Come funziona il business dei panettoni solidali e perché diffidarne

Nella corsa agli acquisti natalizi si fanno sempre più strada i doni solidali. Ma siamo sicuri che parte del ricavato andrà realmente in beneficenza? Come orientarci al riguardo?

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Business dei panettoni solidali. Le feste natalizie sono un’ottima occasione per unire l’utile al dilettevole: fare degli acquisti, ad esempio, accompagnando il tutto con delle azioni di beneficenza.

Una delle cose che non può mancare sulle tavole degli italiani per festeggiare il Natale è proprio il panettone, al centro delle polemiche in questi giorni per il caso del pandoro solidale Pink Christmas di Balocco-Ferragni, sanzionato dall’Antitrust con una multa da 1,4 milioni per “pratiche commerciali scorrette”. Queste ultime si riferiscono alla comunicazione che lasciava intendere vi fosse una correlazione tra acquisto e donazioni, quando in realtà non c’era.

Purtroppo situazioni di questo tipo, che apparentemente uniscono il marketing alla beneficenza, ma in realtà nascondono ben altro, sono più diffuse di quanto si pensi.

Cos’è il business dei panettoni solidali

Business dei panettoni solidali perché non ci si può fidare _

Quando a Natale si acquista un panettone, facendo anche un’opera di beneficenza, il prezzo può aumentare anche di tre quattro volte il prezzo tradizionale di listino. Si parla di business dei panettoni solidali nel caso in cui un produttore si accorda con un’associazione benefica in modo che una parte del ricavato vada al non profit.

Spesso, però, non è chiara la percentuale che andrà in beneficenza, e sta proprio lì il problema. Lo dimostra il caso Ferragni, nelle cui etichette dei panettoni non era chiarito questo aspetto.

Panettoni solidali: il caso Balocco-Ferragni

Il problema riguardante la vendita dei panettoni Pink Christmas griffato Ferragni riguarda proprio l’aver lasciato intendere che parte del ricavato sarebbe andato in beneficenza, come per il cachet di Sanremo. Il manager della Balocco temendo di incorrere nel rischio di “pubblicità ingannevole”, qualora nella comunicazione potesse sembrare vi fosse un legame tra le vendite e la donazione, scriveva così al team Ferragni:

Non avendo compreso che il dettaglio della donazione sarebbe stato oggetto del contratto, non ci siamo pronunciati prima se non dopo vostro stimolo.

Ecco perché ne è derivata una certa “limitazione” che siamo certi, riusciremo a superare.

In realtà, come riconosce l’Antitrust, Balocco avrebbe effettivamente donato 50 mila euro all’Ospedale Regina Margherita però ben prima del lancio dei panettoni, anche se a livello di comunicazione sarebbe passato tutt’altro.

Quando nella comunicazione non è chiaro o specificato come verrà utilizzato il guadagno, e le eventuali percentuali, occorre prestare maggior attenzione e decidere di acquistare solo se si ha la certezza della beneficenza, senza lasciarsi ingannare dal nome del brand, anche se questo è noto.

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