Crisi economica per Covid: stampiamo moneta?

Domenico Di Sarno
Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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In questo periodo a causa dei problemi economici legati alla crisi che si è innescata in seguito alla diffusione del Covid-19 in Italia e in Europa, si è cercato di fare ricorso il più possibile all’aiuto dello Stato nei confronti dei privati sia sotto la veste di cittadini che di imprenditori. Nel caso italiano non è possibile esercitare la sovranità monetaria. Da questo punto di vista possiamo vedere quello che è accaduto negli Stati Uniti dove il presidente Trump, dopo aver inizialmente sottovalutato il problema ha deciso di alimentare l’economia e di innescare delle misure di contenimento dei contagi. In questo articolo analizziamo il modo in cui la politica monetaria e finanziaria del governo degli Stati Uniti è riuscita a sostenere il capitalismo statunitense.

Il presidente Trump chiede alla Banca Centrale di stampare moneta

Il presidente Trump ha infatti chiesto alla Banca Centrale la Federal Reserve di emettere moneta per sostenere l’economia americana. Nella fattispecie saranno emessi 2000 miliardi di dollari e il tasso di interesse è azzerato. Questo significa che il denaro che la Banca Centrale presterà dovrà essere restituito senza alcun interesse. Per gli addetti ai lavori questo significa fare debito. Nel caso italiano le misure messe in campo dal governo sono giudicate talvolta insufficienti non solo dal popolo e dall’opposizione ma anche da alcune componenti della maggioranza. Il problema è che nel nostro caso la banca d’Italia, pur facendo parte della società delle banche centrali nazionali e quindi avendo la possibilità di emettere moneta, non può decidere di emettere moneta direttamente su richiesta del governo italiano.

Numerose proteste si accendono sui social

Questo accade perché le varie banche centrali devono decidere l’emissione di moneta al fine di poter controllare l’aumento dei prezzi e le speculazioni. Teoricamente l’obiettivo di tutte le banche centrali sarebbe proprio quello di contenere l’inflazione ma non è quello che hanno fatto nella pratica negli anni successivi all’abbandono degli accordi di Bretton Woods. Si moltiplicano quindi appelli di coloro che invocano a gran voce l’intervento dell’Europa. Ci sono numerose proposte sui social network e anche nel parlare comune, finanche nel dibattito politico che inneggiano a comportarsi in chiave anti europea in quanto l’Europa ha “negato il proprio aiuto”, è questa l’espressione più usata. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intervistato da una televisione tedesca ha dovuto specificare che non sta chiedendo ad alcun cittadino tedesco di pagare un solo euro di debito contratto dai cittadini italiani.

La storia quando arriva non bussa, disse Conte

In un momento del genere, con dei problemi che affliggono l’intero globo, non sarebbe sbagliato condividere i problemi come i componenti di una vera e grande famiglia, tuttavia il presidente Conte ha tenuto a precisare che il popolo tedesco non dovrà sopportare le scellerate spese di tutta l’Europa. In alcune interviste precedenti lo stesso Presidente del Consiglio aveva avuto parole dure per l’Unione e ha tenuto a precisare che “la storia quando arriva non bussa”. La presidente della commissione europea Ursula von der Leyen, aveva prima auspicato l’emissione dei cosiddetti Coronabond, ovvero dei titoli di Stato emessi non dai singoli stati ma dall’Unione Europea tutta insieme. Dopo qualche giorno aveva cambiato idea per poi dire che non aveva nulla contro il nostro paese e contro i paesi che hanno bisogno di liquidità.

Con o senza l’Europa, l’Italia affronterà la crisi

Esistono tuttavia due trattati che ci spiegano il motivo per il quale la commissione ha questo potere, il primo trattato si chiama trattato sull’Unione Europea ed è stato firmato a Maastricht nel 1992. il secondo trattato è il Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea ed è stato firmato a Lisbona ed entrato in vigore nel 2009, è infatti noto come il cosiddetto Trattato di Lisbona. Nella pratica il Trattato di Lisbona non fa altro che rimarcare ed aggiornare il Trattato di Roma del 25 marzo 1957 con cui è stata istituita la comunità economica europea. Nell’adozione del decreto del Presidente del Consiglio del 22 Marzo 2020 nel quale il Presidente del Consiglio Conte è apparso con il ministro dell’economia Gualtieri, il primo ministro aveva specificato, incalzato dalle domande dei giornalisti, che avrebbe presentato un ventaglio di proposte ai colleghi europei e che se l’Europa non avesse accettato “avremmo fatto da soli”.

