Draghi in visita a Tripoli apre alla nuova Libia, ma sbaglia sul tema migranti

Il 5 aprile Mario Draghi è giunto a Tripoli per la sua prima missione all'estero: qui ha dialogato con Abdelhamid Dabaiba, primo ministro libico ad interim.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Come noto, lo scorso 5 aprile il Presidente del Consiglio Mario Draghi, accompagnato dal ministro degli Esteri Luigi di Maio, è giunto a Tripoli per la sua prima missione all’estero.

Durante la visita, Draghi ha dialogato con Abdelhamid Dabaiba, il primo ministro ad interim del governo di transizione nato pochi mesi fa grazie all’intervento dell’ONU, nonchè successore di Fayez al-Sarraj, ex-leader libico riconosciuto dalle Nazioni Unite, in scontro ormai dal 2014 con le truppe dell’Lna (l’esercito nazionale libico) guidate dal maresciallo Khalifa Haftar.

Durante l’incontro, come riportato da Draghi stesso, i due leader hanno parlato di cooperazione in campo energetico, infrastrutturale, sanitario e culturale, ma soprattutto, e su questo tema sono nate ampie polemiche, di immigrazione e gestione dei flussi migratori nel Mediterraneo.

Draghi in visita a Tripoli apre alla nuova Libia, ma è essenziale garantire il “cessate il fuoco”

Draghi in visita a Tripoli apre alla nuova Libia, ma è essenziale garantire il "cessate il fuoco"

La visita in Libia è uno dei primi atti significativi di politica estera di Mario Draghi. La scelta di Tripoli per la sua prima missione è anche piuttosto eloquente: quantomeno, dimostra che l’Italia consideri il rapporto con la Libia come uno dei suoi interessi strategici principali.

Il premier italiano ha definito l’incontro con Dabaibasoddisfacente, caloroso e ricco di contenuti“. In particolar modo, Draghi ha posto l’accento sul momento politico particolarmente fortunato che la Libia sta attraversando:

La Libia sta attraversando un momento unico. Il Governo di unità nazionale è stato riconosciuto e legittimato dal Parlamento e sta procedendo alla riconciliazione nazionale.

In questo senso il momento è unico per ricostruire un’antica amicizia e una vicinanza che non ha mai conosciuto pause.

L’ambasciata italiana è stata l’unica aperta durante tutti questi lunghissimi anni di conflitto e di pericolo.

La volontà di dare maggiore solidità ai rapporti con la Libia è testimoniata anche dall’ampio spazio riservato dai due premier al dialogo su un maggiore sviluppo dell’interscambio culturale tra i due paesi e sulla necessità di un riavvio delle trattative per il recupero di crediti storici, riguardo ai quali Draghi ha detto:

È un momento unico per guardare al futuro e per muoversi con celerità e decisione.

C’è la volontà di riportare quello che era l’interscambio culturale ed economico con la Libia ai livelli di cinque, sei, sette o otto anni fa e la conversazione di oggi mi assicura che si vuole anche superarlo.

Un requisito essenziale per procedere con la collaborazione è che il cessate il fuoco continui.

La ripresa dell’attività diplomatica in Libia fa ben sperare: sembra che la comunità internazionale sia convinta che il nuovo Governo sarà in grado di riportare un po’ di stabilità nel Paese, dilaniato da anni di sanguinosi scontri. Ma gli analisti internazionali ridimensionano l’entusiasmo e sottolineano quanto Haftar e le sue truppe siano ancora presenti nell’oriente del Paese, senza contare la presenza in suolo libico di gruppi di mercenari inviati da Turchia e Russia durante le fasi più dure del conflitto. La strada sembra ancora lunga.

Leggi anche: Kenya, ordinata la chiusura di due campi profughi: oltre 400mila migranti a rischio

Draghi in visita a Tripoli, le parole sull’immigrazione: “Soddisfazione per quello che la Libia fa nei salvataggi”

Draghi in visita a Tripoli, le parole sull'immigrazione: "Soddisfazione per quello che la Libia fa nei salvataggi"

Draghi e Dabaiba hanno parlato anche di immigrazione e, in particolare, della gestione dei flussi migratori del Mediterraneo, per i quali la Libia ha ricevuto centinaia di milioni di euro da parte dell’Italia e dell’Unione Europea, sotto forma di finanziamenti e di mezzi.

Ma la gestione del problema migranti da parte di Tripoli non è apparsa certamente brillante. Nelle prossime settimane verrà votato dal Parlamento italiano il rifinanziamento delle attività in Libia. Anche per questo, forse, l’entusiasmo manifestato da Draghi nell’esprimersi sulla gestione libica dei flussi ha fatto storcere parecchio il naso. Egli ha detto:

Sul piano dell’immigrazione noi esprimiamo soddisfazione per quello che la Libia fa nei salvataggi e, nello stesso tempo, aiutiamo e assistiamo la Libia.

