Intelligenza artificiale agirà per la sicurezza sul lavoro: come funziona il progetto ENEA?

ENEA ha portato avanti una ricerca che svela l'uso dell'intelligenza artificiale in ambito della sicurezza sul lavoro: cosa è emerso?

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Con ENEA l’intelligenza artificiale si espande anche nel settore della sicurezza sul lavoro. Grazie ai numerosi impieghi delle nuove tecnologie digitali come ad esempio la robotica e la computer vision, L’AI può essere utilizzata in vari campi come la manutenzione delle infrastrutture tra cui porti e ferrovie e nei cantieri edili.

E questo è uno degli scopi che si prefigge ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile che grazie al suo ambizioso progetto ha implementato nuovi strumenti con l’AI per potenziare la sicurezza nei luoghi di lavoro.

Il progetto di ENEA

ENEA ha condotto una ricerca in due contesti lavorativi, ovvero in un’azienda che si occupa della lavorazione dei metalli e in una multinazionale farmaceutica. Pubblicata sulla rivista internazionale Journal of Industrial Information Integration, tale ricerca è stata portata avanti nell’ambito del progetto Human-Centred Safety Crowd-Sensitive Indicators, a cui hanno preso parte anche Sapienza Università di Roma, l’azienda Human Factors, l’università Everywhere Middlesex di Londra, e Inail che ha finanziato la quota italiana.

Nel caso dell’azienda che produce semilavorati in alluminio, ENEA ha studiato tutte le attività da monitorare per misurare la sicurezza sul lavoro dei dipendenti, mentre nell’azienda farmaceutica ha analizzato tutte le azioni da intraprendere per incrementare l’efficienza delle prestazioni lavorative.

Con quali strumenti è possibile migliorare la sicurezza sul lavoro secondo ENEA?

Antonio De Nicola, ricercatore del Laboratorio ENEA di Analisi e protezione delle infrastrutture critiche e coautore della ricerca insieme a Maria Luisa Villani, Francesco Costantino, Andrea Falegnami e Riccardo Patriarca di Sapienza Università di Roma, coadiuvato da Mark Sujan di Human Factors Everywhere e John Watt della Middlesex University, come riporta il sito ufficiale di ENEA, sostiene:

La metodologia e gli strumenti che abbiamo sviluppato sono pensati per garantire l’efficienza e la sicurezza nelle imprese moderne, laddove i processi produttivi prevedono l’interazione tra persone, strumentazione fisica e componenti tecnologiche, tra cui robot, droni, software e sensori.

Ci riferiamo sempre a sistemi cyber-socio-tecnici che cambieranno per sempre la prospettiva del lavoro, specialmente in questa fase della rivoluzione dell’ai.

Cosa ha portato alla luce la ricerca?

Il team di ENEA, Sapienza di Roma, Everywhere Middlesex e Human Factors ha individuato un nuovo indicatore per eliminare una particolare divergenza, ovvero quella tra il lavoro svolto dai lavoratori nei cantieri e fabbriche, il cosiddetto Work-As-Done, e le procedure formali, Work-As-Imagined.

Per stabilire questo indicatore è stato implementato un meccanismo automatizzato basato su questionari sottoposti ai lavoratori con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Ecco come ha spiegato questo gap De Nicola:

Spesso efficienza e sicurezza sono messi a rischio da questo disallineamento, perché i lavoratori possono cambiare, per necessità, e svolgere un progetto in modo diverso.

Ma molti di questi cambiamenti possono essere potenzialmente pericolosi se ci troviamo in una centrale elettrica o in un cantiere edile.

Questa diversità di prospettive, inoltre, può causare tensioni organizzative nell’intero sistema e portare a un basso livello di prestazione o, addirittura, a incidenti legati al mancato rispetto delle procedure di sicurezza.

Ecco perché si rivela necessario usare l’AI per poter comprendere come agire su questi parametri.

Leggi anche: Quali sono gli usi dell’intelligenza artificiale nella medicina? Dalle diagnosi al telemonitoraggio

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