L’ambiente nell’ordinamento italiano: partecipazione popolare e accordi internazionali

La parola ambiente nell'ambito dell'ordinamento italiano è stata introdotta nel testo costituzionale solo nel 2001. Restano problemi da risolvere su un percorso di salvaguardia già avviato.

Domenico Di Sarno
Domenico Di Sarno
Informatico e politologo laureato con Lode. amante dei libri di ogni genere perché fortemente convinto che la cultura sia come il cibo, ne serve ogni giorno per nutrire la mente. Appassionato di storia e diritto costituzionale.
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Nell’ordinamento italiano la tutela dell’ambiente è affidata agli articoli 9 e 117 della Costituzione. Il primo riconosce alla Repubblica il dovere di tutelare il paesaggio e il patrimonio artistico e storico della nazione; il secondo definisce l’ambiente come materia trasversale, cioè di competenza di enti locali e statali.

La parola ambiente è stata introdotta nel dettato costituzionale con la legge Costituzionale n.3 del 2001. Negli ultimi anni il dibattito sulla questione ambientale era diventato oggetto di studio per costituzionalisti e teorici della democrazia dal momento che le decisioni in materia di ambiente sono regolamentate, in modo pressoché analogo ad altre decisioni di tipo amministrativo.

Occorre precisare, a tal proposito, che i procedimenti amministrativi risentono, in larga parte, della legge 241 del 7 agosto 1990 in materia di procedimenti amministrativi. Secondo la moderna scuola di pensiero, l’amministrazione, nello Stato sociale di diritto, ha assunto un ruolo qualitativamente crescente, come base del processo decisionale attraverso il quale lo Stato risponde ai bisogni della società ed è per questo motivo che il cittadino è considerato al contempo homo politicus e homo administrativus.

L’ambiente nell’ordinamento italiano, la governance ambientale

Al di là della retorica, che è oggetto di studio per politologi e costituzionalisti, occorre considerare le varie indicazioni a livello normativo che hanno consentito, e tuttora consentono, l’esistenza di una governance ambientale. Ma cosa è la governance ambientale? Si tratta, secondo gli studiosi di politologia e sociologia, di un oggetto opaco che si oppone al concetto di government.

Infatti, quest’ultimo, è basato su un modello esclusivamente istituzionale dell’azione pubblica mentre, la governance, estende la partecipazione al processo decisionale a una pluralità di attori sia pubblici che privati, consentendo cooperazione e interazione. È chiaro, da questo punto di vista, che non è possibile garantire il completamento di questo processo senza una flessibilità degli schemi e delle procedure decisionali. 

L’ambiente nell’ordinamento italiano, il ministero dell’ambiente e la legge quadro

Anche se la parola ambiente è apparsa in costituzione soltanto dopo la novella del 2001, le leggi per la tutela dell’ambiente esistevano già prima. La legge 349 del 1986 aveva istituito il Ministero dell’Ambiente e la legge 394 del 1991 era stata emanata come legge quadro sulle aree protette. Attualmente, in ambito di pianificazione territoriale, i parchi nazionali adottano dei piani che hanno la priorità su altri tipi di piano.

Questo significa che i comuni che adottano un piano urbanistico non possono, nella autonomia delle loro decisioni, contrastare con le decisioni che vengono prese in forza al piano del parco. Si può, quindi, capire quanto sia importante per l’ordinamento italiano la tutela dell’ambiente. In realtà, questo tipo di legislazione non fa altro che recepire e applicare le direttive 90/313 della CEE la 2003/4 in materia di accesso del pubblico all’informazione ambientale.

L’ambiente nell’ordinamento italiano, le convenzioni internazionali

Esistono poi numerose convenzioni e accordi internazionali per garantire la tutela dell’ambiente e la partecipazione dei cittadini. Una delle più importanti è la convenzione di Aarhus del 25 giugno 1998 che impegnava i paesi firmatari, tra i quali l’Italia, a garantire l’accesso alla giustizia ambientale a tutti i cittadini. Sulla stessa scia altri accordi internazionali successivi come la famosa Agenda 21. Altri paesi europei avevano già una forte tradizione partecipativa come ad esempio la Francia paese nel quale le debact public è indispensabile per decidere su opere che hanno un impatto ambientale.

L’ambiente nell’ordinamento italiano, il codice dell’ambiente

In Italia un tentativo, parzialmente riuscito, di regolamentare e garantire questo procedimento risale al decreto legislativo 152 del 3 aprile 2006 noto come codice dell’ambiente. Tale codice ha cercato di mettere ordine, sulla base di una legge delega del Parlamento al Governo, nella vasta e frammentata legislazione in materia ambientale. Il risultato è stato un codice in sei parti con un’ipertrofia normativa è una inadempienza parziale alla legge delega che, vincolava il governo, a riordinare anche la gestione delle aree protette.

Secondo il giurista e amministrativista Fonderico non si tratterebbe quindi di un codice perché ridondante e neppure di un testo unico in materia ambientale in quanto mancano alcune caratteristiche come ad esempio la riconoscibilità delle disposizioni di provenienza. Infine, occorre precisare che il codice è stato oggetto di interventi normativi successivi dal momento che, nella sua versione originale, mancavano totalmente anche i principi generali.

Leggi anche: Cos’è l’immunità parlamentare e come funziona nell’ordinamento italiano ed europeo

L’ambiente nell’ordinamento italiano, i propositi della partecipazione popolare

Se giuristi e costituzionalisti possono trovare materia per le loro considerazioni, d’altro canto, è pur vero che, progressivamente, il procedimento amministrativo che si occupa di materia ambientale ha consentito la partecipazione dei privati, in forma singola e associata, ai processi decisionali.

Si è trattato sicuramente di un adeguamento dell’ordinamento italiano, prettamente garantista, alle modifiche imposte dall’ondata liberista che ha invaso l’Europa e il mondo intero a partire dagli Anni ’80 del Novecento. Occorre, in definitiva, augurarsi che la partecipazione popolare sia accompagnata da una forte sensibilizzazione e da una matura sensibilità di cittadini privati e organizzazioni nei confronti della tutela ambientale e che, questa partecipazione possa consentire di salvaguardare quell’unico ambiente che è a nostra disposizione.

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