Alzheimer: la molecola che può bloccare la malattia è una scoperta italiana

L'Alzheimer è una malattia che colpisce gli anziani e per cui fino ad oggi non vi erano cure adeguate, ma con la nuova scoperta qualcosa potrebbe cambiare.

Michela Sacchetti
Michela Sacchetti
Intuitiva, con un occhio attento alla realtà e alla sua evoluzione, attraverso una lente di irrinunciabile positività. Vede sempre nella difficoltà un’occasione preziosa per migliorarsi da cogliere con entusiasmo.
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Dei ricercatori italiani avrebbero creato una molecola capace di inibire l’accumulo delle placche beta amiloide e il danno sinaptico in topi con Alzheimer murino, presi come modello per testare la cura.

Si tratta di una molecola sperimentale che va somministrata precocemente, per via intranasale, in modo da proteggere dalla malattia i soggetti predisposti.

Lo studio è stato pubblicato su Molecular Psychiatry, rivista del gruppo Nature.

Alzheimer: una luce in fondo al tunnel della malattia

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La scoperta della molecola che eviterebbe l’insorgere e lo scatenarsi dell’Alzheimer è stata fatta da ricercatori italiani della Fondazione Istituto Neurologico “Carlo Besta”, in collaborazione con i colleghi dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano.

La molecola scoperta eviterebbe l’accumulo della beta amiloide nel cervello, che è alla base dello sviluppo della malattia.

Si tratta di un passo avanti deciso nella lotta contro questa malattia che attualmente interessa circa 50 milioni di persone nel mondo, oltre 1 milione in Italia, e si stima che siano destinate a diventare 2 milioni e 300 mila entro il 2050.

Fino ad ora non ha terapie valide tali da combatterla ma grazie a questo piccolo peptide si potrebbe giungere a un farmaco rivoluzionario in grado di prevenire l’Alzheimer.

Il parere degli scienziati che hanno scoperto la cura contro l’Alzheimer

I professori del team di ricerca, Tagliavini e Di Fede, riguardo alla scoperta hanno così dichiarato all’Ansa:

Gli esperimenti hanno dimostrato che la somministrazione per via intranasale del peptide, in una fase precoce della malattia, è efficace nel proteggere le sinapsi dagli effetti neurotossici della beta amiloide oltre che nell’inibire la formazione di aggregati della stessa proteina, responsabili di gran parte dei danni cerebrali nell’Alzheimer, e nel rallentare il deposito della beta amiloide sotto forma di placche nel cervello.

Effetti collaterali e costi

E riguardo ai possibili effetti collaterali gli scienziati hanno detto:

Inoltre, il trattamento sembrerebbe non indurre eventi collaterali che derivano da un’anomala attivazione del sistema immunitario, riscontrati in altre potenziali terapie per l’Alzheimer. Questi effetti multipli costituiscono pertanto una combinazione apparentemente vincente nell’ostacolare lo sviluppo della malattia nei topi.

Il professor Mario Salmona, biochimico presso l’Istituto Mario Negri e coautore dello studio ha sottolineato un ulteriore vantaggio della molecola:

Gli ulteriori vantaggi di questa strategia riguardano i bassi costi di produzione del piccolo peptide, in confronto agli elevatissimi costi di altri approcci terapeutici potenziali per l’Alzheimer come gli anticorpi monoclonali, la semplicità e la scarsa invasività del trattamento per via intranasale, peraltro già usato con successo per altre categorie di farmaci.

Leggi anche: Tumore dell’endometrio: approvato monoclonale che risveglia sistema immunitario

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