Francia, arriva la realtà virtuale che contrasta la violenza sulle donne

Una realtà virtuale per “mettersi al posto delle donne”, così il ministero della Giustizia francese lancia il progetto sperimentale destinato agli uomini condannati per violenze domestiche.

Clarice Subiaco
Clarice Subiacohttps://medium.com/@ClariceSubiaco
Classe 1986, passato di studi umanistici e presente nel mondo dei dati. In mezzo, esperienze di lavoro come Digital PR, Content Strategist e Project Manager per startup e agenzie internazionali. Ama raccontare l'innovazione che ha un forte impatto sociale.
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E se facessimo in modo che i carnefici provino sulla propria pelle ciò che subiscono le donne vittime di violenza? Questo in breve il succo di un progetto sperimentale lanciato in Francia con lo scopo di fermare i casi recidivi di violenza domestica attraverso la realtà virtuale.

Una macchina dell’empatia per comprendere le vittime

Il progetto sperimentale lanciato in Francia la scorsa settimana, prevede una full immersion all’interno della vita quotidiana di una famiglia attraverso la realtà virtuale. La storia è divisa in sette sequenze e si svolge su un arco temporale di alcuni anni. Lo spettatore, durante la riproduzione delle scene di vita quotidiana, acquisisce il ruolo dell’uomo, poi quello della donna e infine quello del figlio, in modo da poter fare esperienza di tutti i punti di vista delle parti coinvolte. 

Lo scenario è stato elaborato in stretta collaborazione con un team di esperti in violenze coniugali ed è strutturato in modo da rappresentare vari temi come la dominazione, la violenza psicologica, la violenza fisica e altro. Si tratta di fatto di una sorta di “macchina dell’empatia” che permette di far vivere le emozioni sentite dalle vittime e di far comprendere la paura a degli uomini che spesso vivono nel diniego totale, come spiega Guillaume Clere, fondatore della startup Reverto, che ha collaborato al progetto.

Infatti, come dimostra uno studio pubblicato nel 2018 dalla rivista scientifica Nature, gli uomini che agiscono violenza contro le donne hanno una minore capacità di decifrare la paura sul volto delle vittime e la realtà virtuale può avere un grande impatto nel migliorare la percezione di questa emozione.

Dopo essersi messi al posto di una donna vittima di violenze, gli uomini violenti hanno migliorato la loro capacità di riconoscere la paura sul viso delle donne.

Ha spiegato uno degli autori della ricerca.

La realtà virtuale per “aprire il dialogo con gli autori di violenze”

In questo modo i partner violenti vengono messi di fronte alle loro azioni e alle conseguenze che queste hanno non solo nei confronti delle proprie compagne, ma anche sui figli. 

Anche se le violenze non sono dirette verso di loro, le conseguenze psicologiche della violenza assistita sono enormi.

Aggiunge Guillaume Clere in un’intervista alla rete televisiva France Info.

Il responsabile del progetto Jérôme Delbrosse ha spiegato in un’intervista che la sperimentazione vuole “aprire al dialogo” e che verrà inserita nel quadro del lavoro fatto con i servizi penitenziari di reinserimento:

L’obiettivo finale è diminuire le violenze recidive, ma quello primario è da un lato cambiare la percezione degli autori di violenza sul proprio comportamento e dall’altro iniziare un dialogo con il personale penitenziario che ha il compito di accompagnare i detenuti nel loro percorso di reinserimento nella società.

Ha affermato Delbrosse in un’intervista riportata dalla testata RTL.

Al via la sperimentazione della realtà aumentata sui detenuti di 3 città francesi 

La sperimentazione è iniziata nelle città di Lione, Meaux e Villepinte e coinvolge trenta volontari, alcuni detenuti, altri condannati e seguiti in ambiente aperto. 

