Caso dossieraggio, il procuratore Giovanni Melillo: “Si tratta di un piano organizzato”

Novità sul caso dossieraggio, cosa ha rivelato ieri il procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo?

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Novità sul caso dossieraggio. Il procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, è stato ascoltato nella giornata di ieri in commissione parlamentare antimafia e ha rivelato che ci sarebbe un mercato di notizie private e che Pasquale Striano, il primo indagato nel caso, non abbia agito da solo: “Tali azioni mi paiono difficilmente compatibili con la logica della deviazione individuale e ci sono molti elementi che confliggano con l’idea di un’azione concepita e organizzata da un singolo ufficiale ipoteticamente infedele. Uno dei punti centrali della procura di Perugia sarà comprendere la figura e il sistema di relazioni di Striano“.

A sostenere questa tesi e anche di un filone ‘segreto’ nell’inchiesta condotta dalla Procura di Perugia è “Il Fatto Quotidiano”, secondo cui Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione che sarà ascoltato oggi in audizione dal Copasir, potrebbe rivelare altri dettagli in merito a tale questione.

Oltre a Pasquale Striano sono al momento indagati tre giornalisti del quotidiano “Domani” e altri cinque cronisti, ma le altre persone coinvolte potrebbero non essere legate al mondo dell’informazione.

Cos’altro ha sostenuto il procuratore Giovanni Melillo in commissione sul caso dossieraggio?

Il procuratore nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, è stato audito ieri dal Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, e, secondo la sua opinione, vi sarebbe una debolezza delle reti informatiche, soprattutto in quelle deputate alle informazioni per l’amministrazione della giustizia: “Si tratta di una mia valutazione personale, ma non mi riferisco solo agli attacchi interni o esterni a dati riservati, ma anche per l’oggettiva sproporzione tra la dimensione digitale della criminalità e la capacità di contrasto del nostro sistema. Da tempo ritengo impossibile indagare efficacemente contro il terrorismo senza governare adeguatamente la dimensione cibernetica“.

Ha, però, assicurato che le banche dati consultate dalla Direzione Distrettuale Antimafia non siano un ‘buco nero’, ma strumenti fondamentali per “valutare la pienezza e dell’effettività delle indagini di ciascun magistrato delle Procure distrettuali“: “Ho una discreta esperienza anche come vittima di autentici dossieraggi abusivi come quelli ritrovati negli archivi paralleli della sede Sismi, affidati a Pio Pompa nel 2006. La nostra banca dati non è un buco nero e si ritrova un ridotto numero delle Sos (Segnalazioni di Operazioni Sospette) generate nel sistema finanziario e trasmesse dall’unità di informazione finanziaria”.

Il piano d’azione del procuratore Giovanni Melillo

Per il procuratore Melillo è ora necessario “valutare l’adeguatezza degli strumenti per la tutela del segreto”. Questa azione dovrebbe essere messa subito in atto per prendere “consapevolezza della serietà estrema dei rischi che gravano sull’immagine di trasparenza, correttezza e affidabilità di tutte le istituzioni che gestiscono informazioni riservate”. Ma non solo, infatti, sempre secondo il procuratore Melillo questo intervento servirà ad analizzare e valutare l’efficacia degli “attuali strumenti legislativi tecnologici e gli assetti della pubblica amministrazione per assicurare la tutela del segreto d’ufficio e investigativo”.

Inoltre, sarà più che mai prioritario proteggere la sicurezza di tutta la Repubblica e le persone coinvolte da un eventuale e futuro uso abusivo delle informazioni riservate raccolte.

Leggi anche: Caso dossieraggio, arriva la risposta della politica: Da Giorgia Meloni a Elly Schlein

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