Arianna, nipote di Andrea Camilleri: “Ero diventata i suoi occhi. Lui dettava, io scrivevo”

Arianna Mortelliti ricorda suo nonno Andrea: "Il sabato era il nostro giorno. Scriveva filastrocche per me e io nell’ultimo periodo scrivevo per lui".

Ilaria De Santis
Ilaria De Santis
Classe 1998. Esperta in Editoria e scrittura, è molto attenta ai dettagli, scrive poesie e canzoni ed è appassionata di musica, serie TV e sceneggiatura. “In tristitia hilaris, in hilaritate tristis”.
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Un nonno amorevole. Un nonno “vigile, eppure mai assillante, sempre vicino ma senza interferire, lasciando libertà, con massima cura e altrettanta discrezione, amato per una vita”. Andrea Camilleri lo ricorda così Arianna Mortelliti in un’intervista al “Corriere della Sera”, sua nipote, presentandolo anche in un’altra veste diversa da quella dello scrittore, sceneggiatore e autore teatrale. Nel suo ultimo periodo Camilleri aveva perso la vista, ma è stato affiancato da Arianna nella scrittura del suo “ultimo sforzo letterario”, L’autodifesa di Caino. Era la sua più grande confidente, amica ed editor personale, rimanendo sempre al suo fianco nello studio di Roma:

Non insegnavo ancora Scienze nei licei e stavo sempre accanto a nonno, insieme al computer, scrivendo il monologo che sperava di portare in teatro.

Arianna Mortelliti: “Corregevamo insieme, ci divertivamo”

Da Vigata a Roma. Immersi nei ricordi delle serate siciliane con la musica, tra la statua di Pirandello e Montalbano, e a cena della trattoria del loro amico Enzo Sacco tra i profumi delle specialità locali. Arianna racconta come il nonno le abbia trasmesso l’amore per la sua terra, e infatti “fra quei vicoli mi sembra di esserci nata, anche se vivo da sempre a Roma”. Ed è proprio qui che il loro rapporto, già molto stretto, si è intensificato:

Sono stata i suoi occhi. Ma anche le sue mani.

Lui dettava, io battevo sui tasti al computer, poi leggevo a voce alta, correggevamo insieme, rileggevo… Diventando sempre più amici.

Un’esperienza che mi ha legato ancora di più al mio meraviglioso nonno.

Le idee, uno dei punti di forza di Camilleri, anche nel matrimonio con la nonna, Rosetta Dello Siesto:

Sessanta anni insieme. Io cerco di capire come si fa.

Ho studiato gli ingredienti La comunicazione e la comprensione.

Si scambiavano tante idee e prevaleva sempre il rispetto della libertà dell’altro.

Senza rinunciare alla loro vita individuale, persone pronte a completarsi.

Arianna Mortelliti e quella recente scoperta: “Ha scritto per me”

Recentemente, durante un trasloco, Arianna Mortelliti ha trovato un vero “tesoro”, di quel nonno che non mancava occasione di viziare la sua nipotina, in qualunque occasione:

Ho trovato un suo libricino del 1994, che si chiama Storie per Arianna. Ci sono della filastrocche molto divertenti. Le stesse che mi raccontava, che ha scritto per me. Esiste solo per me. Un tesoro.

Il sabato era il nostro giorno. Sapevo di trovarlo all’uscita della scuola sempre seduto sulla panchina.

Pronto a comprarmi le patatine al formaggio prima di andare a tavola, anche se mia madre glielo ha sempre vietato.

Ma era una monelleria concessa dal nonno che mi viziava di nascosto.

Arianna, che oggi ha 36 anni, svela il suo ricordo preferito legato a lui:

Lui faceva il riposino pomeridiano. Vizio che ho ereditato.

Già da piccola alle 15.30 lo svegliavo con il caffè. Mi lasciava il fondo di zucchero.

Con un cucchiaino lo assaporavo e lui cominciava a raccontare di gnomi, animali, personaggi di invenzione.

Il romanzo dedicato al nonno Andrea

Arianna ha da poco pubblicato Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni, ma non è un libro di cucina, come si potrebbe dedurre dal titolo:

La trama trae ispirazione, ovviamente, da nonno Andrea, durante il mese del coma.

Il protagonista del romanzo è un vecchio signore che sta per un mese in corsia, in ospedale.

Visitato a turno da parenti e amici, pronti a raccontare sé stessi davanti a chi forse non ascolta più o, forse, percepisce ancora.

Un intreccio di dialoghi, di storie con un finale a sorpresa.

Per un mese tutti gli sono stati accanto, “a scrutare l’accenno di un sorriso, una palpebra che si schiude”. E poi, quel nonno che tanto amava, con cui si sono sostenuti a vicenda, viene a mancare. E qual è la cura migliore se non la passione che le ha trasmesso nonno Andrea, la scrittura:

Ci ho messo un anno a riprendermi. E un anno dopo mi sono fatta aiutare dalla fantasia per capire.

Leggi anche: Un anno senza Camilleri: il suo addio al pubblico con “Riccardino”

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