Covid, cos’è la variante Kraken: “Sarà record di contagi”

La Variante Kraken è l'ultimo nome del Covid. Vediamo quanto è contagiosa e quanto c'è da allarmarsi.

Rosarianna Romano
Rosarianna Romano
Rosarianna Romano, classe 1997. Formazione umanistica e interessi eclettici, sedotta dall'arte e dalla storia contemporanea, ama leggere i libri e la realtà. Nata in Puglia e bolognese d'adozione.
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È la nuova variante del Covid: la variante Kraken. Negli Stati Uniti sta facendo schizzare su i contagi.

“Quello che abbiamo oggi è un virus diverso rispetto al ceppo originario di Wuhan che era meno contagioso e quindi più controllabile”, ha detto l’immunologo Le Foche. Vediamo cos’è la variante Kraken e quanto c’è da allarmarsi.

Cos’è la variante Kraken: i sintomi

La Variante Kraken è detta così dal nome di un mitico mostro marino norvegese e l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’ha definita “la sottovariante più trasmissibile” della pandemia.

I sintomi della malattia sono sempre simili a quelli dell’influenza: mal di gola e tosse, raffreddore, stanchezza, dolori muscolari e articolari. Finora non sono state rilevate differenze significative nella gravità delle infezioni, ma l’Oms farà valutazioni aggiornate nei prossimi giorni.

I numeri nel mondo

Secondo i dati del Centro europeo per la sorveglianza e il controllo delle malattie (Ecdc), aggiornati al 5 gennaio, la sottovariante XBB.1.5 rappresenta il 139% dei casi negli Stati Uniti e il 137% in Europa.

Al momento un aumento dei casi si è registrato in Regno Unito, Germania e Usa, ma non è possibile stabilire una correlazione con la presenza della sottovariante.

Variante Kraken: le parole degli esperti

La variante Kraken è molto, molto contagiosa. Probabilmente è considerato a oggi, nella storia della virologia, il virus più contagioso che sia mai apparso sul pianeta. Però negli Stati Uniti il tasso di ricoveri è molto basso perché c’è una buona percentuale di vaccinati. È questo che fa la differenza con la Cina. Uno studio della rivista ‘Lancet’ stima che la vaccinazione abbia bloccato circa 20 milioni di morti.

Così Francesco Le Foche, immunologo clinico dell’ospedale Umberto I di Roma, in un’intervista a Libero.

Quello che abbiamo oggi è un virus diverso rispetto al ceppo originario di Wuhan che era meno contagioso e quindi più controllabile. Omicron ha dato molto più credito agli orientamenti di politica sanitaria dell’Occidente, che si traducono in una parola: immunizzazione.

Se vogliamo bloccare veramente un virus dobbiamo educare il nostro sistema immunitario a una risposta verso di lui. L’Europa, ma anche gli Stati Uniti, l’hanno fatto grazie alle vaccinazioni e hanno messo in sicurezza i propri sistemi sanitari nazionali che sono stati travolti dalla prima ondata del 2020.

Leggi anche: Covid, quarta dose di vaccino: cos’è, chi può farla e da cosa protegge

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