Chi sono i tre attivisti di Ultima Generazione che hanno imbrattato Palazzo Madama

Scopriamo chi sono gli attivisti di Ultima Generazione che negli ultimi mesi stanno ottenendo sempre più notorietà e risonanza.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Ieri, 2 gennaio, sono stati fermati tre attivisti accusati di aver imbrattato la facciata di Palazzo Madama, sede del Senato a Roma. Si tratta di Laura, Davide e Alessandro, rispettivamente di 26, 23 e 21 anni, appartenenti a Ultima Generazione, campagna italiana di disobbedienza civile nonviolenta.

Per il momento non è stata presa nessuna misura cautelare nei loro confronti e Ultima Generazione fa sapere che il processo si terrà il 12 maggio 2023 e che, nonostante la disapprovazione unanime da parte della politica, continuerà a mobilitarsi con azioni di disobbedienza non violenta.

Il gesto va ad aggiungersi ai tanti altri svolti in questi mesi, volti ad attirare l’attenzione sulla crisi climatica.

Chi sono gli attivisti di Ultima Generazione e cosa chiedono

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Gli attivisti di Ultima Generazione praticano azioni di disobbedienza civile nonviolenta, e non agiscono collaborando con chi investe in combustibili fossili, come può essere per loro il Governo.

La campagna è attiva dal 2021 e unisce cittadini e cittadine preoccupati per il futuro proprio e di chi verrà dopo di loro. Le due principali richieste che fanno al Governo sono:

  • interrompere la riapertura delle centrali a carbone dismesse e cancellare il progetto di nuove trivellazioni per l’estrazione di gas naturale
  • incremento di energia solare ed eolica di almeno 20GW e creare migliaia di nuovi posti di lavoro nell’energia rinnovabile.

Ultima Generazione: il commento di Laura e Davide

Ecco quanto dichiarato dall’attivista Laura dopo aver imbrattato il Senato:

Ho scelto e continuerò a scegliere di compiere azioni di disobbedienza civile nonviolenta perché sono disperata.

Ovunque guardi vedo dissociazione, negazione, alienazione rispetto alla crisi climatica.

Poi sottolinea il peso delle decisioni legislative e del Governo specificando perché le azioni di protesta sono rivolte anche alle sedi istituzionali:

È, di conseguenza, proprio al governo e alle istituzioni che rivolgiamo la nostra rabbia di protesta.

La perseveranza all’inazione climatica è ormai da riconoscere come volontà delle élite politiche ed economiche di scegliere deliberatamente di condannare buona parte della popolazione globale a siccità, carestie, guerre e morte. Dobbiamo riconoscere le loro responsabilità e le loro colpe.

Sulla stessa linea l’attivista Davide: “Infrangendo delle leggi e creando del disagio, sto semplicemente resistendo a questo governo e sto facendo il mio dovere in quest’epoca di estrema importanza per l’umanità tutta. Spesso piango e ci sto male, perché per farlo devo sacrificare parte della mia vita e della mia libertà. Ma non potrei fare altrimenti”.

Leggi anche: Jet privati e il clima: un binomio catastrofico

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Michela Sacchetti
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