Chi è l’innocente Beniamino Zuncheddu, scarcerato dopo 33 anni: “Chi mi restituisce la vita?”

Beniamino Zuncheddu torna a casa dopo oltre 32 anni: "Per me è la fine di un incubo. Non provo rancore per chi mi ha accusato, ma ora mi godo la libertà".

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Beniamino Zuncheddu è finalmente tornato a casa. Accusato ingiustamente di triplice omicidio per la strage del Sinnai in Sardegna avvenuta nel 1991, che non ha mai compiuto, aveva solo 26 anni il giovanissimo pastore di Burcei quando è finito in carcere.

Ma dopo oltre 32 anni, al termine del processo di revisione, i giudici della IV sezione della corte d’appello di Roma lo hanno assolto con formula piena. “È la fine di un incubo”, ha commentato Beniamino Zuncheddu, dopo essere finalmente libero grazie alla difesa del legale Mauro Trogu. Nonostante la vicenda giudiziaria che lo ha coinvolto a Porta a porta da Bruno Vespa ha dichiarato di non provare rancore per chi lo ha accusato.

Il caso di Beniamino Zuncheddu

Beniamino Zuncheddu è stato accusato di un triplice omicidio in cui hanno perso la vita tre pastori nell’ovile di Cuile is Coccus a Sinnai, in un comune vicino a Cagliari. L’unico sopravvissuto alla strage, Luigi Pinna, ha subito puntato il dito contro di lui e ha sempre affermato di averlo riconosciuto solo in una foto segnaletica, un dettaglio troppo scarno per poter decretare la colpevolezza di un possibile imputato.

L’unico modo che Beniamino aveva per tirarsi fuori dal carcere, incriminato solo sulla base di una testimonianza oculare e dopo aver fornito un alibi preciso confermato da una sua amica, era dire la verità, ma il pastore è sempre stato fermo sulle sue posizioni: In carcere mi dicevano sempre, ‘Se ti ravvedi ti diamo la libertà’. Ma non ho mai voluto, perché non c’entro niente. Perché mi dovrei ravvedere se non ho fatto nulla?”

La difesa dell’avvocato Mauro Trogu

Mauro Trogu è il legale di Beniamino Zuncheddu, chiamato da sua sorella Augusta che ha sempre creduto nella sua innocenza. Il difensore, all’inizio, non riteneva plausibile la versione dei Zuncheddu, ma dopo aver letto gli atti del primo processo e volendo scavare più a fondo, ha dato il via a una precisa indagine come ha affermato a “Il Dubbio”:

Abbiamo deciso di fare un sopralluogo, durante il quale ci siamo resi conto che il testimone aveva mentito.

Ricostruendo le condizioni di buio che erano presenti all’epoca, ci siamo messi nelle reciproche posizioni dello sparatore e del testimone e ci siamo resi conto che il testimone non poteva assolutamente aver visto ciò che raccontava di aver visto.

Ci siamo avvalsi, a quel punto, di un ulteriore consulente, Mario Matteucci, colonnello dei carabinieri esperto di ricostruzione di scena del crimine, che in quel periodo aveva acquisito uno scanner 3D, e ha ricostruito dal punto di vista dinamico e balistico gli omicidi.

Da lui, un’ulteriore conferma.

Il testimone non aveva potuto vedere nulla.

In seguito a ciò, Mauro Trogu ha presentato una denuncia per far riaprire le indagini e nuove intercettazioni, grazie al suo intervento, hanno portato a delle prove schiaccianti sulla falsità di Pinna, incalzato a mentire da un poliziotto. Dopo anni e anni dello sconto di pena, Beniamino Zuncheddu si trovava in regime di semilibertà nel carcere di Uta e ha continuato Trogu, che ha cercato in ogni modo di provare la sua innocenza:

Quando sono andato a trovarlo ero convinto di andare a trovare un triplice omicida.

Ma poi ho capito che avevano detto la verità.

Conoscendo Beniamino mi sono reso conto che era così.

Non ci sono aggettivi per lui. Mite, tranquillo, pacifico e senza rancore.

Preferiva morire in galera piuttosto che dire una bugia.

Cosa ha rivelato Beniamino Zuncheddu a Porta a Porta?

Intervistato da Bruno Vespa ecco cosa ha rivelato Beniamino Zuncheddu ormai libero e assolto per la strage di Sinnai: “In carcere non si vive, si sopravvive, giorno per giorno. La fede mi ha aiutato, pregavo tutti i giorni”. E a proposito di Pinna ha confessato: “Anche lui è una povera vittima, non una ma due volte. Il poliziotto invece lo saprà lui, nella sua coscienza come è andata. Ma il mio perdono, sì, per me sì c’è, ormai il passato è passato”.

Zuncheddu è stato accolto da poco nel suo paese e nonostante la festa organizzata dal sindaco e dai suoi compaesani ha preferito rimanere a casa: “Non ce l’ho fatta, ho preferito dormire. Nel mio letto si dorme in modo diverso, giustamente”.

Leggi anche: Patrick Zaki è stato graziato dal presidente egiziano Al Sisi: “Non dovrà tornare in carcere”

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