Parole chiare, non interpretabili: Draghi si è dichiarato soddisfatto di come Tripoli gestisce i flussi migratori. Ma c’è un problema fondamentale.

Come riportato da Wired, il nostro Paese ha ha firmato nel 2017, quando Gentiloni era Presidente del Consiglio, un memorandum di intesa con la Libia, col quale l’Italia ha finanziato la “guardia costiera” libica con oltre 20 milioni di euro, di cui 10 approvati nel 2020.

Ma l’operato della guardia costiera libica è davvero così ineccepibile come sostiene Draghi? Il corpo militare in questione, formato da ex militari e trafficanti, è stato creato e finanziato dall’Italia per intercettare i migranti nel Mediterraneo e riportarli in Libia, paese che non riconosce la Convenzione di Ginevra sui rifugiati.

Non è raro che la “guardia costiera” decida di non intervenire in soccorso delle imbarcazioni in difficoltà, lasciando che i barconi affondino e che i migranti muoiano in mare: l’ultimo episodio risale al 20 marzo scorso, quando 60 persone sono morte a largo delle coste libiche, abbandonate nonostante le numerose segnalazioni fatte dalle Ong alle autorità.

E cosa succede a chi viene intercettato dalla Guardia Costiera? Le persone intercettate vengono portate indietro e trattenute nei centri di detenzione libici: dal 2017 ad oggi la Guardia Costiera ne ha intercettate oltre 600. E la situazione nei centri di detenzione non è certamente l’ideale, tutt’altro: diverse organizzazioni internazionali, tra cui l’Onu, hanno denunciato i campi di detenzione libici per le violazioni dei diritti umani. Alcuni hanno definito tali centri “lager”.

L’Italia da parte sua, sottolinea Wired, non ha fatto molto per migliorare la situazione, lasciando i centri per i migranti a se stessi, e trattando la questione con colpevole negligenza: c’è stata infatti una totale mancanza di monitoraggio da parte del nostro Paese rispetto ai fondi dati a Tripoli. Diverse inchieste hanno messo in luce come molti dei finanziamenti concessi dall’Italia siano finiti in mano a trafficanti e milizie, che si arricchiscono sul traffico di migranti.

Siamo sicuri che sia lecito e corretto complimentarsi con la Libia per le sue eroiche azioni di salvataggio?

Draghi si complimenta con Tripoli sulla gestione dei salvataggi: le critiche e la risposta del Premier

Draghi si complimenta con Tripoli sulla gestione dei salvataggi: le critiche e la risposta del Premier

Dopo le parole di Draghi, come prevedibile, la sinistra è insorta. Specie il Partito Democratico. Matteo Orfini, deputato del Pd, ha scritto su Twitter:

Draghi ha espresso ‘soddisfazione’ per quello che la Libia fa sul salvataggio dei migranti.

Significa dirsi soddisfatti della sistematica violazione dei diritti umani. Era inaccettabile quando lo dicevano i suoi predecessori. È inaccettabile anche oggi che a dirlo è lui.

Sempre su twitter, la dem Laura Boldrini ha invece sottolineato:

L’Italia deve contribuire alla stabilizzazione e alla pace della Libia, dopo la terribile guerra civile fomentata anche da potenze straniere. Grave che Draghi abbia ignorato le violenze e le torture, subite dai migranti nei campi di detenzione, denunciate dall’Onu.

E come ribattere a tali accuse? La gestione discutibile dei flussi migratori da parte della Libia è lampante. Mario Draghi ha comunque risposto alle critiche durante l’ultima conferenza stampa a Palazzo Chigi, tenutasi l’8 aprile scorso, ed ha detto:

Sono consapevole di essere stato criticato, ma l’Italia è l’unico Paese ad avere corridoi umanitari in Libia.

Questi temi sono stati toccati: ho detto che siamo preoccupati per i diritti umani e orientati al superamento dei centri di detenzione. Franchezza ma capacità di cooperare.

Tra le tante aree di cooperazione c’è quella dell’immigrazione. Senza troppo andare nei dettagli, questo è un problema che esiste.

Allora come deve affrontarlo un Governo? Un approccio umano, equilibrato ed efficace, sono le direttive che mi sono dato.

Ma anche qui pioggia di critiche: come riportato da Pagella Politica, non è affatto vero che l’Italia sia l’unica ad avere programmi di evacuazione in Libia: altri Paesi ricevono rifugiati da Tripoli attraverso programmi di rinsediamento o evacuazioni, soprattutto attraverso il Niger e il Rwanda, Paesi verso i quali evacuiamo rifugiati fragili dalla Libia in attesa del loro trasferimento in Paesi sicuri. Senza contare che tra il 2017 e il 2019 sono stati evacuati dalla Libia all’Italia meno di mille rifugiati.

Dunque sì alla cooperazione con Tripoli, ma un netto “no” ad atteggiamenti troppo accondiscendenti, specie in tema di diritti umani.

Leggi anche: Turismo, riaperture, sostegni e Sofagate: tutto quello che ha detto Draghi in conferenza stampa

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