Cos’è Pegasus, il software usato dai Governi per spiare reporter e attivisti

Secondo l'inchiesta del Washington Post e di altre 16 testate sarebbero 50mila i telefoni di politici, attivisti e giornalisti spiati da diversi Governi stranieri.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Pegasus è un software tornato d’attualità nell’inchiesta del Washington Post e di altre 16 testate internazionali sullo spionaggio avviato da una serie di Paesi su migliaia di cellulari appartenenti a politici, giornalisti e attivisti per i diritti umani.

Si tratta di un sistema detto spyware predisposto per aggirare i sistemi di sicurezza di smartphone e iPhones e raccogliere informazioni. Questi strumenti vengono utilizzati dalle agenzie di intelligence e acquistati tramite un mercato privato.

Pegasus: come funziona

pegasus_nso group

In generale gli spyware entrano nell’apparecchio dell’utente tramite un link ricevuto per social, e-mail, sms o WhatsApp. Spesso questi link risultano sospetti e vengono cestinati ma altre volte vengono realizzati tenendo conto degli interessi della persona in questione tanto da trarla in inganno.

Un sistema più evoluto riesce ad intercettare non solo le telefonate e i messaggi ma anche a sottrarre documenti, password, foto oltre alla possibilità di localizzazione e attivazione delle telecamere e dei microfoni senza che l’utente ne ne accorga.

Da chi è prodotto

La NSO Group è una società leader nella produzione di spyware. Si tratta di un’azienda israeliana che ha come prodotto di punta Pegasus.

La NSO è stata fondata nel 2010 e secondo quanto riporta il Washington Post ha come clienti ben 40 Paesi. Inizialmente Pegasus sarebbe stato concepito come strumento per i Governi al fine di monitorare l’attività di terroristi e criminali.

L’inchiesta del Washington Post

Secondo l’inchiesta del Washington Post, a cui hanno partecipato 16 testate internazionali compreso il Guardian, giornalisti e attivisti sarebbero finiti nel mirino di Governi autoritari i quali avrebbero utilizzato in maniera indebita il software Pegasus.

Sarebbero 50.000 i numeri di cellulari segnalati nell’inchiesta e presi di mira da Governi, clienti di NSO Group, avvezzi a queste pratiche di spionaggio, tra i quali spuntano Kazakistan, Azerbaigian, Arabia Saudita, Ungheria, Messico, India, Arabia Saudita, Ruanda, Emirati Arabi Uniti e Marocco.

Nella lista di numeri ci sarebbero leader, Capi di Stato e reporter delle principali testate internazionali come New York Times, Cnn, Financial Times, Al Jazeera.

I casi di Arabia Saudita e Ungheria

pegasus_Jamal Khashoggi

In particolare, da come riporta l’inchiesta, il software sarebbe stato utilizzato dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti per spiare i cellulari di alcune persone vicine a Jamal Khashoggi, il giornalista del Washington Post ucciso a Istanbul.

Anche il Governo ungherese di Victor Orban avrebbe utilizzato lo spyware per prendere di mira giornalisti investigativi e media indipendenti.

A tal proposito si è espressa anche la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, la quale come riporta il Corriere della Sera ha dichiarato:

Deve essere verificato, ma se è così è completamente inaccettabile.

Sarebbe contro qualsiasi regola: la libertà della stampa è uno dei valori fondamentali dell’Ue. Sarebbe assolutamente inaccettabile se fosse così.

Da parte sua l’Ungheria fa sapere tramite il ministro degli Esteri Peter Szijjarto che “il governo non è a conoscenza di questo tipo di raccolta dati e non è stata instaurata alcuna collaborazione con i servizi di intelligence israeliani”.

Leggi anche: Cina, report fa luce sulla rete di sorveglianza per il controllo dei cittadini: violazioni gravissime

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