Casi in netto aumento in 10 Regioni, torna l’ipotesi zone gialle: “Non siamo usciti dallo stato di emergenza”

Oltre l'incidenza, si osserva una risalita del tasso di positività e del numero di ricoveri. L'Italia, in zona bianca, potrebbe tornare a cambiare colore in alcune Regioni a rischio.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Casi in aumento: la ripresa dei contagi di Covid-19 è un’evidenza innegabile. D’altronde, dopo il gran numero di assembramenti di tifosi dovuti alla vittoria dell’Europeo da parte degli Azzurri, questa tendenza non potrà far altro che crescere e i risultati, stando alla previsione degli esperti, saranno evidenti tra due o tre settimane. Oltre l’incidenza, che cresce in 19 Regioni su 21, si osserva anche una risalita del tasso di positività e del numero di ricoveri. L’Italia, che è attualmente tutta in zona bianca, potrebbe tornare a cambiare colore in alcune Regioni particolarmente a rischio: nello specifico, si tratterebbe di Sicilia, Campania, Marche e Abruzzo.

Nell’ultima settimana, i dati del sito CovidTrends indicano un aumento dell’incidenza in 19 Regioni: in 10 di esse, si registra un incremento dei casi di oltre il 50%. Il Molise ha riportato l’incremento maggiore (+271%), poi c’è la Sardegna (+168%) e il Veneto (+116%); più a distanza troviamo il Lazio (+90%), l’Emilia-Romagna (+75%), la Toscana (+60%), la Liguria (+55%), la Campania (+52%), la Provincia autonoma di Bolzano (+53%) e la Sicilia (+52%).

Se si considera l’incremento giornaliero, invece, i dati del Ministero della Salute sono leggermente diversi: il primato va al Lazio (+172), seguito dalla Sicilia (+150), Emilia-Romagna (+118), Lombardia (+95), Veneto (+76), Campania (+69), Toscana (+66) e Sardegna (+51). Nel resto delle Regioni l’incremento dei casi di Covid-19 giornalieri è stato inferiore ai 20 casi.

Casi in aumento e vaccinazioni in decrescita

Casi in aumento e vaccinazioni in decrescita

I numeri sono simili a quelli di luglio 2020, ma la situazione oggi è profondamente diversa: ad essere cambiato è soprattutto il quadro epidemiologico. Il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina “Coronavirus-Dati e analisi scientifiche”, ha così commentato la situazione: “I numeri sono simili, ma allora eravamo in una situazione di discesa della curva, non di risalita, e la differenza più grande è che allora non avevamo i vaccini”. Oggi, per poter leggere in modo adeguato l’andamento dell’epidemia, bisogna infatti tener conto delle vaccinazioni, più che di Rt e incremento dei casi.

Ed è proprio questo dato a preoccupare di più: i numeri dei nuovi vaccinati sono in costante decrescita. Ieri le prime dosi sono state soltanto 54.000, due giorni fa appena 52.851, su un totale di circa 402.531 vaccini distribuiti in 24 ore. Un livello così basso di prime dosi non si registrava da febbraio scorso. Un dato che, in Regioni come la Sicilia, si spiega pure con la diffidenza verso la vaccinazione, sentimento comune soprattutto alla classe degli ultrasessantenni. Se a giugno le prime vaccinazioni toccavano le 400mila in 24 ore, negli ultimi tre giorni la media giornaliera è scesa sotto le 100mila. L’urgenza, perciò, rimane quella di convincere scettici e indecisi a immunizzarsi: basti pensare che, dopo l’annuncio di nuove restrizioni da parte del Presidente Macron, in Francia in una notte si è prenotato per il vaccino quasi un milione di persone.

Covid-19, casi in aumento. Speranza: “La vera arma è la vaccinazione, dobbiamo insistere”

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L’altro elemento di forte preoccupazione è rappresentato dalla variante Delta. Anche se, per ora, la situazione in Italia non è certamente preoccupante: nel nostro Paese, il numero di contagi da Covid-19 e le morti restano molto contenuti (ieri 888 contagiati e 13 decessi). A tranquillizzare sono pure le parole del sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, che sull’ipotesi di un ritorno in zona gialla assicura: “non c’è questo rischio”. Mentre il ministro della Salute Roberto Speranza si è espresso sullo status prioritario delle vaccinazioni e ha detto:

Com’è noto, settimanalmente noi monitoriamo tutti i dati, ci aspettavamo una risalita, questa risalita è in corso con numeri più bassi del passato.

come abbiamo sempre fatto ci affideremo alla nostra squadra di tecnici che continueranno a fare questo lavoro di verifica, vediamo passo dopo passo come vanno avanti le cose.

Quello che è certo è che la vera arma per chiudere questa stagione è la campagna di vaccinazione, dobbiamo insistere sulla vaccinazione.

Nonostante le parole di rassicurazione, l’ipotesi di ritorni in zona gialla spaventa molte Regioni. Si stanno studiando nuove misure per valutare i dati, che considerino la soglia minima di tamponi da effettuare e l’aumento dell’Rt ospedaliero (i ricoveri registrati ieri evidenziano un aumento di 15 unità). Il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, ha assicurato che “sul tracciamento della variante Delta stiamo lavorando con grande intensità, riscontriamo una tendenza di crescita, un po’ simile a livello nazionale, ma non dobbiamo lasciarci condizionare: è un processo fisiologico“.

Casi in aumento: ipotesi zone gialle. Cosa dicono gli esperti

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Il commento degli esperti suggerisce di continuare a prestare massima attenzione all’andamento dell’epidemia. Il virologo Francesco Menichetti, primario di Malattie infettive all’ospedale di Pisa, si augura che non sarà necessario un ritorno alle zone gialle, ma, allo stesso tempo, ricorda:

Dobbiamo pensare che noi ancora non siamo usciti dallo stato di emergenza e non siamo usciti dall’Italia a colori: semplicemente, godiamo di un periodo in cui tutte le Regioni sono bianche.

Se si vedesse un incremento dei ricoveri, bisognerebbe essere inflessibili.

Della stessa idea il virologo dell’Università di Milano Fabrizio Pregliasco, che ha detto: “Più tamponi facciamo, più positivi troviamo: più controlliamo e meno contagiano” e, sull’ipotesi di nuove restrizioni in zona gialla, ha sottolineato che “potranno essere anche previste purtroppo, è orribile ma potrebbe essere necessario”.

Contrario a questi allarmismi il primario di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti, che invece ha detto: “La sensazione è che questo sia un Paese che quando c’è da chiudere le scuole, i bar, i ristoranti le discoteche sono tutti bravi. Quando c’è da costruire la convivenza con il coronavirus, con alcune regole semplice come appunto il Green pass e il tracciamento, arranchiamo. Allora il ritorno della zona gialla è una stupidaggine, dobbiamo far rispettare le regole che ci sono”.

Mentre Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, invita ad abituarsi all’idea di una lunga convivenza col virus: “Consideriamo che per eliminare un virus come quello del vaiolo ci sono voluti 40 anni e quello della poliomielite dopo 70 anni forse cominciamo a sperare di poterlo eliminare completamente. Quindi ci vuole molto tempo e dei vaccini estremamente efficaci”.

Leggi anche: Terza ondata, quando arriverà e cosa dobbiamo aspettarci?

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