Black Mirror: ora puoi scegliere tu il finale ma è solo un’illusione

Alessandro Isidoro Re
Alessandro Isidoro Re
Alessandro Isidoro Re. Classe 1990, "Umanista 4.0", è autore e redattore per Triwù, società di comunicazione scientifica, dove si occupa di tecnologia e filosofia. Scrive online su riviste tra cui Linkiesta, Il Tascabile, L’indiscreto e Quaderni d’Altri tempi. È Presidente fondatore dell’associazione CON.CRE.TO., impegnata nell’organizzazione di eventi culturali e interdisciplinari nella città di Milano.
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Ne parlano tutti, non ci esimiamo. Black Mirror ha inaugurato la nuova epica “stagione” della serie tv interattiva, dove, come in un riesumato libro- gioco, sei tu, spettatore, a poter scegliere al posto del protagonista, avanzando così nel dedalo della storia a tuo piacimento. Questo è un naturale evolversi dell’intrattenimento domestico, dato che il consumatore vuole sempre più contenuti on demand. E vince anche il produttore: poiché lo stesso singolo episodio da un’ora circa può essere così rivisto più e più e più volte… anche se, va detto, Bandersnatch (l’episodio in questione) ha il precipuo obiettivo di comunicarci che la tanto agognata libertà di scelta – lasciando stare per ora il libero arbitrio – è soltanto una chimera.

L’on demand è una catena di diamanti

L’on demand è una catena di diamanti, ma pur sempre una catena. Non siamo noi a scegliere, ma siamo soltanto illusi di poter scegliere abbagliati dalla quantità delle opzioni disponibili. Streaming of Conscousness: come la colluvie di contenuti su Netflix ci illude di una finta libertà, così l’interattività dell’episodio di Black Mirror ci fa credere (inizialmente) di essere noi il deus ex machina che muove le leve della trama. Ma più contenuti consumiamo, più proseguiamo e ci addentriamo nella storia, più diventiamo consapevoli che anche noi, come il protagonista della vicenda, siamo solo un “toy”, una marionetta tra le tante…

Il libero arbitrio non esiste

Il tanto decantato libero arbitrio di cui si comporrebbe questo film interattivo, non esiste. Punto. C’è solo l’illusione di una libera e ampia scelta, così come accade quando entriamo nella home page di Netflix. Ma in entrambi casi, siamo delle marionette telecomandate da algoritmi, che si basano sui nostri gusti, che a loro volta dipendono dalla nostra bolla, e di conseguenza dalla nostra cultura, e a ritroso dalla nostra estrazione sociale.

Gli influencer, burattini nelle mani dei loro followers

Netflix ha poi cercato di aggiustare un po’ il tiro, spostando il gioco interattivo dallo schermo alla “realtà”: il 16 Gennaio 2019, attraverso le stories del suo profilo Instagram, permette ai suoi followers di usare per un giorno una persona in carne e ossa, prendendo decisioni al posto suo. Ma lo schermo rimane, e anche la sensazione di “posticcio”. Perché, suvvia, che cosa sono infine gli influencer se non burattini nelle mani dei loro seguaci…? Insomma Liberi no. Però, che figata. di Alessandro Isidoro Re

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