per Andrea Giambruno?

Al termine di questa procedura il Consiglio di disciplina dell’Ordine potrà, in relazione alla gravità dei fatti accertati, applicare sanzioni di entità diversa: si va dal richiamo alla sospensione, fino alla radiazione, nei casi più gravi.

Anche se non dovesse ottenere da parte dell’Ordine dei giornalisti pesanti richiami dovrà attendere anche una risposta da Mediaset, che attualmente sta procedendo con gli accertamenti sulla vicenda, per valutare eventuali profili di responsabilità. Al vaglio il codice etico dell’azienda che, all’articolo 8, recita così:

Il Gruppo Mediaset rifiuta ed esclude ogni forma di sfruttamento dei lavoratori, salvaguarda gli stessi da atti di violenza psicologica e contrasta qualsiasi atteggiamento o comportamento lesivo della persona e/o discriminatorio posto in essere in base a sesso, età, razza, lingua, nazionalità, religione, condizioni personali e sociali, orientamento sessuale, opinioni politiche e sindacali.

I dipendenti sono tenuti ad impegnarsi per prevenire il verificarsi di discriminazioni, atti e/o comportamenti lesivi della dignità della persona, contribuendo al raggiungimento di tale obiettivo anche attraverso relazioni interpersonali e contegni individuali rispettosi della sensibilità altrui.

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