A Torino il primo Death Cafè: “Parliamo della morte per prenderne consapevolezza”

Si parla ancora poco della morte, ma oggi è possibile farlo a Torino, davanti a un caffè. Scopriamo cosa sono i Death Cafè e perché li si dovrebbe frequentare.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Death Cafè. La morte è un tema, seppur spesse volte poco gradito, che interessa tutti perché, in quanto esseri umani, siamo destinati a morire e ad affrontare, nel corso della nostra esistenza, diversi lutti di persone care. Però la cultura odierna tende ad allontanare il pensiero della morte e della sofferenza in se, considerati come estranei alle nostre vite.

Nella città di Torino, su iniziativa dell’Ordine degli Psicologi del Piemonte, arriva il primo Death Cafè. Si tratta di un format nato in Europa una decina di anni fa, poi diffuso in tutto il mondo, e arrivato anche in Italia, in cui l’obiettivo è proprio quello di discutere sulla morte.

Cos’è il Death Cafè e cosa prevede il format

death cafè

Il format Death Cafè prevede degli incontri pubblici destinati a un numero limitato di persone, della durata di circa due ore, in cui i partecipanti, coordinati da un facilitatore, si ritrovano a discutere sul tema della morte per superarne il tabù.

Si tratta, in sintesi, di occasioni collettive di riflessione sulle paure e turbamenti riguardanti la morte. Il progetto ha già all’attivo diverse esperienze, prima di Torino, in altre città italiane. È stato organizzato a Mantova e replicato a Parma, Roma e Verona.

Gli incontri solitamente avvengono in luoghi pubblici ma può anche capitare di ritrovarsi in case private. Si legge nel sito ufficiale del Death Cafè:

In un Death Cafe le persone, spesso sconosciute, si riuniscono per mangiare torte, bere tè e discutere della morte.

Il nostro obiettivo è “aumentare la consapevolezza della morte al fine di aiutare le persone a trarre il massimo dalla loro (finita) vita” .

Un Death Cafe è una discussione di gruppo sulla morte senza agenda, obiettivi o temi. È un gruppo di discussione piuttosto che una sessione di supporto al dolore o di consulenza.

I nostri Death Cafè sono sempre offerti:

– Su base no profit

– In uno spazio accessibile, rispettoso e riservato

– Senza alcuna intenzione di portare le persone a conclusioni, prodotti o linee d’azione

– Accanto a bevande rinfrescanti e cibo nutriente – e torta!

Le origini del Death Cafè e i successivi sviluppi

Il Death Cafè origina dal Cafè Mortal, evento organizzato per parlare della morte dal sociologo ed etnologo svizzero Bernard Crettaz dopo la morte della moglie. Da lì poi sono nati i Death Cafè. Il primo è stato fondato nel 2011 a Londra da Jon Underwood, esperto di progetti sulla morte, e dalla psicoterapeuta Sue Barsky Reid, mamma di Jon.

I primi incontri, in cui si discuteva della morte e della vita davanti a torte, te e pasticcini, avvenivano nel seminterrato della casa di Jon. Quando quest’ultimo è morto, a soli 44 anni lasciando una moglie e due figlie, il suo progetto è continuato a vivere grazie alla sua famiglia, diffondendosi in tutto il mondo.

Jon Underwood ha fornito anche delle indicazioni su come organizzare un Death Cafè. Occorre sottolineare che i gruppi si incontrano non per un progetto terapeutico ma per confrontarsi, leggere, svolgere riti, e sciogliere il tabù sulla morte, in modo da affrontare la vita con più leggerezza e consapevolezza. Incontrarsi dinanzi a un caffè può essere costruttivo e non superficiale se si condividono idee, esperienze ed emozioni.

Leggi anche: Chi sono i sensitive readers e perché si scagliano contro Agatha Christie: “Il linguaggio non è inclusivo”

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Michela Sacchetti
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