Diritto all’oblio: in cosa consiste la norma di farsi cancellare dal web

Con la riforma Cartabia è introdotto un nuovo iter per esercitare il diritto all’oblio in caso di sentenza di assoluzione. Ecco in cosa consiste.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Diritto all’oblio. Dal 1 gennaio 2023 coloro che sono stati assolti o per i quali è scattata l’archiviazione potranno chiedere la deindicizzazione da Google. Di conseguenza i motori di ricerca e le testate on Line, su richiesta, dovranno dissociare i nomi degli assolti dalle notizie circolanti in rete.

Procedure velocizzate e applicabili anche su articoli non ancora scritti. Ad annunciare la novità su Twitter è stato il parlamentare di Azione Enrico Costa. Si tratta infatti di un emendamento a sua firma alla Legge Cartabia che riforma il processo penale.

Diritto all’oblio: cosa prevedeva la legge fino ad oggi

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Le novità della riforma Cartabia sul diritto all’oblio si inseriscono già all’interno di una cornice giuridica consolidata che prevede, secondo il Regolamento europeo, il diritto alla cancellazione dei propri dati personali, ad esempio rivolgendosi a un quotidiano. Ciò però non significa essere cancellato dai motori di ricerca, che continueranno ad associare il proprio nome ad articoli o servizi giornalistici.

Di norma infatti Cassazione e della Corte di Giustizia dell’Unione europea hanno stabilito che non è possibile imporre alle testate giornalistiche la rimozione degli articoli collegati ad un nome.

A questo punto l’unica soluzione sta nell’indicizzazione della notizia, che consiste nel dare un ordine ai motori di ricerca di non mostrare più i risultati di cui l’interessato ha chiesto l’oscuramento.

Diritto all’oblio: cosa cambia con la riforma Cartabia

Con la riforma Cartabia in materia di diritto all’oblio si potrà ottenere l’oscuramento dai motori di ricerca. Nei tre giorni successivi alla conclusione favorevole del processo o del procedimento penale, l’interessato potrà chiedere un provvedimento di deindicizzazione dal giudice che ha emesso la sentenza.

È inoltre possibile chiedere anche una deindicizzazione preventiva, che obbliga a non rendere raggiungibili dai motori di ricerca gli articoli che saranno scritti da quel momento in poi.

Il Decreto legislativo del 31 ottobre 2022 ha disposto l’entrata in vigore del provvedimento il 30/12/2022 secondo ci si richiede il “Diritto all’oblio degli imputati e delle persone sottoposte ad indagini”. Le nuove norme in materia dell’oblio prevedono:

La persona nei cui confronti sono stati pronunciati una sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere ovvero un provvedimento di archiviazione può richiedere che sia preclusa l’indicizzazione o che sia disposta la deindicizzazione, sulla rete internet, dei dati personali riportati nella sentenza o nel provvedimento, ai sensi e nei limiti dell’articolo 17 del regolamento (UE) 2016/679 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 27 aprile 2016. Resta fermo quanto previsto dall’articolo 52 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196.

Leggi anche: Referendum giustizia: cosa accadrebbe se vincesse il sì

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