G20, accordo sul clima: tetto massimo riscaldamento climatico a 1,5 gradi. Ma quanto c’è di realistico?

La domenica dei leader mondiali del G20 è iniziata con una visita alla Fontana di Trevi, poi di nuovo a lavoro su clima ed emissioni. L'accordo c'è: tetto massimo di 1,5 gradi per il riscladamento globale e azzeramento delle emissioni "entro metà secolo". Ma è uno scenario davvero possibile?

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Clima ed energia: sono questi i due punti su cui, entro oggi, i leader mondiali accorsi a Roma per il G20 devono trovare un accordo. Sul primo il premier inglese Boris Johnson aveva già detto nei giorni scorsi: “Se non aggrediamo il cambiamento climatico, una civilizzazione straordinaria può crollare a una velocità terrificante, come l’antica Roma. Non è un paragone azzardato”. Ieri l’obiettivo era arrivare a un compromesso sulla tassazione globale alle multinazionali e la condivisione di dosi di vaccino anti-Covid con i Paesi a basso reddito. La giornata di oggi, invece, è quella conclusiva, cruciale: si decide sul clima.

La domenica dei leader mondiali è iniziata con una visita alla Fontana di Trevi, monumento simbolo della Capitale. Qui alcuni capi di Stato hanno lanciato la monetina: secondo la tradizione, chi compie questo gesto tornerà a Roma. Oggi i negoziati si sono aperti in concomitanza con quelli della Cop26 a Glasgow, ovvero la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima. L’obiettivo dell’Ue è chiaro: zero emissioni entro il 2050. Ma l’Europa ne produce solo il 7-8%, per questo motivo sono imprescindibili Russia, Cina e India. Che, però, non sembrano voler collaborare fino in fondo.

G20, clima: lo “zoccolo duro” di Russia e Cina

Vladimir Putin e Xi Jinping non sono a Roma. A rappresentarli hanno inviato i loro ministri degli Esteri. La motivazione ufficiale è la pandemia, ma forse c’è di più. I leader di Russia e Cina avevano fissato il raggiungimento della neutralità carbonica al 2060: troppo in là per gli esperti. Putin ha promesso che “il ruolo del petrolio e del carbone diminuirà”, mentre l’accusa di Xi è chiara: non si può imporre qualcosa adesso ai Paesi emergenti, quando per decenni quelli più avanzati non hanno mai messo un tetto alle proprie emissioni.

Il che effettivamente è vero, un ritardo d’intervento c’è. “Era meglio muoversi 20 anni fa, quando eravamo in pochi temerari a lanciare l’allarme sul riscaldamento globale. Ma si può recuperare il tempo perduto” ha detto Rifkin, guru degli ambientalisti e in passato consulente di Ue, Usa e Cina per i loro “progetti verdi”.

G20, tetto massimo a 1,5 gradi per riscaldamento globale. Ma è davvero possibile?

G20, tetto massimo a 1,5 gradi per riscaldamento globale. Ma è davvero possibile?
Infermieri, medici e volontari sanitari con i leader del G20 di Roma

I negoziati sono in corso. Fonti vicine al summit hanno fatto sapere che i leader mondiali hanno raggiunto un accordo per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi. Nello specifico, oggi i capi di Stato hanno approvato una dichiarazione che, di fatto, supera gli impegni sottoscritti alla conferenza di Parigi sul clima del 2016: lì, infatti, il tetto massimo era stato fissato a 2 gradi. Una decisione cruciale che è arrivata dopo una notte di negoziati trascorsa all’interno della Nuvola di Fuksas nel quartiere Eur. Ma sull’azzeramento delle emissioni “entro metà secolo” ci sono evidenti complicazioni: il muro di Cina, India e Russia sembra insormontabile.

Il dubbio, perciò, è molto forte: come sarà effettivamente possibile restare entro il limite di 1,5 gradi senza la collaborazione di Cina, India, Russia (e anche Arabia Saudita)? Tanto che alcuni altri leader hanno comiciato a mettere le mani avanti anche in vista della Cop26, dove invece sarà necessario trovare impegni più ambiziosi e a breve termine. “Bisogna essere molto modesti in questo momento e riconoscere quanto sia grande questa sfida sul cambiamento climatico” ha detto Boris Johnson.

G20 a Roma: la bozza della dichiarazione finale

Dobbiamo accelerare l’eliminazione del carbone e investire di più in energie rinnovabili” ha detto il Premier Mario Draghi. Che poi ha sottolineato come le negoziazioni in vista della dichiarazione finale sono “ancora in corso, in particolare per quanto riguarda la fine dei finanziamenti delle centrali a carbone e del carbon exit”, soprattutto a causa di quei Paesi che utilizzano ancora il carbone, come la Cina. Per questo si sarebbe optato per una maggiore flessibilità: fonti vicine alle negoziazioni, ad esempio, hanno fatto sapere che nella bozza della dichiarazione finale sia stata scelta la formula “entro metà secolo” per l’obiettivo della carbon neutrality e non “2050” come auspicato da alcuni Paesi.

Tale dichiarazione, oltre a confermare il tetto di 1,5 gradi, ha ribadito anche l’impegno a finanziare il clima con 100 miliardi. Oltre a ciò, verranno inseriti nel documento gli accordi sui vaccini e sulla global tax raggiunti ieri. Tuttavia, senza la collaborazione dello zoccolo duro composto dai soliti noti, che di fatto non permette ai negoziati di trasformarsi in realtà, quanto deciso in questi giorni a Roma sembra di impossibile attuazione. E il tempo per frenare il riscaldamento globale è sempre meno.

Leggi anche: Le Nazioni Unite prima della Cop26: “Sprecata l’opportunità di ricostruire meglio dopo il Covid”

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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