Covid, se un dipendente si ammala in azienda chi è responsabile?

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Il decreto Cura Italia chiarisce all’articolo 42 che il lavoratore contagiato in servizio ha diritto alla tutela tipica degli infortuni sul lavoro. Le organizzazioni datoriali, con il sostegno del Partito Democratico, sulla sicurezza chiedono invece uno scudo per escludere le loro responsabilità penali in caso di contagio. Considerata l’alta incidenza della diffusione del virus, anche per ragioni extra lavorative, secondo il PD la responsabilità penale del datore di lavoro in caso di infezione da Covid andrebbe riconsiderata. INAIL chiarisce:

Se il datore dà prova di aver adottato tutte le procedure di protezione, è esente da responsabilità.

È giusto comparare il contagio da coronavirus all’infortunio sul lavoro?

I Protocolli che indicano le misure di contenimento del contagio sui luoghi di lavoro integrano a tutti gli effetti il Testo Unico in materia di Salute e sicurezza. Un vademecum per il datore di lavoro che vuole riaprire l’attività in emergenza Covid. Ma alcuni deputati del Partito Democratico chiedono se non sia il caso di adottare iniziative, anche di carattere normativo, per limitare l’equiparazione del contagio da coronavirus all’infortunio sul lavoro. Nell’interrogazione scritta al Ministero del lavoro e politiche si legge:

L’equiparazione della malattia a infortunio sul lavoro può produrre conseguenze anche gravissime sul datore di lavoro. Per lui in caso di morte da infortunio sul lavoro è prevista la responsabilità penale.

Leggi anche: Perché abbiamo ancora bisogno di una Festa del Lavoro

La risposta del governo

Il senatore Stanislao Di Piazza, sottosegretario al Welfare, ha articolato la risposta del governo:

Secondo i principi che regolano l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali e, quindi, l’indirizzo vigente in materia di trattazione dei casi di malattie infettive e parassitarie, l’INAIL tutela tali affezioni morbose inquadrandole, per l’aspetto assicurativo, nella categoria degli infortuni sul lavoro, attraverso una equiparazione della causa virulenta a quella violenta. I contagi da coronavirus non fanno eccezione a tale regola e sono, pertanto, da ricondurre, a tutti gli effetti, nell’ambito degli infortuni sul lavoro e ciò sulla base di un consolidato orientamento dell’Istituto, della scienza medico-legale, nonché della giurisprudenza.

Uno scudo vanificherebbe la portata degli obblighi antinfortunistici, esponendo i lavoratori a gravi rischi e/o a una possibile discriminazione. Leggi anche: Sanificare gli ambienti di lavoro: radiazione germicida ultravioletta e ozono

La situazione attuale

Per garantire condizioni di lavoro sicure in emergenza Covid sono disposti specifici Protocolli che integrano il Testo Unico in materia di Salute e sicurezza in vigore. Il rispetto e l’aderenza alle norme indicate è condizione necessaria per lo svolgimento dell’attività lavorativa. In caso da contagio da coronavirus, la responsabilità del datore verrà accertata solo in caso di inosservanza dei dispositivi di protezione. Se l’interessato darà prova di aver adottato tutte le procedure di protezione, è esente da responsabilità. E, chiarisce INAIL, la denuncia non comporterà un innalzamento del premio assicurativo. Qualsiasi trasgressione dei Protocolli prevede, invece, la sospensione dell’attività e l’applicazione delle norme previste dal Testo Unico. di Elza Coculo

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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