Dietro I promessi sposi c’è una donna, è lei che ha sciacquato i panni in Arno: la correttrice segreta di Manzoni

Nel super anniversario dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, il romanzo di Emanuela Fontana "La correttrice" è un'operazione letteraria coraggiosa: ora sappiamo a chiare lettere che dietro la grandezza de I promessi sposi c'è inequivocabilmente una donna.

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deposto oggi una corona di fiori sulla tomba di Alessandro Manzoni, celebrandolo come “un grande scrittore, un grande italiano, un grande milanese”, che aveva sposato, fin dall’800, dei grandissimi e radicati principi:

Nell’idea manzoniana di libertà, giustizia, eguaglianza e solidarietà si può scorgere una anticipazione della visione di fondo della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo del 1948 e dai diritti dell’uomo la concezione manzoniana si allarga a quella del diritto internazionale e dei rapporti tra gli Stati.

Padre del romanzo italiano e Padre dell’idea di un concetto di lingua universale. Esattamente 150 anni fa ci lasciava uno dei più grandi poeti e scrittori italiani, Alessandro Manzoni, che, con I promessi sposi, ha dato vita a un “moderno manifesto della lingua italiana”. In tutta la sua poetica ha messo al centro la ”questione della lingua” nel contesto dell’universalità, affinché l’italiano fosse non una, ma la “lingua di tutti”, come l’autore stesso ha specificato nella Lettera a Giacinto Carena (1847):

Ciò che costituisce una lingua non è l’appartenere a un’estensione maggiore o minore di paese, ma l’essere una quantità di vocaboli adeguata agli usi di una società effettivamente vera […]

Giacché com’è possibile una lingua senza una società che la parli?

Come è ben noto, Manzoni fece un viaggio in Toscana, per “sciacquare i panni nell’Arno”, ovvero per tentare un avvicinamento del toscano verso il popolo e non solo viceversa.

E per la seconda edizione de I promessi sposi (1840) Manzoni poté contare sull’aiuto di Emilia Luti, “la fiorentina che parla un fiorentino purissimo”, che si può considerare come un’antenata dei moderni editor.

Sebbene sia una storia poco conosciuta, per fortuna, oggi si conosce grazie alla coraggiosissima indagine filologica ed ermeneutica di Emanuela Fontana. Emilia Luti, “l’editor segreta di Alessandro Manzoni”, è finalmente una protagonista a pieno titolo della storia.

La correttrice, la storia di Emilia Luti raccontata da Emanuela Fontana

Emanuela Fontana è giornalista e guida escursionistica, finalista alla XXI edizione del Premio Calvino. Il suo esordio avviene nel 2012 con Il respiro degli angeli. Vita fragile e libera di Antonio Vivaldi, romanzo che ricostruisce la biografia di Vivaldi. Ne La correttrice, che presenta oggi alle 18 alla Feltrinelli a Largo di Torre Argentina, invece, la scrittrice parla di un personaggio “nell’ombra”, per farlo venire alla luce. Emilia Luti diviene, allora, degna di nota, attraverso ricerche, lettere e aneddoti da lei studiati, per poter ringraziare non solo Manzoni che l’ha scritto, ma anche colei che ha reso possibile la fruizione de I promessi sposi in una “lingua di tutti”. Come racconta Emanuela Fontana al Tg2:

Manzoni voleva creare una lingua nazionale vent’anni prima che l’Italia fosse unita. In questo lavoro è stato aiutato da una donna, Emilia.

Ed è con lei che Manzoni ha riletto passo passo e lo scrive lo stesso Manzoni in una lettera, pur non citandola per nome.

Però, le dà tutti gli onori, poiché le dedica una copia dei Promessi Sposi alla fine del loro lavoro: “Madamigella Emilia Liuti, gradisca questi cenci da Lei risciacquati in Arno che Le offre con affettuosa riconoscenza l’autore”.

Emilia Luti, la “risciacquatrice” dei panni in Arno

Manzoni le chiedeva: “Lei pensa che un romanzo possa migliorare il mondo?”, e questa domanda lo faceva interrogare su quanto fosse importante farsi comprendere da un pubblico più ampio possibile. E, grazie anche all’aiuto di Emilia, ci è riuscito.

