Chiara Corbella sarà beata? Non curò il cancro per far nascere il bambino

La storia di Chiara Corbella, riportata alla ribalta dalla scelta del Comune di Roma, ha sollevato anche molte voci polemiche.

Asia Buconi
Asia Buconi
Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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Un omaggio a Chiara Corbella. Questo lo scopo di un’iniziativa del Comune di Roma, che vorrebbe dedicare alla donna una strada, una piazza o un giardino della Capitale per celebrare la sua storia di abnegazione e sacrificio.

Corbella, quando era incinta, rifiutò le cure contro il cancro per non compromettere la gravidanza. La sua storia risale a circa 11 anni fa: la giovane si è spenta infatti il 13 luglio 2012. E oggi, in vista dell’anniversario della sua dipartita, si è pensato di omaggiarla in questo modo.

Chiara Corbella, le due gravidanze fallite e l’arrivo della terza

Chiara Corbella, 28 anni, era sposata con Enrico Petrillo, conosciuto durante un pellegrinaggio a Medjugorje. Alla terza gravidanza, la donna ha scoperto di avere un tumore, una notizia tremenda, un vero e proprio accanimento del destino, visto che la giovane aveva già perso due bambini, nati con gravi malformazioni.

La prima gravidanza, nel 2008, era arrivata di ritorno dal viaggio di nozze. Ma l’ecografia aveva mostrato una grave malformazione del feto. La piccola, Maria Grazia Letizia, viene comunque alla luce ma muore mezz’ora dopo la nascita.

Qualche mese dopo, una nuova gravidanza. Anche il secondo bambino però, Davide Giovanni, nasce con una gravissima malformazione e muore dopo poco tempo. Poi, finalmente, la terza gravidanza. Questa volta il feto sembra stare bene. Ma i problemi arrivano per la madre.

Chiara Corbella, la terza gravidanza e il tumore

Chiara Corbella scopre di avere il tumore prima della nascita del bambino, che lei già chiama Francesco. Si procede così con la prima fase dell’intervento per asportare il cancro alla lingua proprio durante la gravidanza. Per la seconda parte dell’operazione occorre invece aspettare che il figlio sia nato. Per accelerare i tempi, il bambino sarebbe dovuto nascere prematuro, a sette mesi. Ma Chiara non vuole rischiare.

Per la maggior parte dei medici Francesco era solo un feto di sette mesi e quella che doveva essere salvata ero io – scriveva la donna sul suo diario – Ma io non avevo nessuna intenzione di mettere a rischio la vita di Francesco per delle statistiche per niente certe che mi volevano dimostrare che dovevo far nascere mio figlio prematuro per potermi operare”.

Chiara Corbella e il sacrificio per salvare suo figlio

Il piccolo Francesco viene alla luce il 30 maggio 2011. Appena quattro giorni dopo, Chiara Corbella si prepara alla seconda fase dell’intervento e comincia chemioterapia e radioterapia. Ma ormai è troppo tardi.

Il tumore ha infatti preso il sopravvento e curarlo è praticamente impossibile. La giovane è spirata qualche giorno dopo. Nel 2017, è stato avviato il processo di beatificazione e canonizzazione. Poi, oggi, la decisione del Campidoglio di intitolarle una strada.

Il motivo della scelta del Comune di Roma lo ha spiegato l’assessore Tobia Zevi, che ha detto: “Per salvare il suo terzo figlio Francesco, dopo averne persi già due in passato, Chiara Corbella decise di non curare il cancro che la stava colpendo per portare avanti la gravidanza. Una storia straziante, di una sofferenza indicibile. Scomparsa nel 2012, Roma le dedicherà un luogo della città per portare avanti la sua memoria”.

Chiara Corbella, dalla beatificazione all’intitolazione di una strada: è polemica

Ma la storia di Chiara Corbella, riportata alla ribalta dalla scelta del Comune di Roma, ha sollevato anche molte voci polemiche. Sui social si legge: “Questo assurdo egoismo è da far paura… ora che è inutile dall’altro mondo spero possa compiacersi di questa malsana scelta. Questa è follia… non maternità”.

Qualcun altro tuona: “Patriarcali! Senza parole. Mi fa rabbia tutto questo. Al patriarcato non serve un altro monumento”. E ancora chi la considera un pessimo esempio: “Non esortate come nel Medioevo le donne a sacrificare la vita per una gravidanza. Quando sarai sotto terra con i vermi, dimenticheranno presto il tuo sacrificio. Se devi curarti, abortisci che per i figli c’è sempre tempo e non è un dovere, e salvi prima la vita tua che hai diritto a vivere”.

Insomma: celebrare la scelta della 28enne con beatificazione e intitolazione di una strada è sembrato a molti un modo come un altro per celebrare modelli arcaici e patriarcali. L’interrogativo rimane: quello di Corbella è stato un atto di amore o una scelta illogica?

Leggi l’articolo: Roberto Vecchioni: “Ho capito che Dio esiste a 80 anni. Mio figlio? Lo sento dentro di me”

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Classe 1998, romana. Laureata in Scienze politiche e relazioni internazionali, ama l’attualità e la letteratura, ma la sua passione più grande è la sociologia, soprattutto se applicata a tematiche attuali. Nel tempo libero divora film e serie tv.
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