Eugenio Borgna: “Sì, psicanalizzo a 93 anni e posso dire che la depressione è malinconia”

Lo psichiatra Eugenio Borgna si racconta: "Scrivo e basta. Dà senso all’esistenza, mi aiuta a pensare. Alla follia mi piace dare un altro nome, più poetico".

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Eugenio Borgna ha da poco compiuto 93 anni, anche se “ancora non ci credo”. E nonostante la sua veneranda età continua ancora a visitare. Responsabile del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Pavia e direttore dell’ospedale psichiatrico di Novara, di cui è attualmente primario, è stato uno dei primi psichiatri in Italia, dagli anni ’60, ad utilizzare un approccio clinico diverso con i pazienti rispetto a quelli comunemente in uso. Come richiama il suo ultimo libro, Mitezza. Con mitezza e Tenerezza, usando il dialogo e l’ascolto reciproco, perché “non curi senza tenerezza, accoglienza, ascolto, consapevolezza dei tuoi limiti”.

Eugenio Borgna: “Volevo aiutare gli altri, ma senza opprimerli”

Il dottor Eugenio Borgna ascoltava e ascolta i suoi pazienti per giornate intere e rivela al “Corriere della Sera” di aver scelto il mondo della psichiatria, perché era per lui una “disciplina impossibile e misteriosa”:

Volevo aiutare gli altri senza opprimerli. Non avevo la mano per la chirurgia, gli infermieri erano più bravi di me. E mi perseguitava un ricordo lancinante.

A 5 anni subii un intervento per una mastoidite, un’infezione oggi curabile con gli antibiotici.

Mi capita tuttora di riprovare la sofferenza della solitudine che mi avvolse in sala operatoria.

Maestro di Umberto Galimberti, con cui ha lavorato anche insieme, loda il suo alunno e rifugge dalla concezione della sofferenza come terrificante:

Umberto ha lavorato con me nell’ospedale psichiatrico di Novara. Lo assisteva l’intelligenza del cuore.

La sua partecipazione al destino degli altri è stata di grande aiuto per colleghi, infermiere, suore.

Le malattie mentali non esistono, non si possono dimostrare.

I farmaci sono al massimo adiuvanti. Conta molto di più interpretare i significati nascosti delle parole, le creature dell’anima.

Eugenio Borgna: “La psichiatria è sempre stata la mia vita”

Secondo Borgna, “la psichiatria è vita”, perché “finché c’è vita, c’è ascolto”. Anche verso se stessi. Racconta di aver praticato un’autocura contro la depressione:

Di depressione cerco di parlarne il meno possibile.

Preferisco definirla malinconia, una ferita dello spirito generata da ambiente e persone.

E non parla nemmeno di follia. Sottolineando l’importanza delle parole, Le parole che ci salvano, ha dato alla follia un nome diverso, più “poetico”:

Per me resta un “morbus sine materia” (una malattia senza riscontro organico).

Per Clemens Brentano, scrittore tedesco dell’Ottocento, è la sorella sfortunata della poesia.

Concordo.

Eugenio Borgna: “Non guardo la tv. Scrivo e basta”

Il dottor Eugenio Borgna porta con sé i ricordi di una vita trascorsa tra le corsie, e la memoria delle conversazioni avute con i suoi pazienti. Ma c’è anche un grande vuoto che porta dentro la sua interiorità, un dialogo che, però, non avrà mai una fine:

Mia moglie Milena, anche lei psichiatra, morì nel 2002, a 63 anni, per una malattia autoimmune.

Mi restano la sua grazia, il suo sorriso, il suo silenzio. È un dialogo che non finirà mai.

Borgna ha da sempre prediletto la modernità alla rigidità del passato, e sebbene non ami il mondo dei media, si tiene costantemente aggiornato sul mondo:

Non guardo neanche la tv. Scrivo e basta. Dà senso all’esistenza, mi aiuta a pensare.

Ma mi sento in consonanza con il mondo di oggi.

Lo vedo contrassegnato da fiumi di partecipazione umana, anche se ha scambiato il bene per i beni materiali, e per questo vive nell’angoscia di perderli.

Non tornerei indietro.

Leggi anche: Psichiatria: paziente ricoverato si laurea, è il primo in Italia

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