Crialese: “Ho rinunciato a una parte del mio corpo per diventare Emanuele”

Emanuele Crialese ha rivelato che il film da lui diretto in concorso a Venezia racconta la sua storia di uomo trans e le sofferenze della sua adolescenza.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
spot_img

Emanuele Crialese è in concorso a Venezia 79 con “L’immensità”, pellicola che narra la storia del suo coming out. Il regista ha scelto di raccontare in un film la sua vicenda e lo ha fatto non agli esordi, ma con una carriera già avviata.

Pochi erano a conoscenza del fatto che originariamente si chiamasse Emanuela. Ora ha però deciso di raccontarsi, in modo magistrale. Anche se ha voluto specificare di non aver tenuto segreto nulla, ma non essendo un personaggio noto, come può essere un cantante, non si è presentata la necessità di fare ufficialmente coming out. Ecco cosa ha dichiarato al riguardo in un’intervista all’Ansa Emanuele Crialese:

Io sono sempre stato out!, non sono una rockstar, cosa dovrebbe importare alla gente, è piuttosto un film che mi riguarda molto da vicino, racconta in chiave poetica la mia infanzia, non c’è nessuna trasformazione o transizione, sarebbe una disinformazione.

Emanuele Crialese: un film sulla sua vita

Crialese Emanuele_Penelope Cruz

L’immensità narra la storia di un adolescente trans. Pur raccontando in modo poetico la sua infanzia, Emanuele Crialese, 57 anni, nel film riprende in modo fedele alcuni aspetti, dalle dinamiche familiari alla casa degli anni ’70 in uno dei quartieri in costruzione a Roma, identica alla sua. Riguardo alla scelta di fare un film sulla sua vita solo adesso ha motivato la sua scelta:

Mi sono avvicinato al cinema forse per questo, ma se l’avessi fatto come primo film sarebbe stato pallosissimo, magari didascalico, sarebbe stata la storia di un poveraccio che vive la crisi di genere, invece ho aspettato, ho consapevolezza e cose come queste bisogna riuscire a raccontarle quando si sa parlare.

Poi spiega la situazione vissuta da lui e l’appoggio avuto della madre, interpretata da Penelope Cruz, soffermandosi sul fatto che nella società odierna le cose sono cambiate e non si vivono come in passato certe sofferenze estreme, soprattutto nella piena solitudine:

Mia madre non sapeva dove sbattere la testa si nascondeva con me proprio come accade nel film, cercava di proteggermi, ma io soffrivo del dolore che le davo. Fin quando più avanti non sono riuscito a cambiare la a con la e, e lasciare un pezzo del mio corpo, questo è stato negoziare la condizione. Io sono e non sono e voglio rimanere così e spero di non scioccare proprio nessuno.

Io sono figlio del mio tempo, ora per fortuna i tempi sono cambiati, i bambini in questo sono grandi maestri, sanno usare le nuove parole, il gender fluid ad esempio, e ci dicono ‘maschio – femmina sono categorie, siamo quello che siamo, ossia esseri umani prima che definiti sessualmente’.

Oggi c’è un’altra società rispetto a quella in cui sono cresciuto io, ma bisogna sostenere le famiglie e non lasciarle sole come è stata mia madre all’epoca. La Roma del film è un paesaggio astratto, metafisico. Per me che amo i grandi paesaggi aperti girare tutto il film dentro una casa mi sembrava impossibile, invece, forse perché è la riproduzione esatta della mia da piccolo, mi sono sentito bene. Per tanto tempo ho pensato: prima o poi racconto questa storia autobiografica, sta lì, ti ossessiona, poi è arrivato il tempo e tutto è andato come doveva andare.

Da Emanuela ad Emanuele Crialese

Emanuele Crialese ha voluto inoltre sottolineare come per il cambio di sesso ottenuto dallo stato italiano sia stato necessario modificare una parte del suo corpo, lasciando intendere di aver fatto l’operazione ma che, per la sua concezione di identità, non sarebbe stata necessaria per sentirsi Emanuela anziché Emanuele:

Per cambiare la A con la E del mio nome (da Emanuela a Emanuele), ho dovuto lasciare un pezzo del mio corpo, il pegno che mi ha chiesto la società, sennò non avrei potuto cambiare nei documenti.

Probabilmente il riferimento di Emanuele Crialese è a una legge valida in Italia fino al 2015, che prevedeva, per le persone trans che volevano il riconoscimento legale del proprio genere, l’obbligo di sottoporsi a un’operazione chirurgica ai genitali.

Oggi però quest’obbligo non esiste più, grazie a due sentenze dalla Cassazione e della Corte Costituzionale, e per avere documenti aggiornati è necessaria solo una diagnosi psicologica. Chi ha fatto transizioni di genere prima del 2015 oppure chi si occupa di questi temi ha dichiarato, come riporta il Post, come si trattasse di un’operazione estremamente dolorosa.

Leggi anche: Aurora Ramazzotti incinta: chi è Goffredo Cerza, fidanzato e futuro papà

spot_img

Correlati

Caso Balocco, il Codacons: “Il Tribunale ha accolto il ricorso, è stata pratica commerciale scorretta”

Il Codacons annuncia in una nota che la giudice della prima sezione del Tribunale...

Pierfrancesco Veronesi vince l’oro ai Campionati di Fisica: “Ha battuto 34.000 studenti”

Pierfrancesco Veronesi è il giovane studente del Liceo Scientifico Francesco Severi di Frosinone che...

L’8 maggio i vertici Rai attesi in commissione di Vigilanza: cosa succederà dopo il caso Scurati?

Barbara Floridia, Presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, ha dichiarato, come riporta "Ansa"...
Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
spot_img