Nuove professionalità richieste per i Beni culturali: “C’è bisogno di competenze innovative e traversali”

Risultato dello studio della Fondazione scuola beni attività culturali sul sistema del lavoro per la gestione del patrimonio culturale: servono nuovi profili.

Asia Solfanelli
Asia Solfanelli
Intraprendente e instancabile penna, poliglotta, appassionata lettrice e avida viaggiatrice. Sviscerata amante del cinema. E ultimo, ma non per importanza, eterna studiosa, perché non si finisce mai d’imparare.
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Beni culturali, non si tratta solo di tutela e conservazione del patrimonio. Una ricerca condotta dalla Fondazione scuola beni attività culturali sul sistema lavoro nell’ambito della gestione dell’eredità culturale fa emergere con chiarezza la necessità di nuovi profili. Scopriamo quali.

Quali sono i nuovi profili richiesti nell’ambito dei beni culturali?

Quali sono i nuovi profili richiesti nell'ambito dei beni culturali?

Giovedì 18 febbraio, online sul sito fad.fondazionescuolapatrimonio.it, la Fondazione scuola beni attività culturali ha presentato i risultati di un’indagine che, considerando diversi luoghi di cultura, musei, aree archeologiche, monumenti/complessi monumentali, biblioteche e archivi, puntava a delineare le figure professionali esistenti così come quelle mancanti.

Le ultime, in particolare, includono non solo il responsabile dei servizi educativi, quello della comunicazione, del marketing e del fundraising, ma anche il registrar, il professionista impegnato nella gestione del sistema dei prestiti di opere d’arte.

Alessandra Vittorini, direttore della Fondazione, chiosa:

La ricerca evidenzia con forza il fabbisogno di competenze innovative e traversali nel settore dei beni culturali. Si tratta di un tema per noi strategico.

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Alla cultura il valore e l’impegno che merita

Ai beni culturali il valore e l'impegno che meritano.

Attraverso interviste realizzate in ben 916 luoghi della cultura, di cui 512 musei, 53 aree e parchi archeologici, 133 monumenti, 134 biblioteche, 84 archivi, il 51% gestiti dagli enti locali, il 20% dal ministero dei Beni culturali e il 29% da altri soggetti pubblici e privati, lo studio della Fondazione ha lo scopo di fornire un quadro dell’attuale situazione dell’organico nell’ambito dei beni culturali, nella convinzione che il settore debba essere ulteriormente valorizzato con l’attenzione e l’impegno che merita.

Tra le figure esistenti e operative nel settore e quelle invece mancanti esiste uno scarto che, dai complessi monumentali fino ai musei, le biblioteche e i parchi archeologi, cresce notevolmente per divenire consistente quando si prendono in considerazione gli archivi.

Il nostro patrimonio culturale e la sua conservazione, tutela e promozione hanno bisogno di alti e diversificati profili tanto quanto gli altri settori della nostra economia.

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