Disabilità e lavoro: 3 professioni per le quali non serve vedere

Quando si tratta di disabilità e lavoro, l’Italia presenta uno dei più alti tassi di disoccupazione in Europa, particolarmente in ambito di disabilità visive. Ecco tre lavori che possono essere svolti da non vedenti: la chiave è l’intelligenza emotiva.

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Disabilità e lavoro, uno dei binomi più problematici della società in cui viviamo. In un mondo che aspira all’inclusione, dove sempre più persone con disabilità salgono alla ribalta grazie a talento e tenacia, la percentuale di occupati con disabilità è ancora sorprendentemente bassa. Vale in particolare per le persone non vedenti o affette da disabilità visive. Lenstore ha condiviso, in tal senso, una serie di dati molto esplicativi.

Disabilità e lavoro: Italia fanalino di coda per l’occupazione delle persone non vedenti

Quando si tratta di disabilità e lavoro, l‘Italia è attualmente tra i fanalini di coda in Europa in ambito di occupazione tra persone affette da disabilità visive e cecità. Su una popolazione di oltre 60 milioni di persone, oltre 3 milioni e mezzo sono affette da disabilità visive gravi e oltre 240mila sono non vedenti. Di queste, ad essere disoccupate sono rispettivamente 2.630.089 e 181.385 persone.

Solo Russia e Spagna presentano numeri peggiori dei nostri, mentre Portogallo e Svezia brillano come nazioni più virtuose, almeno se si considera la media europea che vede un tasso di disoccupazione tra le persone con disabilità visive che si aggira intorno al 75%.

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Perché la disoccupazione tra non vedenti è così alta?

Il problema di fondo, secondo lo studio, starebbe nel fatto che il 90% dei datori di lavoro valuta le persone non vedenti come non assumibili, nonostante gli stessi lamentino poi di non riuscire a coprire tutte le posizioni vacanti nelle aziende. A onor del vero, più che di discriminazione sarebbe giusto parlare di inadeguatezza delle infrastrutture: coniugare disabilità e lavoro è spesso molto difficile per le aziende a causa di aggiornamenti delle sedi che si renderebbero necessari.

Tuttavia, nonostante le buone intenzioni, il risultato resta lo stesso: migliaia di persone non vedenti restano escluse dalla società lavorativa a causa della loro condizione. Un dato quantomeno curioso, se si tiene conto del fatto che Franklin Roosevelt, uno dei presidenti americani più influenti della storia del XX secolo, era affetto da importanti disabilità visive.

3 lavori per cui non serve vedere: la chiave è nell’intelligenza emotiva

Coniugare disabilità visive e lavoro è un’impresa possibile, soprattutto se si tiene conto del fatto che a una disabilità sensoriale si affiancano spesso capacità sopra la norma nell’utilizzo degli altri sensi, ma soprattutto che l’intelligenza umana è sfaccettata e multiforme. L’intelligenza emotiva, cioè la capacità di comprendere, riconoscere e gestire le emozioni proprie o delle altre persone potrebbe essere la chiave che rende le persone con disabilità visive particolarmente abili in alcune categorie lavorative.

Ecco 3 professioni che possono essere svolte da persone non vedenti con eccellenti risultati, spesso senza neppure la necessità di recarsi in un ufficio.

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1. Psicologo o psicoterapeuta

Ebbene sì: fare dell’intelligenza emotiva un lavoro non è una novità. Essere in grado di connettersi empaticamente a un’altra persona per identificare e sciogliere i nodi dell’anima di chi ha bisogno odi supporto è un’attività che richiede soprattutto grandi capacità di ascolto. Capacità che, tra i non vedenti, sono naturalmente amplificate.

Similmente, una carriera nell’insegnamento è altrettanto alla portata di una persona con disabilità visiva, particolarmente quando svolta in classe.

2. Musicista o compositore

Personaggi come Ray Charles o Stevie Wonder hanno fatto la storia della musica: quando erano sul palco nessuno faceva caso alle loro disabilità. Vale anche nel piccolo. Un musicista esperto non ha bisogno di guardare il suo strumento mentre sta suonando: lo conosce perfettamente e sa già quale effetto potrà ottenere cambiando la posizione di un dito o di una mano. A ciò si aggiunge il fatto che le capacità uditive spesso si affinano quando la vista viene meno, un valore aggiunto in un campo in cui un orecchio puro e allenato può fare la differenza.

Inoltre, grazie alle moderne tecnologie, è possibile fare utilizzo di software per la composizione e l’arrangiamento direttamente presso la propria abitazione, eliminando ove possibile i disagi di una trasferta in studio.

Tears - Ray Charles - Wikitesti

3. Giornalista o scrittore

Può un reporter essere non vedente? Secondo i più recenti studi sì. Grazie alle funzioni di accessibilità dei più moderni software, scrivere o fare ricerche è possibile anche per chi è affetto da gravi disabilità visive. Non dimentichiamoci di Helen Adams Keller, altro grande esempio di tenacia e capacitò di mettere a frutto il dono dell’intelligenza emotiva.

All’inizio del secolo scorso, la Keller riuscì a laurearsi – nonostante fossa cieca sin dall’infanzia – e diventò una scrittrice e un’attivista per i diritti delle persone non vedenti o non udenti. Una categoria di voci e persone di cui, in questo momento storico, abbiamo bisogno.

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