Economia russa in ginocchio: rublo giù in picchiata (-30%)

Lunedì nero per Mosca. Il rublo ha avuto un down senza precedenti storici raggiungendo il -30% negli indici di borsa, la banca centrale russa è in emergenza totale.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Le sanzioni internazionale hanno letteralmente piegato l’economia russa, il rublo la moneta nazionale russa ha avuto un down del 30%, un minimo storico. La banca centrale russa si è vista costretta a intervenire con nuove indicazioni di emergenza. Si è aperta una settimana critica per Mosca, essendo ancora imprevedibili gli esiti del conflitto russo-ucraino. Dal punto di vista finanziario il sistema economico russo si trova sul crollo di una crisi finanziaria irreversibile.

La banca centrale russa ha vietato ai broker di vendere titoli a non residenti a partire da ieri, 28 febbraio, nel tentativo di proteggere i beni della nazione dalle ingenti sanzioni occidentali. Intanto oggi è atteso il secondo round dei colloqui tra le delegazioni di Mosca e Kiev sul confine bielorusso.

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Ieri il rublo è crollato di oltre il 28% raggiungendo quasi i 30 punti di down sugli indici finanziari, un minimo storico nella borsa di Mosca, con le pressioni sul sistema finanziario del Paese dovute alle sanzioni esterne che stanno schiacciando il sistema finanziario russo.

La Russia è stata colpita proprio laddove non temeva, adesso le pesanti sanzioni sul sistema economico internazionale, compresa l’uscita da Swift di parecchi istituti di credito russi e di vari oligarchi russi, hanno fatto scattare l’emergenza per la banca centrale russa e il rublo. Svalutazione senza precedenti per la valuta russa.

Il rublo è sceso a quasi 118 contro il dollaro USA dopo un fine settimana in cui il presidente russo Vladimir Putin aveva deciso di metter in allerta le sue forze nucleari, un clima da guerra fredda, e Stati Uniti ed Europa hanno innescato le sanzioni più dure nel tentativo di tagliare il Paese fuori dal sistema finanziario globale. Secondo Forbes i principali oligarchi russi a causa delle sanzioni globali hanno avuto perdite pari a 126 miliardi di dollari, quasi quanto il PIL dell’Ucraina (155 miliardi).

Secondo quanto dichiarato proprio dalle fonti della banca centrale russa, l’istituto ha quasi raddoppiato il tasso di interesse della valuta russa dal 9,5% al ​​20%. La decisione è stata ideata per compensare l’aumento del rischio di deprezzamento del rublo e inflazione. Tutto questo è stata la logica conseguenza seguita all’ordine di fermare le offerte degli stranieri di vendere titoli russi nel tentativo di contenere le ricadute sul mercato. La banca ha anche affermato che libererà 733 miliardi di rubli (8,78 miliardi di dollari) nelle riserve delle banche locali per aumentare la liquidità.

Le misure adottate contro Mosca da Stati Uniti e l’Unione Europea hanno mandato all’aria il paracadute finanziario russo progettato proprio in previsione del travalico dei confini ucraini. Il blocco occidentale ha di fatti potenzialmente bloccato all’accesso a gran parte dei 640 miliardi di dollari che la banca centrale del Paese ha accumulato per ridurre la dipendenza del Cremlino dai mercati internazionali.

Ulteriori misure per escludere alcune banche russe dal sistema di messaggistica Swift potrebbero soffocare ulteriormente il sistema bancario nazionale. Secondo Ulrich Leuchtmann, stratega della Commerzbank: 

Le autorità russe devono impedire le vendite incendiarie di titoli russi per prevenire il panico è qualcosa certamente dannoso nel lungo periodo, ma che le autorità russe sembrano preferire dato il rischio di un crollo del rublo ancora più significativo.

Tono allarmato anche per George Saravelos, analista di Deutsche Bank, che ha commentato:

In parole povere, la capacità della Russia di effettuare transazioni con qualsiasi istituto finanziario a livello globale sarà gravemente compromessa, perché la maggior parte delle banche internazionali in qualsiasi giurisdizione utilizza Swift

Gli alleati occidentali hanno infatti deciso di escludere alcuni dei prestatori del paese dal sistema di messaggistica Swift, un elemento cruciale dell’infrastruttura per i pagamenti globali.

In questo scenario, Saravelos ha aggiunto che si aspetta che i mercati finanziari riflettano l’intensificarsi dei rischi per le forniture energetiche, intaccando la volontà degli investitori di acquistare attività rischiose e potenzialmente anche trascinando al ribasso l’euro.

Leggi anche: “Italia favorevole all’uscita della Russia da Swift”: cos’è e perché è così importante

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Tommaso Panza
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Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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