Il ventaglio di proposte italiane

Cerchiamo di capire per quale motivo in funzione dei trattati vigenti e quindi di quelli che sono gli accordi comunitari, il Presidente del Consiglio dei ministri di un paese sovrano, vale a dire l’Italia, deve portare un ventaglio di proposte a tutti gli altri paesi che fanno parte della commissione. In seguito all’adozione del Trattato di Lisbona occorre distinguere una procedura legislativa ordinaria e una procedura legislativa speciale per fare in modo che l’Unione Europea possa adottare dei provvedimenti che poi possono valere o meno, a seconda della loro natura amministrativa comunitaria, per tutti gli stati membri o solo per alcuni e possono avere una valenza obbligatoria oppure non vincolante.

Tutti i poteri del Parlamento Europeo

Nel caso europeo chi ha il potere dell’iniziativa legislativa, cioè chi può proporre nuovi atti legislativi è la Commissione Europea ossia quell’organismo che dovrebbe fungere da esecutivo e che è composto da un commissario per ciascuno Stato membro più un presidente che, nella fattispecie, e Ursula von der Leyen. La commissione quindi può fare delle proposte per approvare delle leggi al Parlamento Europeo. Il Parlamento è quell’organismo che viene eletto a suffragio universale ogni 5 anni da tutti i cittadini dell’Unione con le cosiddette elezioni europee. Il Parlamento Europeo è composto da un numero di membri provenienti da tutti i paesi dell’Unione in proporzione al numero di abitanti di ciascun paese.

Nuovi atti e nuove leggi

Dunque la Commissione Europea ha l’iniziativa cioè, la possibilità di proporre l’adozione di nuovi atti e quindi, per così dire nuove leggi. Il Parlamento e il Consiglio detengono invece l’iniziativa dell’iniziativa ossia possono chiedere alla commissione di presentare delle proposte legislative ritenute necessarie. I soggetti coinvolti infatti sono 3, la Commissione, il Parlamento e il Consiglio dell’Unione Europea. In alcuni specifici casi anche la BCE, la Banca Centrale Europea può proporre delle iniziative ma si tratta di una casistica molto particolare. Dopo che la proposta è stata presentata dalla Commissione si passa a quella che è detta la prima lettura.

Le varie fasi delle proposte

Nella fase della prima lettura la proposta è analizzata dal Parlamento che può scegliere se adottarla in toto o proporre emendamenti prima di trasmetterla al Consiglio. Se la proposta è accettata dal Consiglio dell’Unione Europea, allora la procedura è terminata e l’atto è adottato. Se invece ci sono degli emendamenti allora il Consiglio rimanda la proposta al Parlamento così come l’ha modificata. La fase di prima lettura, sia per l’analisi della proposta da parte del parlamento che del consiglio, non ha limiti temporali. A questo punto passiamo a descrivere la seconda lettura. La proposta emendata dal Consiglio viene riesaminata dal Parlamento e se questo la approva allora la proposta è adottata e l’iter termina. Se invece la proposta è respinta la procedura termina ugualmente ma la proposta non è adottata e per adottarla occorrerebbe quindi ricominciare dall’iniziativa legislativa, è necessario cioè che la Commissione proponga di nuovo l’adozione dell’atto legislativo. Nel caso in cui il Parlamento voglia a sua volta emendare la proposta può rinviare entro 3 mesi, la proposta emendata al Consiglio.

