L’indagine per evasione fiscale che ha visto coinvolta la discoteca e stabilimento balneare Papeete di Milano Marittima fa riferimento a fatture relative ad operazioni inesistenti per evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto.
Il Papeete, dove è in corso la festa estiva della Lega, è diventato famoso nell’estate del 2019 quando Matteo Salvini tra un mojito e l’altro aveva fatto esplodere la crisi che portò alla caduta del primo Governo Conte, con tanto di conferenza stampa.
Al centro dell’inchiesta c’è la Società Mib Service, nata nel 2010 e specializzata in consulenze nel settore della ristorazione e dell’intrattenimento, che secondo gli inquirenti avrebbe emesso fatture per operazioni inesistenti. Il Gip di Ravenna, Corrado Schiaretti, su richiesta dei pm della procura Alessandro Mancini e Monica Gargiulo, ha emesso un decreto di sequestro di 2,3 milioni di euro ai 35 imprenditori coinvolti in cui compaiono anche il Papeete srl e la Villapapeete srl. Per il primo il sequestro ammonta a 384.676 euro mentre per la seconda a 147.142 euro, per un totale di 500mila euro.
Papeete, dalla festa della Lega al sequestro
Solo qualche giorno fa Matteo Salvini si trovava al Papeete per la festa della Lega, intervistato da Bruno Vespa e in collegamento telefonico con Silvio Berlusconi. Oggi invece Papeete srl e Villapapeete srl, società che fanno riferimento a Rossella Casanova, sorella dell’eurodeputato della Lega Massimo Casanova, si vedono implicati nell’indagine per evasione fiscale con al centro la Società Mib Service. Quest’ultima anziché fornire consulenze serviva per gestire un metodo elaborato di riassunzione dei dipendenti, che molte volte coincidevano con gli amministratori delle aziende clienti.
Tra i destinatari del sequestro ci sono la pasticceria Palumbo, in centro a Ravenna (il cui sequestro ammonta a 72.599 uro), le attività della ex gieffina Mascia Ferri (sequestrati 61.777 euro) e del suo compagno (63.157 euro), e lo stabilimento di Bbk di Punta Marina Terme (170.792 euro).
Sequestro Papeete, l’inchiesta inizia nel 2020
L’inchiesta della Guardia di Finanza sulla Mib Service parte da lontano. A giugno del 2020 vi fu un provvedimento per 5,8 milioni di euro, poi ridotto ad agosto in sede di riesame dal Tribunale di Ravenna, per fatture emesse dal 2013 al 2017 e considerate false.
L’indagine sarebbe partita da una verifica fiscale sulla suddetta società , che avrebbe portato a scoprire un sistema di finte assunzioni. Per l’accusa si tratterebbe di “una società di comodo, strutturalmente inesistente, una cartiera evoluta creata per la commissione di attività illecite”, come si legge nel decreto di sequestro di quasi 6 milioni di euro.
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