Covid-19, la ricerca: “Oltre metà dei ricoverati ha postumi con disturbi psichiatrici”

Da uno studio dell’Irccs dell'ospedale San Raffaele di Milano si è evinto che il 56% delle persone che hanno contratto la Covid-19 ha presentato segni di depressione, disturbo post traumatico da stress, ansia o insonnia.

Luca Tartaglia
Luca Tartaglia
Classe 88. Yamatologo laureato in Lingue Orientali, specializzato in Editoria e Scrittura, con un Master conseguito in Diritto e Cooperazione Internazionale. Ama dedicarsi a Musica e Cultura, viaggiare, “nerdeggiare” e tutto ciò che riguarda J. J. R. Tolkien
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Non si limita a colpire fisicamente l’oramai noto coronavirus. Non interessa quindi solo il nostro corpo, ma anche la nostra mente. Questo è emerso da uno studio guidato da Francesco Benedetti, psichiatra e Group leader dell’Unità di ricerca in Psichiatria e psicobiologia clinica dell’Irccs milanese. Studio pubblicato sulla rivista scientifica Brain, Behavior and Immunity. Il 56% dei 402 pazienti sottoposti a interviste e visite regolari ha mostrato delle patologie di carattere psichiatrico, in particolare depressione, ansia e insonnia. Questo anche dopo esser stati dimessi dall’ospedale. Il Professor Benedetti ha infatti rimarcato il ruolo del virus:

È apparso chiaro da subito che l’infiammazione causata dalla malattia potesse avere ripercussioni anche a livello psichiatrico. Infatti, gli stati infiammatori, anche in conseguenza a infezioni virali, possono costituire dei fattori di rischio per diverse patologie, in particolare la depressione.

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Risposta immunitaria e stress

I medici hanno riscontrato, sui 402 pazienti in esame presso il San Raffaele di Milano, nel 28% dei casi il disturbo post-traumatico da stress, nel 31% la depressione, nel 42% dei pazienti l’ansia e nel 40% l’insonnia, e infine nel 20% una sintomatologia ossessivo-compulsiva. Principalmente due le cause di queste patologie psichiatriche. Possono sia essere generate dalla risposta immunitaria al virus stesso, sia da fattori di stress psicologico come l’isolamento sociale, le preoccupazioni correlate e il rischio di infettare gli altri, con conseguente “marchio” sociale. Questo studio sembra essere solo uno dei primi che ha come focus quello di approfondire la condizione psicopatologica delle persone affette da Covid-19.

Obiettivo ridurre isolamento sociale

Tra i tanti dati interessanti rilevati, importante è quello che vede i pazienti con una precedente diagnosi psichiatrica, peggiorati. Invece, tra coloro che non erano mai stati affetti da nessun tipo di disturbo psichiatrico, sono le donne ad aver sofferto di più per l’ansia e la depressione, anche in presenza di una minore gravità dell’infezione. Il professor Benedetti continua:

Questo conferma quello che già sapevamo, ossia la maggior predisposizione della donna a poter sviluppare disturbi della sfera ansioso-depressiva, e ci conduce a ipotizzare che questa maggiore vulnerabilità possa essere dovuta anche al diverso funzionamento del sistema immunitario nelle sue componenti innate e adattive.

Centrale deve essere il ruolo del supporto sanitario nel diminuire l’isolamento sociale e impedire un eventuale isolamento che non farebbe altro che amplificare la condizione di sofferenza psicologica del paziente. Infine, grazie alla creazione immediata ad inizio pandemia di una bio-banca, il passo successivo incalza il Dott. Benedetti:

Sarà quello di è approfondire la ricerca sui bio-marcatori dell’infiammazione per diagnosticare condizioni patologiche emergenti e monitorarle nel tempo.

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