Cosa sono le influencer AI? Toglieranno il lavoro a chi lo fa di mestiere?

Se da una parte il caso del pandoro-gate ha aperto una falla nel sistema influencer dall’altra si sta diffondendo un fenomeno curioso: influencer generate da AI. Vediamo cosa sta accendendo nel mercato e quali sono le criticità riportate.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Le influencer AI sono generate con l’intelligenza artificiale e rappresentano la controparte virtuale di quelle reali. Secondo il Financial Times queste ultime temerebbero le influencer create con AI perché potrebbero mettere in pericolo il loro business.

Cosa sono le influencer AI

La prima influencer virtuale pare sia stata realizzata in Giappone nel 1996, secondo quanto riportato da Wired. Non si tratterebbe, quindi, di un fenomeno nuovo. Oggi però stanno divenendo sempre più realistiche e interattive.

Ci sono sempre più profili di influencer virtuali generati dall’intelligenza artificiale che hanno aperto canali social su Instagram, YouTube, TikTok o Twitch dove pubblicano foto, video e storie. E la maggior parte di questi appartengono a donne.

Influencer AI: sono davvero le rivali digitali delle influencer?

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Le influencer AI presto potrebbero entrare in competizione con quelle reali, che costituiscono un intero mercato di riferimento per i brand che vogliono pubblicizzare i loro prodotti.

Con l’arrivo di queste influencer, create ad arte e perfette, si potrebbe creare nel mercato di riferimento una concorrenza tale da mettere in pericolo l’esistenza stessa e i guadagni di tutte le reali influencer. L’esempio del successo di questa nuova tendenza è Emily Pellegrini, influencer con oltre 160mila follower su Instagram, che, secondo quanto rivelato dal Daily Mail e ripreso poi da Repubblica e il Corriere della Sera, sarebbe generata dall’intelligenza artificiale. Ma anche Aitana Lopez, con oltre 250mila follower e creata con l’IA dall’agenzia The Clueless, secondo il Financial Times potrebbe spaventare le influencer in carne ed ossa, perché vedrebbero in lei una possibile rivale digitale.

Non si tratta di teoria, ma di un fenomeno a cui già stiamo assistendo. Miquela Sousa, influencer AI creata nel 2016 da una società di Los Angeles, con un account che oggi conta 2,6 milioni di follower, avrebbe già collaborato negli anni con diverse aziende globali di moda. E ancora una campagna di H&M, realizzata anche con un’influencer virtuale, secondo un’analisi condotta da Meta avrebbe mostrato un aumento considerevole del numero di persone che hanno ricordato la campagna, oltre a ridurre i costi del 91% a persona. Infatti l’abbattimento dei costi potrebbe essere uno dei motivi che spingerebbero i brand a rivolgersi alle virtual influencer.

Quali criticità per le influencer AI

Una delle criticità riguarda la non trasparenza. Spesso nei profili di queste influencer non è menzionato il fatto che siano create con intelligenza artificiale, come invece fa Aitana, segnalando la cosa usando l’hashtag #aimodel. E non sarebbe neanche facile riconoscerle, come ammesso da Danae Mercer, content creator umana con oltre 2 milioni di follower, la quale ha dichiarato: “quello che mi fa impazzire è quanto sia difficile capire se sono fake”.

Tra le altre critiche che queste influencer hanno riportato riguarda il loro essere spesso iper-sessualizzate. La risposta dell’agenzia The Clueless non si è fatta attendere:

La sessualizzazione è prevalente con reali modelle e influencer e rispecchia semplicemente pratiche consolidate.

Spesso, però, non si riesce a distinguere una persona reale da un’altra creata virtualmente. Il solo innescare questo dubbio potrebbe attrarre l’attenzione dei follower ed essere utilizzato anche dalle influencer in carne e ossa per raggiungere una certa notorietà, non essendoci ancora una regolamentazione al riguardo.

Un ultimo aspetto da sottolineare riguarda la perfezione di alcune influencer AI che imporrebbero uno standard estetico “ancora più irraggiungibile di quello già promosso da tante influencer reali”, sottolinea Repubblica.

Leggi anche: L’AGCOM vara un nuovo regolamento dopo il caso Ferragni: cosa cambia per gli influencer?

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