Arianna, 49 anni, licenziata dopo il trapianto: “Non è giusto, voglio ancora lavorare”

“Ho aspettato una vita per quest’operazione – racconta Arianna- e speravo di risvegliarmi dal coma avendo davanti una vita migliore, invece ho scoperto di essere stata licenziata”.

Elza Coculo
Elza Coculo
Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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Licenziata dopo il trapianto che le ha salvato la vita. È questa la storia di Arianna Cimino, 49 anni, affetta da fibrosi cistica, una malattia genetica grave che colpisce soprattutto l’apparato respiratorio e quello digerente.

Dopo anni di attesa per Arianna è finalmente arrivato il momento delle cure, un trapianto bipolmonare che le avrebbe restituito una nuova vita. O così sperava lei, prima di scoprire, al risveglio dal coma, di essere stata licenziata durante il periodo di malattia dalla cooperativa per la quale lavorava da oltre vent’anni. Ha raccontato la signora al Corriere:

Ho aspettato una vita per quest’operazione e speravo di risvegliarmi dal coma avendo davanti una vita migliore. Invece ho scoperto di essere stata licenziata con altri 12 colleghi disabili.

Ora mi ritrovo senza lavoro, senza reddito e con tante spese da affrontare in questo delicato momento di convalescenza.

Licenziata dopo il trapianto che le ha salvato la vita, la storia di Arianna Cimino

La storia di Arianna racconta un doloroso spaccato delle faticose politiche sociali in Italia. Malata di fibrosi cistica, dipendente da oltre 21 anni per una cooperativa sociale che si occupa di inclusione, Arianna perde il lavoro di seguito alle crisi economica dettata dal Covid.

La lettera di licenziamento arriva durante il coma di Arianna ed è la sorella, al suo risveglio, a doverle comunicare la brutta notizia, in un momento così delicato della sua vita.

La risposta dell’azienda

L’azienda dal canto suo si dice dispiaciuta e delusa dallo stato italiano. Racconta Gianmarco Nebbiai, uno dei responsabili della cooperativa:

Siamo molto provati ed è molto doloroso essere raccontati come persone e lavoratori che discriminano i disabili, con cui lavoriamo ogni giorno.

Nella cooperativa, infatti, lavorano circa 200 persone con svantaggi fisici o psichici “ma è la nostra forza e lavoriamo bene” segue Nebbiai. Ma spiega:

Noi di a-Capo siamo una cooperativa sociale di tipo B, ovvero un’impresa a tutti gli effetti. Dobbiamo avere all’interno almeno il 30% di lavoratori appartenenti a categoria svantaggiate e non abbiamo sovvenzioni. Ma con i disabili lavoriamo da sempre, oltre il 70% dei nostri soci e lavoratori lo sono.

Per noi è stata una decisione molto difficile e capiamo che anche per lei (Arianna) aspettare i tempi della giustizia è molto complicato – ha dichiarato il responsabile – ma prima di avviare il licenziamento abbiamo chiesto aiuto agli assessorati competenti di Regione e Comune, senza avere alcuna risposta.

Licenziata dopo il trapianto, Arianna: “Non è giusto, voglio ancora lavorare”

arianna cimino licenziata dopo il trapianto

Arianna Cimino conosce bene l’azienda per cui ha lavorato ben ventun’anni, occupandosi soprattutto del servizio accettazione e nel centralino in diversi ospedali romani, ma non può accettare questa situazione. Ha raccontato la signora al Corriere:

Il 6 maggio scorso c’è stato il tentativo di conciliazione, ma abbiamo rifiutato perché ci hanno proposto quattro mensilità senza reintegro. Non è giusto, io voglio ancora lavorare e poi non saprei come altro mantenermi.

Ho chiesto di ridarmi la mia quota sociale perché in questo momento ne ho bisogno, ma mi hanno detto che non hanno soldi…

Però hanno vinto tante nuove commesse, dal call center 060606 fino a molti servizi nell’area Covid, come la prenotazione dei tamponi.

Di conseguenza, la signora Arianna ha deciso di impugnare il licenziamento, e con lei gli altri lavoratori di a-Capo, tutti con fragilità. Ora sarà il Tribunale del lavoro di Roma a decidere il da farsi, ma non prima del gennaio 2022.

L’azienda si dice dispiaciuta, ma non si poteva fare di più. Ha dichiarato il responsabile:

Nell’estate del 2019 abbiamo perso circa l’80% delle commesse. La nostra struttura si è dovuta molto asciugare, a fine del 2019 sono uscite 140 persone.

Abbiamo fatto tutti gli sforzi possibili per cercare di mantenere quelli più in difficoltà, trasformando le loro mansioni, adattandole alle loro mutate condizioni fisiche, dematerializzando i documenti, organizzando laboratori sociali. Insomma, abbiamo fatto tutto quello che potevamo per tenerli con noi il più possibile.

Nonostante tutte le spiegazioni della coop, rimane il fatto che Arianna, licenziata dopo il trapianto, sta affrontando un duro periodo di convalescenza, reso ancor più difficile, oltre che da una salute ancora precaria, dalla perdita del lavoro e quindi dalla mancanza di risorse economiche per sostenersi.

L’azienda si è rivolta alle istituzioni affinché queste possano ricollocare i lavoratori al più presto, ma come dichiarato dallo stesso Gianmarco Nebbiai, per ora tutto tace.

Leggi anche: L’Italia con la pandemia perde 1.9 milioni di posti di lavoro: le previsioni per il 2021

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Elza Coculo, 30 anni, di adozione romana. Lettrice appassionata con formazione in Studi italiani. Laureata in Editoria e Scrittura. Redattrice per Il Digitale. Amo scrivere di attualità e cultura eco-sostenibile.
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