Filippo Ferlazzo, chi è l’uomo dell’omicidio di Civitanova: profilo psicologico e storia clinica

Filippo Ferlazzo, il 32enne accusato dell’omicidio di Alika Ogorchukwu a Civitanova, ha dei trascorsi difficili, tra Tso e comunità terapeutiche. Vediamo la sua storia clinica.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Filippo Ferlazzo, il 32enne accusato dell’omicidio del venditore ambulante Alika Ogorchukwu, ha una storia clinica alle spalle di un certo peso. Lo scorso anno la madre, architetta e responsabile in un negozio di arredamento a Salerno, lo avrebbe denunciato per minacce per poi essere sottoposto a Tso. Il ragazzo ora si trova in carcere in seguito alla conferma durante l’udienza, del giudice delle indagini preliminari Claudio Bonifazi, e dopo che questi ha preso visione della cartella clinica di Ferlazzo.


Intanto la fidanzata Elena D. ha chiesto scusa alla famiglia della vittima e il datore di lavoro, Stefano Cesca della Steve, fa sapere che giovedì scorso il 32enne ha avuto uno scatto d’ira per il rinnovo del suo contratto.

Le carte del Trattamento sanitario obbligatorio descrivono Filippo Ferlazzo come un tossicodipendente aggressivo, con sindrome bipolare, comportamenti psicotici e disturbi della personalità. Anche il Gip lo descrive come un soggetto violento ad alta pericolosità sociale che può uccidere anche con un impulso immotivato.

Filippo Ferlazzo: la storia clinica e l’invalidità riconosciuta

Dopo il Tso a Salerno Filippo Ferlazzo era stato preso in carico dal Centro di Salute Mentale di Civitanova Marche. Fino al 2016 aveva un’invalidità riconosciuta dall’INPS dell’80% che ha raggiunto il 100% un anno e mezzo fa, per la diagnosi di disturbo bipolare di un soggetto con personalità borderline.

Dal 2018 la madre Ursula Loprete era stata nominata dal tribunale sua amministratrice di sostegno, anche se il suo ruolo non comportava un controllo da vicino in quanto il figlio conservava la capacità di intendere e di volere, non trovandosi né in condizioni di interdizione e né di inabilità, avrebbe specificato al riguardo a La Stampa il procuratore Claudio Rastrelli.

Nel 2021 conclude un percorso in una comunità terapeutica a Lecce, durato un anno e mezzo. Torna prima a Salerno per poi recarsi di nuovo a Civitanova Marche. Ad aprile va due volte al pronto soccorso ma non essendoci gli estremi per un Tso gli viene consigliato solo un percorso di cura farmacologica. Ciò nonostante non prende appuntamento con un centro di salute mentale.

Filippo Ferlazzo: la compagna e il nuovo lavoro

Filippo Ferlazzo conviveva con la compagna 48enne Elena D. e da circa un mese aveva trovato lavoro come operaio nella fonderia di Stefano Cesca, la Steve Stampi. Il proprietario e datore di lavoro ha raccontato alla stampa di un recente scatto d’ira. Ecco cosa ha detto al Corriere della Sera:

Da giorni mi veniva dietro in preda all’ansia per chiedermi di rinnovargli il contrattino di un mese che sarebbe scaduto il 31 luglio. E io gli dicevo: tranquillo, non c’è fretta, ne parliamo quando scade.

Ma lui, all’improvviso, ha dato un calcio terribile alla porta del mio ufficio e poi è rimasto là fuori in silenzio, balbettando qualcosa mentre mi fissava.

Cesca però aveva avuto una buona impressione su Ferlazzo:

Era un operaio bravo, affidabile, ci teneva a questo lavoro.

Si era presentato un mese fa qui da solo e io l’avevo assunto senza problemi, aveva imparato subito il mestiere, svuotava i bidoni, martellava per ore il materiale, sembrava instancabile. Anche se alla Croce Verde dove faccio il volontario mi avevano detto di stare all’erta.

Filippo Ferlazzo: come appare sui social

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Sui social Filippo Ferlazzo si faceva chiamare Filippo Figo e raccontava di essere nato in Austria, di studiare all’Accademia di Belle Arti di Torino e di amare dipingere e suonare Beethoven al pianoforte.

Tramite un post Facebook scritti due anni fa, come riportato da Ansa, non nega di aver avuto un passato burrascoso ma che proprio quello lo avrebbe reso più forte, consapevole del presente e di quello che in futuro non sarebbe voluto essere.

Descrive così invece, sempre nel suo profilo, una tela che è divenuta la copertina di un testo che raccoglieva testimonianze di operatori nel trattamento precoce dei disturbi psicotici:

La tela per me ha un significato molto particolare è come un baratro dove rinchiudo i miei demoni…

i soggetti che dipingo non sono obbligatoriamente belli anzi a volte mi spaventano ma sono sicuro che sono confinati li in una tela perfetta.

Leggi anche: Riccione, chi erano e cosa è successo alle due sorelle travolte e uccise dal treno

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