Quando il consiglio può approvare la proposta

A questo punto anche il Consiglio può approvare la proposta e quindi l’atto si considera adottato, altrimenti, nel caso in cui anche un solo emendamento non sia approvato ha luogo la cosiddetta procedura di conciliazione. Per mettere in atto questa procedura si richiede ancora una volta l’intervento della commissione. Se la commissione ha dato parere favorevole a tutti gli emendamenti, allora il Consiglio può approvare la proposta a maggioranza qualificata, se invece la Commissione ha dato parere negativo allora il Consiglio può approvare solo all’unanimità. Anche il consiglio ha un termine di 3 mesi e in seconda battuta può discutere solo gli emendamenti presentati dal parlamento nella prima lettura. A questo punto, se non si approvano gli emendamenti presentati dal Parlamento in seconda lettura si passa al comitato di conciliazione. Tale comitato è composto equamente da membri del parlamento e del consiglio. Se il comitato non trova un accordo entro sei settimane, con una possibile proroga di altre sei, allora il procedimento si conclude con la non approvazione dell’atto. Se invece il comitato trova un accordo, il contenuto di tale accordo è trasmetto al Parlamento e al Consiglio per una terza lettura.

Le emergenze Covid non concedono molto tempo

La terza lettura è esaminata entro 6 settimane dal momento in cui perviene il contenuto dell’accordo. Se il Parlamento lo respinge o non si pronuncia l’accordo è respinto, e la proposta non è adottata e per poterla approvare è necessario ricominciare tutto da capo. Se invece è approvato dal Parlamento e dal Consiglio l’atto è adottato. Anche il Consiglio a sua volta può non esprimersi o opporsi e in questo caso l’atto è respinto. Se invece lo approva l’atto è adottato. La differenza sta nel fatto che il Parlamento lo approva a maggioranza semplice mentre il Consiglio lo fa a maggioranza qualificata. Nella terza lettura Parlamento e Consiglio possono discutere la proposta anche in contemporanea. Non è difficile capire che le emergenze Covid-19 non concedono tutto questo tempo ed è per questo che il Consiglio dell’UE esiste in varie configurazioni, ad esempio il famoso ecofin è composto dai ministri di economia e finanza degli Stati membri ma può essere composto anche da altre configurazioni ad esempio dai ministri della difesa o dell’interno. La configurazione varia a seconda della problematica da affrontare.

Fatta l’Italia occorrerà fare gli italiani

Probabilmente fatta l’Italia occorre fare gli italiani ma il vecchio continente ha bisogno di trovare una identità comune che tutto sommato, non è stata distrutta dalla Prima Guerra Mondiale. La Grande Guerra ha infatti minato il ruolo centrale dell’Europa nella politica mondiale ma la Guerra stessa è stata frutto di un divisionismo interno all’Europa che ha pervaso il vecchio continente fin dalla caduta dell’Impero Romano. È quindi difficile che una istituzione così rigida, macchinosa e mossa da interessi nazionalistici pur essendo ufficialmente un organismo sovranazionale possa fare l’interesse politico, riuscendo quindi a risolvere i problemi di tutti gli Stati. Un capitolo a parte meriterebbe l’attività della BCE che ufficialmente è l’entità emittente della moneta unica, l’euro.

Un salvagente per l’Italia proposto da Mario Draghi

Il Quantitative Easing fortemente voluto da Mario Draghi è stato un salvagente per l’Italia, per i paesi più deboli e per l’euro stesso. Il Quantitative Easing così come il famigerato Mes, non è un meccanismo incondizionato ma più flessibile rispetto alle politiche di austerità che hanno provocato la depressione finanziaria del 1929 negli Stati Uniti. Il salvatore della Patria in quella occasione fu il presidente Franklin Delano Roosevelt, in un’Europa comunitaria priva di una identità comune il coronavirus dovrebbe essere la famosa livella, come descritta e decantata da Totò che dovrebbe mettere tutti sulla stessa barca e farci sentire tutti discendenti di un grande continente. Il disastro umano ed economico del Covid.19 basterà a dare spirito di coesione all’Europa? Commentando l’imperatore dell’Europa Unita Napoleone Bonaparte, Alessandro Manzoni ebbe a scrivere “Ai posteri l’ardua sentenza”. Speriamo che l’Europa sappia rispondere oggi che la storia bussa, per queste risposte la storia la giudicherà.   Domenico Di Sarno

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Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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