“Era Ora” da oggi su Netflix: “Una commedia pensata in pandemia sul valore del nostro tempo”

Era Ora è una romantic comedy, ideata nel periodo della pandemia. Pur non avendo l'ambizione di trovare risposte, ci mette davanti a forti interrogativi sul nostro rapporto con la dimensione del tempo. L'intervista al regista Alessandro Aronadio.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.

Da oggi, giovedì 16 marzo 2023, è possibile vedere in streaming su Netflix “Era Ora”, pellicola diretta dal regista Alessandro Aronadio e presentata alla Festa del Cinema di Roma 2022.

Il film è una commovente romantic comedy imperniata sulla stravagante avventura che ci ostentiamo a chiamare “tempo”, e che proprio in virtù del suo accelerarsi, secondo la trama della vicenda narrata, pare voglia trasmetterci quale debba essere il suo corretto uso: riappropriarsi del tempo, e di conseguenza della propria esistenza. La casa stessa, divenuta ancora di più dopo la pandemia luogo-specchio di chi siamo e di cosa viviamo, diviene un personaggio vivo e vivace che si rinnova insieme alla storia dei due protagonisti. “La casa di Dante e Alice dice tanto. Evolve o involve in base a quello che succede nella vita di Dante”, afferma il regista.

Era Ora: la trama e il valore del tempo

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I protagonisti della pellicola sono Dante e Alice, interpretati rispettivamente da Edoardo Leo e Barbara Ronchi. La coppia si ama alla follia pur essendo composta da due persone dai caratteri molto diversi. Lei è un’illustratrice e una sognatrice, mentre lui è uno stacanovista, non riesce ad avere un buon rapporto con il tempo, che pare sfuggirgli via. Risucchiato dal suo lavoro, finisce nello smarrirsi nelle mille cose da fare, che sistematicamente rimanda al giorno seguente e per questo esprime il desiderio di avere più tempo.

Quando però all’indomani dei suoi quarant’anni viene catapultato un anno in avanti Dante vive un incubo a occhi aperti. La compagna gli mette tra le braccia una bella bambina di qualche mese e il protagonista percepisce di star vivendo una realtà sfalsata, una vita accelerata, di cui non ha memoria né controllo. Riuscirà a comprendere il valore del tempo?

Era Ora, l’intervista ad Alessandro Aronadio

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Abbiamo ascoltato Aronadio chiedendogli di raccontarci la sua commedia, con un excursus sul suo percorso artistico e professionale.

In cosa si differenzia Era Ora rispetto al film Long Story Short, a cui si ispira? Ci sono anche degli elementi autobiografici da cui hai attinto?

La differenza è totale. Ho voluto utilizzare la sceneggiatura del film australiano così come si fa con i libri, quando si trae un film da un romanzo, ci si lavora tanto e poi ci si distanzia dall’origine. Il film non è un remake, ma un make, ci siamo allontanati tantissimo dal film originale. In Long Story Short il protagonista è un procrastinatore, mentre io ho pensato che fosse uno molto più vicino alla vita di tutti noi, un protagonista che stipa la sua giornata di mille impegni.

Poi c’era l’innesco della storia che era favolistico, c’era un incantesimo di una specie di fattucchiera, il tono del film era molto più comico e anche il finale è completamente diverso, si tornava indietro all’inizio come se non fosse successo nulla.

Il 95% del film è stato totalmente riscritto. Sia io sia il co-sceneggiatore Renato Sannio, abbiamo messo molto del nostro, del nostro vissuto, delle nostre paure. Abbiamo scritto il film durante la pandemia, in cui era come se il tempo si fosse fermato quindi anche il nostro modo di concepirlo era molto diverso. Abbiamo cercato di trattare degli aspetti della vita che ci angosciano, in chiave di commedia. Era Ora in sé contiene sia una dimensione più leggera sia una dimensione più seria legata alle cose che rischiamo di perdere ogni giorno nella nostra vita.

Com’è stato lavorare con Edoardo Leo e con la costruzione del suo personaggio?

Si tratta della seconda volta che lavoriamo insieme, dopo Io c’è. Io ho anche scritto un film di Edoardo, Che vuoi che sia. Con Edoardo c’è grande sintonia. So che lui si fida di me, che posso portarlo in zone meno frequentate da lui dal punto di vista recitativo, si lascia dirigere. So che c’è una fiducia tale da permettermi di portarlo a sperimentare delle dimensioni più cupe, più introspettive, più dolorose. Godendo della sua fiducia lui si lascia dirigere in maniera estremamente serena. Avere un attore come lui per me è una sicurezza. Scrivendo il film ho pensato che nessuno poteva rappresentare Dante, se non lui, e questo viaggio, da un tono più leggero a un tono più doloroso.

Qual è il messaggio più forte del film? È una pellicola che parla a tutti?

Credo che Era Ora parli di tutti noi, di chi è più concentrato sul proprio lavoro, di chi si accorge che improvvisamente è passato un mese, due mesi della propria vita e non se n’è neanche accorto, di chi si gira un attimo indietro e dice ‘quando sono passati questi anni’, di chi guarda un bambino dopo un po’ di tempo e dice ‘Quando sei cresciuto?’. Era Ora parla del passare del tempo, che è un viaggio che riguarda tutti, indipendentemente dal lavoro che facciamo e da quanti soldi abbiamo in banca. La gestione del tempo è uno dei grandi problemi della vita di ciascuno e diventa ancora più impellente in quest’epoca in cui tutto è accelerato.

Come si è sviluppato il percorso evolutivo della tua carriera? Quali obiettivi vuoi raggiungere con i tuoi film?

Io ho fatto un primissimo film che era Due vite per caso, poi ho deciso che avrei voluto fare una commedia indipendente. Ho fatto Orecchie, che è un film molto anarchico, non solo perché è in bianco e nero ma anche perché il protagonista è sconosciuto, con un tono un po’ stralunato. Adesso con Era Ora mi sono voluto confrontare con un genere che mi piace tantissimo, quello della romantic comedy, con un un mio modo di fare la commedia, partendo sempre dal dolore per poi provare a riderci sopra. C’è la voglia di sperimentare, non so se c’è un’evoluzione. Tutti i miei film partono da un punto di domanda e finiscono con un punto di domanda. Non hanno mai una risposta. I miei film hanno la tendenza a condividere una domanda piuttosto che cercare di dare una risposta, non sono nessuno per dare una risposta e non ho interesse nel darla.

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Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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