Ma chi era questa donna? Era una bambinaia che parlava “un fiorentino purissimo”, con cui non intrattenne solo un rapporto professionale, ma col tempo diventò una sua amica e confidente.

Suo padre le aveva trasmesso l’amore per la lettura, motivo per cui lavorava come bibliotecaria presso il Gabinetto Vieusseux, storico fulcro della Letteratura italiana e mondiale, un vero e proprio luogo di incontro e di scambio di idee tra gli scrittori più illustri nel corso dei secoli. Proprio qui è avvenuta la conoscenza con Massimo d’Azeglio e la sua seconda moglie.

Erano rimasti così colpiti da lei, dai suoi “modi schietti e dal suo fiorentino purissimo, tanto da chiederle di lavorare come istitutrice per la loro figlia, Rina. D’Azeglio era amico stretto di Manzoni, anche perché aveva sposato in prima nozze sua figlia, Giulia, morta prematuramente. Dall’estate del 1839, come rivela Emanuela Fontana al Tg1, “volendo riscrivere il romanzo in un fiorentino vivo, per una serie di casi gli era quasi capitata in casa la “fiorentina”, Emilia”, e lo scrittore era rimasto colpito dall’acume della giovane, tanto da inviarle dei bigliettini su cui aveva scritto i suoi dubbi riguardo alle parole da utilizzare. 

L’invito di Manzoni alla Luti: “Possiamo leggere I promessi sposi insieme”

Emilia Luti aveva, quindi, un compito ben preciso e attento, ovvero quello di “correggere fiorentinamente” I promessi sposi, invitata così dallo stesso Manzoni in una lettera dell’11 ottobre 1842:

Pregiatissima Signora Emilia,

Mille grazie a Lei, e alla sua Signora Madre: le parole vanno benone, compresa quella sulla quale Lei aveva qualche dubbio.

Solo ne rimane uno a me sulla maniera d’adoprarne una. Vedo che non si dice chiesina, ma cappella; e entrare in cappella, non so però se vada senza l’articolo in ogni caso.

Le trascrivo qui di nuovo la frase: nella cappella (o in cappella?) e sul patibolo ritrattò ogni cosa.

Vorrei anche sapere se vada bene quest’altra: trovandosi vicino alla cappella, dov’era stato messo il Piazza, lo sentì che strepitava, etc.

Il romanzo, dunque, è stato letto e corretto da Emilia Luti e Alessandro Manzoni stesso, tra lo studio di Milano e la villa di campagna a Brusuglio. E quanto è potente la forza purificatrice e unente delle parole. Perché dietro un grande scrittore c’è sempre un grande editor e amico. In questo caso dalla declinazione femminile.

Perché questo romanzo è un atto femminile di coraggio

MANZONI

Il direttore de ildigitale.it, Silvia Buffo, conclude: “In questo super anniversario il romanzo di Emanuela Fontana è la conferma di quello che forse da molti è considerato un luogo comune, ma che invece è una preziosa verità: dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Però qui non c’è il luogo comune, c’è una certezza cristallina: quella che ha sciacquato i panni in Arno, impegnata così in quella nobile, sofisticata, complessa operazione del distillare la lingua italiana ha un nome, Emilia Luti.

I promessi sposi hanno un volto femminile protagonista. Emanuela Fontana è stata coraggiosissima a donarle il riscatto che merita, in un’Italia della tradizione di studi manzoniani così fitta e minuziosa, questa scrittrice, che più volte ha dimostrato sensibilità per gli aspetti inesplorati e umani dell’arte e della letteratura, con la sua ultima opera per Mondadori, ha colpito ancora nel segno.

Con Emanuela Fontana, ora sappiamo a chiare lettere che dietro la grandezza incommensurabile de I promessi sposi c’è inequivocabilmente una donna, che dietro la ‘grande bellezza’ della nostra lingua c’è una donna. Il libro sarà apprezzato per questa brillante operazione narrativa di riscatto femminile, ma a mio avviso è un libro che stimola anche gli amanti e le amanti della scrittura, di chi vuol capire come migliorare l’arte del fare con le parole, di chi non si stanca di ricercarne tutte le sfumature possibili. È un libro di congiunzione al mondo della scrittura a tutto tondo”.

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Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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