Le scuse dell’ex presidente brasiliano Lula a Napolitano: “Avrei dovuto estradare Cesare Battisti”

L'ex presidente brasiliano ha inviato le sue scuse al nostro ex presidente della Repubblica "compagno Napolitano", per aver creduto nell'innocenza di Cesare Battisti.

Tommaso Panza
Tommaso Panza
Salentino, classe 1993. Una laurea in mediazione linguistica. Fondazione Basso(Roma). Amante della lettura e del cinema, in particolare delle opere che raccontano spaccati di realtà. Deciso sin da piccolo a diventare un giornalista.
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Cesare Battisti. Questa è la questione su cui è tornato a parlare l’ex presidente del Brasile Luis Inácio Lula da Silva nel corso di un intervista rilasciata al Tg2 Post, dicendosi “dispiaciuto per aver creduto all’ex militante” dei Proletari Armati per il Comunismo, reo confesso dopo la sua estradizione in Italia nel 2019. “Gli ho creduto, avevo torto”. E prosegue:

Chiedo scusa al popolo italiano, credevo che non fosse colpevole ma dopo la sua confessione posso solo scusarmi.

Mi sono sbagliato.

Lula si è definito amareggiato da una vicenda per cui tanti sono rimasti sorpresi.

Cesare Battisti, il Brasile fu rifugio per la sua latitanza

Cesare Battisti: il Brasile rifugio per la sua latitanza

Battisti arrivò in Brasile nel 2004, dopo aver trascorso un periodo di latitanza in Francia, esattamente un anno dopo dall’inizio del primo mandato di Lula da presidente del Brasile.

Viveva all’estero dal 1981, anno in cui era evaso dal carcere di Frosinone in Italia per sfuggire prima al proprio processo. Le condanne che successivamente subirà, saranno in contumacia, a due ergastoli per aver partecipato alle azioni dei Proletari armati per il comunismo, tra cui quattro omicidi.

Nel 2007 venne arrestato a Copacabana, ma nel 2010 gli venne accordato dall’allora presidente Lula lo status di rifugiato politico: il ministro della giustizia brasiliano, Tarso Genro, disse che in Italia l’incolumità di Cesare Battisti era in pericolo per via delle sue idee politiche.

Le tappe della fuga trentennale di Cesare Battisti prima dell’estradizione del 2019

Le tappe della fuga trentennale di Cesare Battisti prima dell'estradizione del 2019

Cesare Battisti, ex terrorista dei Proletari Armati per il Comunismo e con il tempo diventato un noto scrittore, soprattutto in Francia, per i suoi libri noir, ha sempre sostenuto la sua innocenza fino al 2019, che ha lui stesso confutato ammettendo i delitti e gli omicidi di cui era stato protagonista tra il 1978 e 1979.

Il 25 marzo 2019 ammette per la prima volta la sua colpevolezza, chiedendo inoltre scusa alle famiglie delle vittime e dichiarando:

Mai stato vittima di ingiustizie. Ho preso in giro tutti quelli che mi hanno aiutato. Ad alcuni di loro non c’è stato neanche bisogno di mentire.

Arrestato per fatti legati alla lotta armata che scandì gli anni ’70 del secolo scorso in Italia, l’ex militante riuscì a evadere dal carcere di Frosinone nel 1980 dopo essere stato condannato a 12 anni.

Da li la fuga in Francia, poi in Messico, Brasile e di nuovo in Francia dove restò a lungo come rifugiato approfittando della dottrina Mitterrand che negava l’estradizione per motivi politici.

La sua lunga latitanza si è conclusa il 12 gennaio del 2019 a Santa Cruz de la Sierra, in Bolivia, dove è arrestato dagli agenti boliviani e successivamente consegnato agli uomini dell’Antiterrorismo italiani giunti sul posto. 

Viene trasferito due giorni dopo a Fiumicino e rinchiuso poi direttamente nel carcere di Oristano. 

Deve scontare l’ergastolo, commutato in 30 anni di carcere, per due omicidi commessi personalmente e altri due a cui partecipò in modo in diretto. La cancellazione del carcere a vita è stata la condizione posta dal Brasile, dove aveva ottenuto la cittadinanza, per concedere la sua estradizione.

Lula non concesse l’estradizione di Cesare Battisti nel 2010: “Chiedo scusa al compagno Napolitano e al popolo italiano”

Lula non concesse l'estradizione di Cesare Battisti nel 2010: "chiedo scusa al compagno Napolitano e al popolo italiano"

Fu proprio Lula, nel 2010, ad avere l’ultima parola sul futuro di Cesare Battisti. Il caso dell’estremista rosso finì davanti al Tribunale Superiore Federale del Brasile per discutere della richiesta di estradizione arrivata dall’Italia.

I giudici brasiliani si divisero e affidarono a Lula la decisione finale l’allora premier brasiliano firmò la sentenza che respingeva la richiesta d’estradizione e di fatti donò la liberta a Cesare Battisti concedendogli il diritto di asilo e quindi l’impossibilità di essere estradato. Lula ha infatti indirizzato le sua scuse direttamente al mio compagno Giorgio Napolitano e a tutto il popolo italiano.

Va aggiunto che Cesare Battisti fosse ampiamente sostenuto da una forte campagna mediatica da una grandissima movimentazione di opinione pubblica che sosteneva la sua innocenza.

Cesare Battisti è a lungo riuscito a sfuggire alle sue responsabilità e a ingannare per più di 30 anni gli intellettuali, i politici, gli scrittori che lo proteggevano. Ma è stato lui stesso, una volta chiuso in cella in Italia, nel 2019, ad ammettere davanti ai giudici che i fatti di cui era accusato erano veri.

Brasile, Lula: “Mi ricandido alle presidenziali del 2022”

Lula: "mi ricandido alle presidenziali del 2022"

Nell’intervista al Tg2 Post il leader della sinistra brasiliana annuncia la sua intenzione di ricandidarsi alle prossime presidenziali del 2022:

Se sarò in salute e se i partiti progressisti lo riterranno, mi ricandiderò.

Lo aveva già accennato all’inizio di marzo in seguito all’annullamento della condanna a 12 anni di carcere per corruzione passiva e riciclaggio di denaro.

Lula è uscito pulito da tutte le inchieste che lo riguardano. Il giudice che aveva istruito il suo processo, Sergio Moro è stato accusato di imparzialità poiché aveva pesantemente interferito nelle indagini suggerendo i pubblici ministeri come e dove trovare le prove a sostegno dell’accusa.

Chiosa finale, non manca la stilettata all’attuale presidente del Brasile Jair Bolsonaro, Lula nell’intervista lo definisce un genocida. L’esponente dell’estrema destra è considerato da Lula un irresponsabile per come gestisce la pandemia:

Quattro mila morti al giorno sono un numero inaccettabile.

Leggi anche: Bolsonaro indagato dall’Aia per genocidio dei popoli nativi del Brasile

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