Abbiamo scelto i profili che hanno la più alta probabilità di essere recidivi

Precisano dalla Cancelleria. Il progetto sarà valutato in maniera indipendente, prima della sua eventuale implementazione e potrà essere anche utilizzato come strumento per formare personale giuridico e forze dell’ordine a comprendere meglio le violenze coniugali. 

Il dispositivo è stato già testato in Spagna dove ha prodotto risultati molto positivi su dei detenuti del carcere di Tarragona, secondo quanto riportato dal ministero della Giustizia.

Il guardasigilli Eric Dupond-Moretti ha presentato il progetto lo scorso venerdì, giorno in cui è ricorso anche il primo anniversario dell’introduzione del braccialetto anti-avvicinamento. Il dispositivo fa parte delle misure messe in atto dal governo francese per fermare il preoccupante aumento dei casi di femminicidio. 

Il braccialetto elettronico si attacca alla caviglia e permette di geolocalizzare i partner o ex partner violenti. Un sistema di allarme avvisa le autorità quando questi ultimi si avvicinano alla vittima la quale deve avere sempre con lei un dispositivo di localizzazione. Secondo gli ultimi dati, in Francia sono 290 gli uomini che portano il braccialetto.

Il progetto all’origine della sperimentazione francese

La sperimentazione della realtà virtuale per combattere la violenza domestica nasce nel 2019 dal progetto VRespect.Me della società spagnola Virtual Bodyworks e sostenuto dall’Unione Europea. Visti i risultati ottenuti in Spagna, l’idea del fondatore della società, Charlie Pearmund, è quello di espandere la tecnologia anche ad altri ambiti:

Nel 2020 è stato avviato un nuovo progetto finanziato dal programma Diritti, uguaglianza e cittadinanza dell’UE dal nome “VR per Genere”. In questo progetto, VRespect.Me viene esteso non solo alla riabilitazione degli autori di abusi, ma anche alla prevenzione degli abusi di genere tra i giovani.

Spiega Pearmund al CORDIS, il Comitato che ha il compito di riportare i risultati dei progetti finanziati dall’UE in ambito ricerca e innovazione. 

Durante il lockdown +79,5% di chiamate a numero anti violenze 1522 

Dall’inizio di quest’anno i femminicidi in Italia sono stati ben 83. Oltre la metà sono avvenuti per mano di partner o ex. Nel 2020 le chiamate al 1522, il numero contro la violenza e lo stalking, sono aumentate del 79,5% rispetto all’anno precedente, con un boom a fine marzo, in corrispondenza del lockdown scattato per la pandemia da Covid-19.

Durante la pandemia di Covid-19, è stato riferito un ulteriore incremento delle donne vittime di violenza di genere, in particolare durante i periodi di lockdown, pertanto, il problema, già endemico in tutto il mondo, è diventato ancora più grande. 

Afferma Pearmund, che sottolinea anche come la realtà virtuale sia soltanto uno dei modi per contrastare la violenza sulle donne, ma non certo l’unico: 

La violenza di genere è una materia multidimensionale e complessa che richiede molti approcci diversi e la pandemia ci ha mostrato in modo molto chiaro che si tratta di un problema sociale e di salute molto importante. La realtà virtuale immersiva sarà solo uno dei metodi per affrontare davvero questo problema una volta per tutte.

La possibilità di aumentare le capacità empatiche nelle persone non è solo utile per contrastare la violenza sulle donne, ma può servire anche a combattere il victim blaming, ovvero la tendenza ad addossare la colpa alle stesse vittime, perché permette di provare sulla propria pelle, seppur in maniera virtuale, delle situazioni difficili da spiegare a parole. 

D’altronde mettersi nei panni degli altri è da sempre uno dei migliori sistemi per sviluppare relazioni sociali più sane e pacifiche. Chissà che la tecnologia non possa aiutarci ad essere più umani.    

Leggi anche: “Alexa, dimmi cos’hai sentito”, Amazon testimonia contro la violenza domestica

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