Coronavirus Lazio, la variante brasiliana colpisce 1 su 5: “Resiste al vaccino”

Coronavirus, la variante brasiliana desta preoccupazioni per la sua maggiore resistenza al vaccino, ma la situazione sembra sotto controllo.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Coronavirus Lazio, nuovo allarme dall’Iss e dal Ministero della Salute: la variante brasiliana colpisce un positivo su cinque.

Tra le varianti, però, molto meglio quella inglese.

La situazione Coronavirus in Lazio

Secondo i dati riportati e diffusi dall’Iss, in Lazio a dominare è il ceppo inglese, presente ormai nel 78,5% del casi analizzati.

Tuttavia, colpendo un positivo su cinque e, secondo le stime dell’Iss e del Ministero della Salute insieme ai laboratori regionali e alla Fondazione Bruno Kessler, essendo all’origine del 20,5% dei casi, la variante brasiliana accende un nuovo allarme.

Anche nota come “la variante del centro Italia”, dopo l’Umbria, il Lazio è la regione in cui la variante è più diffusa e, pur facendo registrare nell’intero stivale solo il 4% dei casi, desta inquietudini.

Coronavirus, la variante brasiliana in Italia

Massimo Ciccozzi, professore ordinario di epidemiologia e statistica all’università Campus Biomedico, spiega:

La mutazione brasiliana è leggermente più resistente al vaccino.

al contrario della maggioranza dei ceppi inglesi e del virus ‘originario’. È un aspetto che va tenuto sotto controllo.

Tuttavia, non si dovrebbe temere un ulteriore espansione del virus. Lo stesso epidemiologo aggiunge:

Anzi, credo che i casi di questa mutazione diminuiranno, l’inglese è partita con un vantaggio iniziale, dovuto alla maggiore diffusione iniziale”. Le varianti, entrambe, sono più contagiose del 30%. “Avviene perché la mutazione nella proteina spike la rende più ‘avvolgentè nei confronti dei ricettori.

È come se il virus avesse più ‘presa’. Per questo la carica virale è generalmente più alta: ci sono più cellule infettate nell’organismo. Ed è per questo che si infettano più giovani. Non certo perché il virus sceglie una cellula piuttosto che un’altra, ma perché tendono ad essere meno attenti alle precauzioni.

Leggi anche:5 fattori genetici aggravano i pazienti Covid: la scoperta degli scienziati italiani contro il virus

Coronavirus, un ondata di positività

Oggi, abbiamo bisogno di positività, non quella da Coronavirus, ovviamente. L’indice Rt sta scendendo e, anche se è prematuro tirare un sospiro di sollievo, è anche giusto cercare di vedere il bicchiere mezzo pieno.

Enrico Di Rosa, direttore del Servizio igiene e sanità pubblica della Asl Roma1, chiarisce:

Dopo un’impennata di casi, dovuto probabilmente alla diffusione della varianti, l’Rt è tornato a 1.

è la dimostrazione che il sistema, tra tamponi, tracciamenti e quarantene, regge e riesce a contenere la diffusione del virus. Nel momenti più duri della seconda ondata il Lazio ha registrato Rt anche a 2/2.5″.

Ma attenzione. Rt 1 non vuol dire liberi tutti. Se l’Rt è 1 una persona positiva ne contagia in media un’altra, quindi i contagi non aumentano, ma non diminuiscono nemmeno.

Per vedere una diminuzione l’Rt deve scendere sotto quota 1.

Ancora pazienza e perseveranza quindi.

Leggi anche: Scoperto un composto naturale che intrappola il Covid: “Un’ulteriore terapia per trattare il virus”

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